DS 19: uno studio dedicato a pesi e meccanica per definire un’icona [FOTO]

Un progettazione avviata già nel 1938

La DS 19 risultò l'evoluzione di un concetto già anticipato dalla Traction Avant di Citroën, firmato dagli specialisti guidati dall'ingegnere André Lefebvre

L’introduzione era prevista negli anni ’40, ma lo sviluppo e vicende che hanno segnato la storia umana come il Secondo Conflitto Mondiale rimandarono il debutto della DS 19. Era l’erede designata della Traction Avant di Citroën, che già rappresentava un modello innovativo per il periodo. La firma fu posta da un team di esperti condotti dall’ingegnere André Lefebvre.

Forme più schiacciate e masse ottimizzate

Una curata distribuzione dei pesi e una meccanica arricchita da una sofisticata sospensione idropneumatica, in generale, rappresentavano aspetti salienti della cosiddetta “Dea”. Fattori funzionali per garantire una certa stabilità alla vettura, che rappresentò anche una delle caratteristiche più interessanti negli impegni sportivi affrontati con vetture DS.
Di base, l’idea del gruppo guidato da Lefebvre quella di andare oltre quanto già fatto con la Traction Avant, realizzando un telaio a piattaforma occupandosi nello specifico dei corpi cavi, per assicurarne rigidezza e leggerezza, quindi legò a questo una scocca dal peso contenuto con punti di ancoraggio per le varie componenti rimovibili, che completavano la veste esterna. Ad esempio: un cofano in alluminio, portiere e parafanghi fissati al corpo vettura e un tetto in plastica. Oltre a questo, lungo la fase di progettazione, si pensò di collocare il baricentro sotto all’asse delle ruote. Un ulteriore evoluzione rispetto al lavoro già compito dai i tecnici di Citroën sulla Traction Avant, eliminando l’albero di trasmissione e il differenziale posteriore, ridimensionando di conseguenza l’altezza dell’intera carrozzeria rispetto ad altre autovetture proposte nel periodo dalla concorrenza. Non solo la Traction Avant apparve più aerodinamica, ma al tempo stesso si pensò di razionalizzare in modo opportuno anche le masse.
Tornando alla DS 19, Lefebvre e i suoi non si limitarono a localizzare in basso il baricentro, ma anche i due terzi del peso complessivo dovevano essere distribuiti sulle ruote anteriori, che erano anche quelle motrici e direzionali. Questo avrebbe assicurato, in base alle stime, una stabilità opportuna e anche un’aderenza massimizzata, piazzando gli elementi più pesanti dietro agli assali, ridimensionando quindi di netto gli sbalzi in entrambi i lati della vettura.
L’accennata sospensione idropneumatica avrebbe anche consentito di sollevare la vettura da terra, sino al fermo della sospensione stessa, rappresentando un ulteriore elemento nell’alchimia dinamica dell’auto. Considerando proprio la ripartizione delle masse, rapportata a quanto già citato, la DS 19 sarebbe stata in grado di proseguire anche senza una ruota nella zona posteriore. Una delle peculiarità segnalate allora attraverso speciali dimostrazioni o, in particolare, come notato all’interno di un episodio della nota serie statunitense “Chips” nel lontano 1977, ha ricordato nell’occasione il marchio transalpino.

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