Peugeot: nel 1996 presentava la concept Asphalte
Peugeot negli anni '90 ha sfornato una serie di concept incredibili e che ancora oggi si fanno ricordare
Nel 1996, i giovani sognavano di mettersi al volante di una Peugeot 106 nelle sue versioni più vivaci, ma il costruttore francese decise di alzare notevolmente la posta con la Peugeot Asphalte. Il nome della concept car presentata al Salone di Parigi nel 1996 è emblematico: “Asphalte” richiama immediatamente l’asfalto delle strade e delle piste, un invito ad affrontarlo con una vettura dall’anima pura ed essenziale. Questo modello, che sembra una fusione tra un’auto e una moto, è pensato per chi vuole semplicemente vivere l’esperienza della guida.
Al Salone di Parigi del 1996 il debutto della concept Peugeot Asphalte
Nel 1996 Peugeot aveva già una visione chiara di quello che poteva essere il futuro del settore con questa due posti dalle linee minimali, dotata di un assetto estremamente ribassato e un peso di soli 580 chilogrammi. Grazie a questo, il motore 1.6 da 90 CV, derivato dalla 106 dell’epoca e abbinato a un cambio automatico a tre marce, permetteva alla Peugeot Asphalte di raggiungere quasi 200 km/h, con una prestazione fluida e continua, simile a quella di uno scooter ad alte prestazioni.
Nel 1996, è stato il design frontale della Peugeot Asphalte a catturare l’immaginazione degli appassionati: i fari triangolari e la griglia anteriore, che sembra un ghigno minaccioso, esprimono un’aggressività senza precedenti, tanto da diventare un elemento distintivo che ha influenzato tutta la produzione successiva di Peugeot, a partire dalla 206.
Nonostante il suo aspetto aggressivo e minimalista, la Peugeot Asphalte non era affatto priva di comfort e raffinatezza. La carrozzeria è stata progettata con cura aerodinamica, con una protezione per il posto del passeggero; il telaio in fibra di carbonio includeva un roll bar fisso e uno retrattile, anticipando soluzioni che saranno adottate in seguito su modelli come la 206 CC e la 307 CC.
Ma l’aspetto più innovativo si trovava nell’asse posteriore: qui la carreggiata era notevolmente più stretta e le ruote posteriori, montate a campanatura invertita, erano così ravvicinate che l’auto sembrava quasi un triciclo. Questa scelta ottimizzava l’aerodinamica, riduceva il peso e offriva una dinamica di guida unica, garantendo un’esperienza su strada eccezionalmente divertente.
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