Caro energia: la crisi Ucraina-Russia e il rischio di una guerra con effetti catastrofici
Il quadro già complesso si aggraverebbe ulteriormente
Come se non bastassero l’aumento dei prezzi delle materie prime e l’inflazione “galoppante” a fare da spauracchio per imprese e famiglie, negli ultimi giorni è salita la preoccupazione per gli effetti aggravanti che potrebbero scatenarsi qualora la crisi tra Ucraina e Russia si trasformi in una guerra vera e propria.
Mentre si continua a coltivare la speranza che la diplomazia faccia il suo lavoro, con i primi ottimistici segnali di de-escalation arrivati nelle ultime ore dal confine russo-ucraino, per evitare il conflitto armato, i dati diffusi del Centro studi di Assolombarda, emanazione di Confindustria, delineano una situazione preoccupante: a gennaio 2022 l’indice delle quotazioni delle materie prime non energetiche ha fatto segnare un +45% rispetto a quello pre-Covid.
L’impennata dei costi delle materie prime e il problema chip
Rispetto al periodo precedente alla pandemia gli aumenti sono notevole per gran parte delle materie prime: acciaio +54%, alluminio +65%, rame +60%, stagno +139%, nichel +61%, materie plastiche ed elastomeri +34%. Oltre a questa impennata dei prezzi, l’industria europea, in particolare quella automobilistica, continua ancora a fare i conti con la carenza di semiconduttori che rallenta la produzione e dilata i tempi di consegna. La crisi di chip che si manifesta non solo con la loro mancanza, ovvero con l’incapacità di soddisfare la domanda, ma anche con un conseguente aumento dei loro prezzi: basti pensare che i multichip a novembre 2021 avevano un costo cresciuto del 390% rispetto allo stesso mese del 2019.
Il caro energia
Ad aggravare la situazione c’è poi il forte aumento del costo dell’energia, con il gas naturale che in Europa è arrivato oggi a costare il 660% in più rispetto al periodo pre-Covid, mentre il prezzo del petrolio cresciuto del 31% rispetto a inizio 2020, attestandosi in questi giorni a oltre i 90 dollari al barile. Un impennata delle fonti energetiche che si riversa sul prezzo dell’elettricità, che a dicembre 2021 è arrivato a 281 euro per megawattora, per poi a gennaio scendere a 224 euro, pari comunque ad un +370% sul costo pre-pandemia. Alla luce di ciò, il presidente di Assolombarda, Alessandro Spada, stima per il 2022 un quadruplicarsi della bolletta energetica nazionale arrivando a 8,3 miliardi di euro, contro i 2 miliardi del 2019.
Gli effetti catastrofici di un conflitto
In un quadro così complesso, che si fa già sentire in maniera importante sulle tasche di famiglie e imprese, la situazione rischierebbe di assumere dimensioni disastrose qualora si arrivasse allo scoppio di una guerra tra Russia e Ucraina. A rendere particolarmente delicata la vicenda è anche il fatto che dalla Russia dipende il 40% dei consumi europei di gas, elemento che mette Putin in una posizione di forza nei confronti dell’Europa e di possibili ritorsioni sulle forniture di gas russo, dato che il Vecchio Continente non sarebbe in grado di supplire in tempi rapida alla carenza di gas che ne deriverebbe. Ad esempio l’Italia rischierebbe di rimanere senza 80 milioni di metri cubi di gas, ovvero quasi un quarto del consumo medio giornaliero.
Alla questione del gas, vanno poi aggiunte le problematiche che un conflitto armato provocherebbe anche sul prezzo del petrolio, che schizzerebbe oltre i 100 dollari al barile, e sui trasporti, con aerei e navi costrette a seguire nuove rotte per evitare i rischi legati a uno scenario bellico. Ecco perché risolvere la crisi tra Ucraina e Russia per via diplomatica, oltre a evitare un conflitto armato che come ogni guerra porta morte e dolore, è fondamentale scongiurare una vera catastrofe economica mondiale.
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