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Manutenzione stradale in Italia: metà della segnaletica è fuori legge

Non sono solo gli automobilisti indisciplinati e i pirati della strada a causare incidenti e vittime sulle strade ma anche la segnaletica, spesso insufficiente, deteriorata, poco visibile o incomprensibile. Secondo il rapporto dell’ANEIS (Associazione nazionale esperti infortunistica stradale), in Italia la metà dei cartelli sarebbe fuori legge, con il 60% dei sinistri causati proprio dalla segnaletica e dalla scarsa manutenzione della rete stradale.

Anche se i dati ISTAT pongono in cima alla lista delle cause degli incidenti stradali distrazione, indecisione ed eccesso di velocità, la miriade di cartelli inadeguati sparsi sul nostro territorio contribuiscono pesantemente ad aumentarne il numero. Nonostante gli oltre 12 milioni di cartelli stradali presenti in Italia, le indicazioni risultano essere spesso sbagliate o fuorvianti, oltre al fatto che la qualità stessa dei cartelli è decisamente peggiorata  – l’ultimo dato risale al 2007, nel confronto con lo stato della segnaletica nel 1998.

La somma necessaria per mettere a norma tutti i segnali stradali si aggira tra i 2,5 e i 3,5 miliardi di euro, secondo i dati del SIIV – Società italiana di infrastrutture varie -: una cifra decisamente importante ma altrettanto insignificante se si pensa che potrebbe salvare molte vite umane.

E nonostante l’Ente proprietario della strada su cui avviene l’incidente sia sempre responsabile nel caso in cui la causa sia da riferirsi a scarsa manutenzione del manto stradale o inadeguatezza e deterioramento della segnaletica, “l’incidente, tuttavia, deve avere le connotazioni della imprevedibilità. Ad esempio, per un incidente causato da una buca sulla strada si viene risarciti solo se si prova che non era visibile ed era oltretutto imprevedibile, in caso contrario l’automobilista avrebbe dovuto individuarla ed evitarla”, precisa il Presidente  di ANEIS Luigi Cipriano.

“Mentre per quanto riguarda i cartelli stradali posti in modo errato, la responsabilità resta sempre dell’Ente, purché si riesca a fornire la prova che non sempre è possibile”, ha concluso Cipriano.