Dazi auto Trump: in vigore la tassa sull’importazione dei componenti

Il presidente USA: "Ci sarà un boom della nostra economia"

Dazi auto Trump: in vigore la tassa sull’importazione dei componenti

Lo scorso 3 maggio sono entrati in vigore i dazi del 25% imposti da Donald Trump e dagli Stati Uniti sull’importazione dei componenti per l’assemblaggio delle auto, compresi i motori ed i cambi. Nuove tasse che rischiano di far aumentare i prezzi delle auto, già provati dai precedenti dazi del 2 aprile, ma anche quelli delle riparazioni.

”Ci sarà un boom dell’economia”

Nonostante queste previsioni della maggior parte degli osservatori, il presidente americano ha tirato dritto e si è dichiarato molto fiducioso su un effetto molto positivo per l’economia statunitense dei dazi commerciali: “Penso che andremo alla grande – il suo commento, pur lasciando aperta l’ipotesi recessione – le mie politiche porteranno ad un boom della nostra economia”. Anche se, secondo i dati dei primi tre mesi del 2025, c’è stata una contrazione, proprio a causa della guerra sui dazi.

I rischi per il settore

Il settore auto è uno dei più colpiti, almeno per il momento, dalle nuove tassazioni arrivate dalla Casa Bianca. Il 2 aprile erano entrati in vigore i dazi sulle importazioni delle auto, sabato scorso appunto quelli sui componenti, anche se le vetture con almeno l’85% di componenti prodotti negli USA saranno esentate dai dazi. E, nei giorni scorsi, lo stesso Trump aveva esentato le case automobilistiche al pagamento di tasse aggiuntive, come quelle su acciaio ed alluminio.

L’obiettivo di Trump è quello di favorire la produzione all’interno degli Stati Uniti, ma tanti costruttori stanno già perdendo per questi dazi, con il rischio di ‘rifarsi’ sui consumatori. Infatti, sono molti i produttori che assemblano le vetture all’interno del territorio americano, ma utilizzando i componenti importati. Inoltre, i paesi importatori, in primo piano ci sono Corea e Giappone tra gli altri, subiscono un colpo alla catena di approvvigionamento e vedono ridursi l’export verso gli Usa.

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