Sciopero benzina e terremoto, l’ACI risponde alle polemiche
Sticchi Damiani: «Siamo sempre vicini alle popolazioni colpite da calamità»

Una conseguenza dell’aumento dell’accise di 2 centesimi per l’aiuto alle popolazioni colpite dal terremoto in Emilia è stata l’aspra polemica nata in seguito alla decisione dell’ACI di proclamare lo sciopero della benzina. In teoria il prossimo 6 giugno si invitavano i guidatori a non rifornire in nessuna circostanza, così da convincere le compagnie ad abbassare i prezzi. Ora, però, che parte del costo della benzina andrebbe in Emilia, qualcuno ha criticato la decisione dell’ACI di andare avanti con lo sciopero, per quanto l’Automobile Club non sia un sindacato e perciò i guidatori sono sempre liberi di fare ciò che meglio credono. Possiamo però dire che il consiglio è rimasto, ma l’ACI non ha alcuna intenzione di passare come un’ente “insensibile” di fronte alla tragedia emiliana.
«È infondata l’ipotesi secondo la quale ACI si oppone all’idea di aiutare le popolazioni colpite dal sisma – ha dichiarato il presidente dell’Automobile Club d’Italia, Angelo Sticchi Damiani – perché siamo sempre vicini alle popolazioni colpite da calamità naturali, con tutti gli uomini, i mezzi e il know-how di cui disponiamo. Stiamo attivando una task force di soccorso per la rimozione delle auto distrutte oltreché un centro mobile di servizi di pratiche automobilistiche. Il nostro obiettivo è quello di opporci ad una tassazione che ha raggiunto, da tempo, livelli insostenibili, che colpisce soprattutto le fasce sociali più deboli e i lavoratori e che rischia di mettere in ginocchio il comparto auto, con conseguenze drammatiche per l’occupazione e l’economia italiana.»
«La benzina – ha continuato – è il prodotto più tassato in assoluto: circa il 60% del prezzo alla pompa è fatto di tasse e di tasse sulle tasse (l’IVA sulle accise). Gli automobilisti italiani pagano ancora accise per la guerra in Abissinia (1935), la crisi del canale di Suez (1956), la tragedia del Vajont (1963), l’alluvione di Firenze (1966) e i terremoti in Belice (1968), Friuli (1976) e Irpinia (1980). E’ ora di dire basta e tassare le ricchezze, non le povertà. L’auto è un limone dal quale non si può più spremere neanche una goccia. Per ora, malgrado il crollo dei consumi, il gettito continua ad aumentare, ma se non si farà qualcosa per bloccare questa emorragia, presto anche l’Erario ne risentirà e la tassazione, oltre che soffocante e iniqua, si rivelerà addirittura dannosa per le casse dello Stato.»
Foto: Roberto Gimmi via Flickr