Sciopero benzinai confermato per il 25 e 26 gennaio: le revisioni del governo al decreto non convincono i gestori
Le associazioni di categoria: "Disponibili a revocarlo fino all'ultimo minuto"
Lo sciopero dei benzinai fissato per il 25 e 25 gennaio è confermato. Non è stato trovato l’accordo tra le parti al tavolo che si è tenuto questa mattina al ministero delle Imprese e del Made in Italy con il ministro Adolfo Urso.
Una fumata nera che ha portato le associazioni dei gestori, Faib Confersecenti, Figisc Confcommercio e Fegica, a confermare lo stop di due giorni, che include anche i self service, dopo un incontro ritenuto deludente dai gestori che però dichiarano comunque di essere sempre pronti a fare un passo indietro: “Fino all’ultimo minuto siamo disponibili a trovare una quadra, ma ora non si riesce”.
Il nodo dell’esposizione del prezzo medio regionale
Tra gli aspetti cardine del decreto trasparenza che non permettono una convergenza tra le parti c’è la questione dell’esposizione dei cartelloni relativi al prezzo medio regionale. Per superare tale ostacolo, le associazioni di categoria dei gestori avevano proposto una soluzione alternativa, un’app o un QR Code che consente all’automobilista di conoscere il prezzo medio regionale direttamente sul proprio telefonino, in sostituzione all’obbligo di esporre il cartello con il prezzo medio regionale. Un indicazione che il governo ha parzialmente raccolto, prevedendo l’istituzione di un app del Ministero gratuita, che però non sostituisce l’obbligo di esposizione del prezzo medio che dunque rimane nel decreto attuativo del provvedimento.
Le modifiche al decreto trasparenza: sanzioni significativamente ridotte
Tuttavia il governo ha messo mano al decreto trasparenza introducendo una serie di modifiche, con l’obbligo di comunicazione che diventa settimanale (e non più giornaliero) e ad ogni variazione del prezzo. Ridotte sensibilmente anche le sanzioni: l’omessa comunicazione del prezzo medio regionale viene punita con multe che vanno da 200 a 800 euro (prima il tetto massimo era fissato a 6.000 euro). L’eventuale chiusura dei distributori, che è prevista dopo quattro omesse comunicazioni settimanali nell’arco di 60 giorni (e non più dopo tre violazioni senza limiti temporali), potrà andare da un minimo di un giorno a un massimo di 30 giorni (prima il range previsto era da 7 a 90 giorni).
La delusione delle associazioni dei gestori
Revisioni che però non sono sufficienti a convincere i gestori, come spiega il presidente della Faib, Giuseppe Sperduto: “Per il momento lo sciopero è confermato perché oggi non abbiamo visto le aperture che ci erano state prospettate. Ce l’abbiamo messa tutta per non dare disagi ai cittadini, ma il governo ha deciso diversamente e il ministero fa marcia indietro sulle promesse avanzate alle associazioni nel tavolo precedente. Vogliamo incontrare il presidente Meloni”.
Di aspettative disattese parla anche il presidente nazionale di Figisc Confcommercio, Bruno Bearzi: “Sono profondamente deluso, ci aspettavamo ben altro. C’è stato uno sforzo per ridurre le sanzioni ma rimane l’obbligo del cartello, così il messaggio che rimane è che siamo una categoria da tenere sotto controllo perché speculiamo”.
Sulla stessa linea è anche il presidente di Fegica, Roberto Di Vincenzo: “Dobbiamo dare atto al ministro Urso di aver cercato di trovare una soluzione, il testo del decreto è già incardinato alla Commissione Attività produttive e quindi intervenire in una fase di conversione sarebbe anche stato difficile. Rimangono irrisolti i problemi strutturali. È un settore che si deve ristrutturare”.
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