L’Italia vuole rinviare lo stop ai motori diesel e benzina dal 2035: ecco il piano

L'Italia chiederà il rinvio dello stop ai motori diesel e benzina dal 2035

L’Italia vuole rinviare lo stop ai motori diesel e benzina dal 2035: ecco il piano

L’Italia ha avanzato una proposta per allentare le restrizioni europee su auto diesel e benzina, ponendola come la prima di una serie di iniziative per promuovere una transizione ecologica più equa dal punto di vista industriale. Il governo intende sfruttare il rinnovo della Commissione Europea per portare avanti questa battaglia, con l’obiettivo di bilanciare le esigenze ambientali con quelle del settore produttivo.

L’Italia chiederà il rinvio dello stop ai motori diesel e benzina dal 2035

Il documento, che sarà presentato lunedì dal ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, a Confindustria e alle principali associazioni imprenditoriali e sindacati, mira principalmente a anticipare la clausola di revisione prevista dal nuovo regolamento UE sulla riduzione delle emissioni di CO2, che entrerà in vigore nel 2026. Questo approccio ha l’obiettivo di garantire una transizione più graduale e sostenibile per il settore automobilistico.

In quel caso, il governo potrà sollecitare un rinvio dello stop alle auto termiche, previsto attualmente per il 2035. Se non si raggiungesse un consenso a livello europeo per modificare questa scadenza, l’esecutivo italiano propone di creare un Fondo europeo di compensazione per sostenere produttori e consumatori di fronte ai costi legati alla transizione ecologica.

Il regolamento, pubblicato lo scorso anno, prevede una riduzione del 100% delle emissioni di CO2 per nuove auto e veicoli commerciali leggeri entro il 2035, di fatto bloccando l’immatricolazione di modelli con motori endotermici. Dopo lunghi negoziati, è stato stabilito che nel 2026 la Commissione dovrà riesaminare l’efficacia e l’impatto di questo regolamento, presentando al Parlamento europeo e al Consiglio una relazione basata su relazioni biennali.

“Il processo del Green Deal prevede una clausola di revisione entro la fine del 2026, ma chiunque conosca il sistema produttivo sa che gli investimenti si fanno solo se c’è certezza”, ha dichiarato Urso. Ha avvertito che senza adeguate risorse e investimenti pubblici, l’industria automobilistica europea rischia il collasso. “Chiedo di anticipare questa decisione — ha aggiunto — perché se lasciamo l’incertezza fino al 2026, potremmo assistere a proteste e scioperi simili a quelli degli agricoltori, mettendo a rischio l’industria.”

Urso ha sottolineato la necessità di rivedere il processo e la tempistica per raggiungere la sostenibilità ambientale in Europa. Ha proposto un sostegno robusto per l’industria attraverso risorse pubbliche europee, suggerendo un piano simile al PNRR per l’automotive, e ha affermato che la tempistica deve essere in linea con la sostenibilità economica, produttiva e sociale del Paese.

Ha aggiunto che oggi, lunedì 23 settembre, il piano sarà presentato “ai sindacati e alle associazioni imprenditoriali”. Si tratta di “una proposta italiana molto saggia”, che consiste nell’anticipare di due anni l’esame della clausola di revisione prevista nel regolamento sui veicoli leggeri, originariamente programmato per la fine del 2026.

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