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Dieselgate: l’EPA punta il dito anche contro il 3.0 TDI V6, ma Volkswagen smentisce

Non sembra volersi fermare l’onda lunga dello scandalo Dieselgate. L’EPA, ovvero l’ente per la protezione ambientale statunitense, ha infatti ufficialmente puntato il dito anche contro i motori 3.0 TDI V6 commercializzati sul suolo americano. Secondo il comunicato ufficiale dell’ente, infatti, su alcuni veicoli prodotti dal 2014 sarebbero stati trovati dei dispositivi irregolari che avrebbero portato ad una contraffazione dei risultati nei controlli standard sulle emissioni di elementi nocivi delle auto. In parole povere, sono le stesse accuse mosse nei confronti del quattro cilindri 2.0 TDI. Secondo l’EPA i valori sarebbero superiori di ben 9 volte a quanto consentito dalla legislazione del Clean Air Act.

Si tratterebbe, se fosse vero, di un brutto colpo per Volkswagen, dato che il 3.0 TDI V6 è montato negli USA su diversi modelli, tra cui anche la Porsche Cayenne Diesel, che fino ad oggi era rimasta fuori dallo scandalo. Sarebbero coinvolti anche diversi modelli di alta gamma di Audi e la Touareg.

Il Gruppo di Wolfsburg, però, non ci sta. Se all’inizio dello scandalo ha ammesso quasi subito le sue responsabilità, questa volta ha voluto affermare a chiare lettere la propria innocenza. In un comunicato stampa di risposta la casa tedesca ha ribadito come nessuna funzione software illegale fosse presente sui 3.0 TDI V6 e che nessuna caratteristica di emissione è stata alterata in maniera illegale. Volkswagen ha naturalmente sottolineato la propria disponibilità nel collaborare con l’EPA per chiarire ed eventualmente cancellare questa accusa. Nei prossimi giorni si vedrà e dovremo o meno aggiungere un nuovo capitolo alla vicenda Dieselgate.

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