Mobilità a idrogeno, una visione strategica per creare la rete italiana di stazioni di rifornimento: il report di H2IT
L'associazione italiana idrogeno avanza le sue proposte per raggiungere gli obiettivi Ue sulla riduzione di emissioni
Mentre si discute del possibile stop in Europa ai motori endotermici dal 2035 puntando tutto sull’elettrico, da più parti si fanno sempre più insistenti le voci di coloro che invocano la neutralità tecnologica, aprendo ad alimentazioni alternative all’elettrico. Tra queste, oltre ai tanto citati biocarburanti ed e-fuels, c’è anche l’idrogeno che può fornire un contributo importante per raggiungere l’obiettivo ambientale fissato dall’Ue: ridurre del 55% le emissioni di CO2 entro il 2030 e azzerarle entro il 2050.
Il report di H2IT, l’associazione italiana idrogeno
Ma come stanno le cose in Italia oggi in termini di infrastrutture per la mobilità a idrogeno? Su questo fronte, il nostro Paese ha da poco mosso i primi passi, con l’approvazione da parte del MiT di 36 progetti di stazioni di rifornimento a idrogeno sul territorio nazionale, per un investimento totale di 103,5 milioni di euro. Un quadro più ampio della situazione attuale ce lo fornisce però il report “Sviluppo di Stazioni di rifornimento idrogeno – Barriere normative e scenari di implementazione“ redatto e diffuso da H2IT, l’associazione italiana idrogeno, che rappresenta grandi, medie e piccole imprese, centri di ricerca e università che lavorano nel settore.
Italia a rincorrere in Europa, ma i fondi del Pnrr sono un’opportunità per recuperare terreno
In uno scenario nel quale negli ultimi anni il numero dei mezzi di trasporto alimentati ad idrogeno è cresciuto sia nel trasporto stradale che ferroviario, mentre a livello globale spiccano Corea del Sud e Giappone, in Europa nel 2021 si è registrato un +22% di immatricolazioni di veicoli idrogeni rispetto al 2020, crescita trainata in particolare da Germania (+70%), Paesi Bassi e Svizzera.
In Italia, un po’ come per l’elettrico, la mancanza di una rete di stazioni di rifornimento adeguata ha limitato fortemente la crescita del mercato. Per questo, all’interno dei 3,64 miliardi previsti per la filiera a idrogeno nel Pnrr, 530 milioni di euro sono destinati alla costruzione di stazioni per il trasporto stradale (230 milioni, 40 stazioni) e ferroviario (300 milioni per 10 stazioni). Relativamente al trasporto stradale pesante, l’obiettivo del Mise è rendere il 2% delle flotta nazionale di camion a lungo raggio alimentato a idrogeno al 2030.
L’associazione H2IT, sottolinea come oltre agli investimenti pubblici e privati da parte delle aziende, per spingere la mobilità a idrogeno serve anche un quadro normativo chiaro e incoraggiante, a partire dalla capillarità delle stazioni di rifornimento (distanza di 100 km tra una stazione e l’altra) sui corridoi strategici, che incentivi le aziende, comprese le Case auto, a puntare sul settore. Serve dunque chiarezza e meno burocrazia per ottenere tempistiche autorizzative più brevi e far partire i progetti.
Le proposte di H2IT
Alla luce di queste considerazioni H2IT avanza un serie di proposte ritenute utili a sfruttare al meglio l’opportunità della mobilità a idrogeno nel nostro Paese: allineare e integrare la cornice normativa italiana con quella europea, ispirandosi alle best practice dei Paesi più all’avanguardia; rivedere il decreto del 23 ottobre 2018, per rendere omogenea e chiara la normativa su tutto il territorio e sbloccare gli investimenti privati; rivedere le disposizioni che riguardano le taglie delle stazioni di rifornimento, prevedendo anche stazioni modulari che permettano di adattarsi ad aumenti futuri della richiesta di idrogeno; consentire sinergie tra il rifornimento autostradale e quello stradale/locale in una logica multipurpose e multifuel, inserendo il rifornimento di idrogeno all’interno di una stazione che offre più carburanti aggregando in un unico luogo più servizi; posizionare strategicamente sul territorio nazionale le stazioni di rifornimento a idrogeno, tenendo conto sia dei corridoi strategici per l’economia italiana sia puntando prioritariamente sulle zone dove è più facile si sviluppi prima una condizione favorevole del mercato.
Le parole di Luigi Crema, presidente del Comitato Scientifico di H2IT
“La necessità di puntare anche sull’idrogeno, in modo complementare con le altre fonti alternative, è stata messa nero su bianco dalle istituzioni europee ed italiane – ha dichiarato Luigi Crema, presidente del Comitato Scientifico di H2IT. – La recente pubblicazione del bando sulle stazioni di rifornimento del PNRR da parte del MIT e la relativa assegnazione dei fondi per 36 stazioni è un passo fondamentale per sviluppare il primo nucleo di rete infrastrutturale, ma deve essere il primo di più passi inseriti in una cornice strategica. Altrimenti, il rischio è, da una parte, quello di perdere ulteriore terreno dai Paesi che hanno già avviato questo percorso, dall’altra, di scoraggiare o vanificare gli investimenti delle aziende attive su questi progetti. Il tavolo di lavoro che ha realizzato lo studio, composto da esperti provenienti dal mondo accademico e aziendale, è concorde nell’indicare come prioritario il sostegno alla realizzazione di un buon numero di stazioni di rifornimento entro il 2026, che facciano poi da volano per il raggiungimento degli obiettivi al 2030. Per farlo, è necessario perseguire con convinzione la linea di investimenti, impostare una visione strategica che coinvolga anche gli attori della filiera e avviare un’opera di semplificazione del percorso autorizzativo e normativo in linea con lo spirito del PNRR. Un percorso che darebbe anche un orizzonte certo agli investitori industriali e finanziari e concorrerebbe allo sviluppo e al consolidamento di una filiera italiana dell’idrogeno”.
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