Crisi nel mar Rosso: impatto sulla produzione europea di auto elettriche
Ecco cosa faranno le case produttrici di auto
La produzione europea di auto elettriche subisce un duro colpo a causa della crisi nel Mar Rosso, che ha rallentato l’arrivo dei componenti dall’Asia. Tesla ha già sospeso la sua attività in Germania e ora anche Volvo segue la stessa strada. Il costruttore sino-svedese ha annunciato che interromperà la produzione nello stabilimento di Gand, in Belgio, per tre giorni. Qui vengono prodotti i modelli XC40 e C40. Per ora non ci sono problemi nello stabilimento svedese di Göteborg. Stellantis invece non ferma le sue linee, ma deve ricorrere al trasporto aereo per i componenti, con un aumento dei costi.
La situazione dei produttori europei di auto non sembra essere troppo compromessa dalla crisi del Canale di Suez, dove una nave portacontainer è rimasta bloccata da giorni. Stellantis ha annunciato di aver sostituito il trasporto navale con quello aereo per evitare interruzioni nella produzione. “Abbiamo preso le opportune contromisure per mitigare i ritardi delle navi che devono cambiare percorso, usando alcune alternative di trasporto aereo” hanno dichiarato i vertici dell’azienda italo-francese. BMW e Renault non hanno segnalato nessuna difficoltà, mentre Volkswagen ha fatto sapere di stare lavorando con le compagnie di navigazione per monitorare la situazione e cercare di prevenire, se possibile, blocchi alla produzione.
Ma perché tutto questo?
Il blocco del Canale di Suez costringe i container a fare il giro dell’Africa. Con conseguenti ritardi e costi maggiori. La crisi nel Mar Rosso è diventata un tema di grande attualità: gli attacchi del gruppo armato yemenita degli Houthi obbligano le navi portacontainer a rinunciare al passaggio nel Canale di Suez, scegliendo la rotta molto più lunga che passa dal capo di Buona Speranza, in Africa.
L’impossibilità di usare il Canale di Suez ha allungato di molto i tempi di navigazione tra l’Asia e l’Europa. Si stima che la distanza aumenti di circa 3.500 miglia nautiche, che equivalgono a più di 10 giorni in più di viaggio. Per esempio, una nave che parte da Singapore e arriva a Rotterdam impiega ora 36 giorni invece di 26. Questo comporta anche un incremento dei costi, che possono raggiungere i 2 milioni di euro in più per viaggio. Questa situazione mette a rischio la produzione europea, che dipende da molti componenti chiave provenienti dall’Asia, soprattutto dalla Cina. “Questa crisi sta avendo un impatto enorme sul trasporto marittimo globale. I costi continueranno a salire” ha affermato Peter Sand, dirigente della piattaforma di trasporto merci Xeneta “Non si tratta più di una questione di giorni o settimane, ma di mesi prima che si possa tornare alla normalità“.”
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