Stop al bando 2035: l’UE ha deciso di revocare il divieto ai motori endotermici
Weber (PPE) anticipa la svolta di Bruxelles: "Il bando ai veicoli benzina e diesel dal 2035 sarà cancellato"
Il bando dei veicoli endotermici (benzina e diesel) per il 2035 sarà revocato. È questa la clamorosa decisione che avrebbe preso la Commissione europea in merito alla revisione della misura del Green Deal riservato al settore automobilistico, con l’opera di convincimento dei politici tedeschi che sarebbe dunque arrivato a compimento.
Ad anticipare la cancellazione del bando alle termiche 2025 è stato Manfred Weber, leader del Partito Popolare Europeo, che parlando alla Bild ha rivelato l’esito di un incontro “risolutivo”, al termine di intense trattative a Bruxelles, con la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. Dunque l’UE si sarebbe convinta a tornare sui propri passi revocando la scadenza del 2035, così quella del 2040 che era stata ipotizzata negli ultimi giorni, garantendo un futuro ancora lungo ai motori a combustione interna.
Le parole di Weber alla Bild
“Per le nuove immatricolazioni dei veicoli dal 2035 in poi – ha dichiarato Weber alla Bild -, sarà obbligatorio un obiettivo di riduzione delle emissioni medie di CO2 delle flotte delle Case automobilistiche del 90% e non più del 100%. Inoltre, non ci sarà alcun obiettivo del 100% dal 2040”. “Ciò significa – ha aggiunto il politico tedesco – che il divieto ai motori a combustione interna è escluso. Tutti i motori attualmente costruiti in Germania potranno quindi continuare a essere prodotti e venduti”.
Possibile annuncio il 16 dicembre
La decisione dell’Ue dovrebbe essere annunciata ufficialmente martedì 16 dicembre, giorno in cui sono attese le misure del pacchetto auto europeo ai quali si è lavorato negli ultimi mesi. Secondo quanto riportato dalla Bild, sulla decisione di Bruxelles avrebbero inciso sia la “ferma posizione” espressa dal cancelliere tedesco Friedrich Merz, sia la lettera congiunta inviata dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni insieme ai capi di governo di altri Paesi, tra cui il premier polacco Donald Tusk.
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