Toyota: i brevetti della Mirai diventano open source
Mossa per stimolare l'innovazione collaborativa tra Case automobilistiche
Sulla scia di quanto fatto da Tesla con l’elettrico, anche Toyota rende disponibili le proprie conoscenze sulla tecnologia a idrogeno, comunicando al CES 2015 di Las Vegas che i brevetti che hanno portato allo sviluppo della Mirai, la nuova fuel cell giapponese, saranno open source. Sono 5.680 i brevetti della Mirai che Toyota per i prossimi cinque anni mette a disposizione delle altre Case automobilistiche e delle aziende automotive, mentre saranno accessibili a tempo indeterminato il know-how del costruttore giapponese relativo alla produzione alla vendita del carburante green.
Superando le logiche convenzionali della concorrenza e del mercato Toyota in questo modo vuole stimolare la ricerca, l’innovazione e lo sviluppo condiviso delle celle a combustibile che possano rappresentare la base della mobilità automobilistica del futuro. Per far ciò la Casa nipponica, auspicando che gli altri costruttori possano adottare lo stesso atteggiamento “d’apertura”, mette a disposizione 1.970 brevetti relativi alle celle a combustibile, 290 sui serbatoi ad alta pressione, 3.350 sul software di controllo del sistema e 70 collegati alla produzione e alla fornitura dell’idrogeno.
Sull’operazione del Casa giapponese, Bob Carter, vice presidente Toyota USA, ha dichiarato: “I veicoli con celle a combustibile a idrogeno di prima generazione, che verranno lanciati tra il 2015 e il 2020, saranno fondamentali per il futuro della mobilità e per tale motivo richiederanno uno sforzo comune e una collaborazione non convenzionale tra Case automobilistiche, enti governativi, mondo accademico e fornitori di energia. Eliminando i tradizionali confini aziendali, possiamo accelerare lo sviluppo di nuove tecnologie e avanzare verso il futuro della mobilità in modo più rapido, efficace ed economico“.
Lo stesso Carter ha poi aggiunto: “Noi crediamo che quando le buone idee vengono condivise possono accadere delle grandi cose“. La penseranno così anche i concorrenti di Toyota?
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