Incidenti stradali, sms e selfie ne moltiplicano il rischio

Il 20,1% degli scontri è provocato da distrazioni dovute all’uso dello smartphone

Per reprimere il fenomeno, servirebbero nuovi mezzi, tipo i varchi per accertare a distanza se il cellulare di chi guida si aggancia a una cella. Velocità eccessiva, alcol, droga possono essere controllati con il tutor e i test, mentre non si può fare ancora nulla contro la distrazione provocata dalla tecnologia
Incidenti stradali, sms e selfie ne moltiplicano il rischio

Incidenti stradali – Se da una parte le vetture più sicure, grazie all’evoluzione della tecnologia, riducono il rischio di incidente, gli sms ed i selfie ne moltiplicano il rischio. Gli sms sono la prima causa di decessi al volante. Spesso chi è al volante fa altro, come, ad esempio, installare il navigatore, guardare la tv sull’ipad, leggere ibook, giocare col computer, caricare il lettore mp3, ricevere e mandare sms, parlare al cellulare, attività che abbassano il livello di attenzione moltiplicando i pericoli.

Secondo i dati Aci e Istat relativi all’ultimo anno, il 20,1% degli scontri è provocato da distrazioni dovute all’uso dello smartphone. I guidatori più imprudenti sono quelli del Nord, con 42% dei conducenti che guida con un occhio sullo smartphone, contro il 29,3% del Centro e il 28,5% di del Sud. Ad auto lanciata, i due secondi necessari a leggere un messaggio ricevuto sul telefonino equivalgono a una trentina di metri senza guardare la strada, con rischio di tamponare un’altra vettura o di investire un pedone. E se per mandare un messaggio ci vogliono circa 10 secondi, il conducente perde di vista la strada per un tratto di 300 metri, in cui può succedere di tutto.

Oggi siamo a 3400 morti all’anno sulle strade e in base agli obiettivi europei si dovrà scendere a duemila entro il 2020, ma sarà difficile se ancora il 12,4% dei guidatori viene sorpreso mentre guida con il telefonino in mano oppure se un giovane su 4 ammette di scattarsi selfie, chattare e navigare al volante. 181 mila incidenti nel 2014, ovvero la prima causa di morte e di invalidità permanente sotto i 40 anni, con un costo sociale pari al 2% cento del Pil.

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