Auto elettrica, la transizione mette a rischio 120mila posti di lavoro nell’automotive italiano
Bonora auspica il cambio di rotta del nuovo Governo: "Ora una sterzata verso il buon senso"
La questione dell’impatto sociale, in particolar modo sui livelli occupazionali, è una delle preoccupazioni maggiori quando si parla di transizione elettrica del settore automobilistico italiano.
Una preoccupazione che cresce alla luce dei dati emersi da uno studio condotto da EStà, onlus no profit che si occupa di sostenibilità ed economia, che parla di 120.000 posti di lavoro a rischio in Italia con il passaggio all’elettrico, quasi raddoppiando la stima di oltre 70.000 calcolata qualche tempo fa da fonti Anfia.
Cresce dunque l’allarme sulla tenuta del sistema occupazionale dell’industria automobilistica italiana, come ha sottolineato anche Pierluigi Bonora, giornalista e fondatore di Forum Automotive, condividendo la preoccupazione sollevata da Rocco Palombella, segretario generale del sindacato UILM, che ha rimarcato come “la mancanza di determinazione e consapevolezza dei governi italiani che si sono avvicendati negli ultimi anni, in quanto la transizione ecologica non si fa dall’oggi al domani, non sarà indolore e le risorse messe a disposizione non saranno sufficienti”.
Dal motore endotermico a quello elettrico si dimezza il numero di componenti
Il settore dell’auto, che sarà quello più impattato dalla transizione ecologica con il passaggio dal motore endotermico a quello elettrico, rischia di essere inghiottito in una crisi senza precedenti. L’attenta ricerca di EStà sottolinea gli effetti della riduzione della componentistica nei due tipi di motore: 7.000 componenti nel motore termico contro 3.500/4.000 in quello elettrico. Da ciò deriva che il 40-45% dei lavoratori italiani del settore auto, circa 120.000, saranno interessati direttamente dal passaggio all’elettrico. Quasi la metà di questi, circa 59.000, avranno bisogno di corsi di aggiornamento per essere ricollocati, possibilmente all’interno del medesimo settore nel quale lavorano oggi. Sono invece almeno 52.000 i lavoratori che avranno la necessità di riqualificare le proprie competenze per occupare una figura professionale tutta nuova, anche fuori dal comparto di riferimento. Ci sono infine circa 9.000 addetti attesi da un percorso formativo finalizzato all’aggiornamento del proprio profilo professionale.
Bonora: “Auspichiamo sterzata verso il buon senso da parte del nuovo Governo”
Anche alla luce di questo nuovo studio, Bonora si auspica che il nuovo Governo in via di formazione possa dare subito un segnale di svolta e cambiamento, da lanciare anche verso Bruxelles, perseguendo l’equilibrio tra la sostenibilità “green” e quella sociale. “I tempi sono strettissimi, – sottolinea Bonora – ma il coraggio di dare una sterzata in direzione del buon senso e contro la maledetta ideologia che ha dominato in tutti i questi anni, può risultare determinante. Un’azione del genere rappresenterebbe un esempio per gli altri Paesi dell’UE e, soprattutto, un segnale contrario forte a una Commissione europea totalmente allo sbando”.
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