Crisi dell’auto: per Unrae la colpa non è del Green Deal

L’associazione costruttori chiede un piano pluriennale di incentivi

Crisi dell’auto: per Unrae la colpa non è del Green Deal

Nel corso della tradizionale conferenza stampa di fine anno organizzata da Unrae si registrano interessanti dichiarazioni da parte del presidente Michele Crisci.  “Si sente spesso dire che il Green Deal abbia rappresentato un fattore determinante per la crisi del settore automobilistico in Europa, portando a un crollo della produzione. Tuttavia, questa affermazione non è corretta, perché il Green Deal non è la causa principale delle difficoltà che l’industria automobilistica sta affrontando nel continente”.

Unrae chiede un piano pluriennale di incentivi

“Le vere origini della crisi risiedono altrove e necessitano di soluzioni mirate e concrete. Basti pensare che anche negli Stati Uniti, dove non esiste un piano paragonabile al Green Deal europeo, la produzione di automobili ha registrato un calo significativo, il che dimostra come le cause siano più complesse e globali”, ha dichiarato il numero uno di Unrae.

“Non dobbiamo rivolgere lo sguardo al passato o tornare indietro, ma piuttosto elaborare strategie solide e ben definite che possano delineare con chiarezza la direzione da intraprendere per affrontare le sfide del futuro..” Queste le parole di Michele Crisci, presidente dell’Unrae, che ha voluto sottolineare come il settore automobilistico stia lavorando da oltre 30 anni per ridurre le emissioni, seguendo rigorosamente le normative europee.

“Non è certo un processo improvviso, né ci consideriamo vittime delle regolamentazioni europee,” ha spiegato Crisci. Ha poi evidenziato un aspetto cruciale: “L’introduzione di nuove tecnologie tende inevitabilmente a soppiantare quelle esistenti, generando spesso conflitti e resistenze. In questo contesto, politica e media talvolta oscillano tra posizioni contrastanti, e questa incertezza rischia di danneggiare il settore.” Crisci ha quindi ribadito l’importanza di offrire stabilità e certezze all’industria automobilistica, poiché gli investimenti richiesti per questa transizione sono estremamente elevati e necessitano di un quadro di riferimento affidabile e costante.

“Servono dei piani pluriennali concreti e strutturati, che non si concentrino esclusivamente sulla produzione. Se l’obiettivo è attrarre nuovi investitori o mantenere quelli già presenti, è essenziale garantire che il mercato sia in una condizione di piena salute. Pensiamo che ci voglia un piano triennale, almeno, di incentivazione”.

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