Auto ibride plug-in: Università di Graz “Inquinano molto più del dichiarato”
I test parlano di emissioni superiori dal 20 al 70%
Le auto ibride plug-in non aiutano il clima, anzi. Una ricerca effettuata dall’Università Tecnica di Graz, commissionata da Transport & Environment, su consumi ed inquinamento di queste vettura le boccia, in particolare nei percorsi cittadini. Più alta la CO2 di quanto dichiarato ed anche l’autonomia elettrica è limitata. “Vanno trattate in base alle emissioni effettive – le parole di Elena Lake, responsabile flotte di T&E Italia – abolendone gli incentivi. Molto meglio sostenere i mezzi 100% elettrici”.
La prova effettuata
L’università austriaca ha effettuato il test con tre modelli ibridi plug-in: una BMW Serie 3, una Peugeot 308 ed una Renault Megane. I test sono stati eseguiti sia su un tipico itinerario da pendolare (da fuori città all’interno dell’area urbana) sia su un tragitto cittadino, con la batteria carica. Tutte e tre hanno rilevato emissioni superiori, rispetto a quanto dichiarato, tra il 20 ed il 70%.
Un dato importante. Ed anche l’autonomia elettrica è stata ridotta, con l’esclusione della vettura della Losanga, che ha rispettato la percorrenza annunciata. Anche su quest’ultima, però, l’autonomia è comunque di 50 chilometri e senza la possibilità di ricarica rapida. “Due aspetti che rendono limitato l’uso in modalità elettrica – prosegue la ricerca – sui tipici percorsi pendolari delle città europee”.
Gli incentivi
Le ibride plug-in godono degli incentivi statali in Italia, ancora ampiamente disponibili (oltre 220 milioni): 4.000 euro di sconto con rottamazione di un veicolo usato o 2.000 euro senza rottamazione. Secondo T&E, andrebbero cancellati: “È necessario abolire i privilegi di cui godono questi mezzi, procedere subito a riformare la tassazione delle auto basandosi sulle effettive emissioni di CO2, eliminare le esenzioni al pagamento del bollo e azzerare gli incentivi ai veicoli ibridi oltre che a quelli endotermici”.
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