Fiat, ancora possibile il trasferimento del quartier generale da Torino agli USA?

Se la Fiat dal punto di vista produttivo sta viaggiando a gonfie vele, da quello amministrativo si sta trovando ad affrontare sempre nuovi problemi. Le polemiche circa lo stabilimento di Mirafiori non si sono ancora del tutto sopite, che già inizia a girare una nuova voce circa la volontà del Lingotto di trasferire la propria sede principale da Torino agli Stati Uniti. Secondo molti la cosa sarebbe perfettamente confermata dalla volontà di raggiungere al più presto l’acquisizione del 51% del pacchetto azionario del gruppo Chrysler.
Ovviamente stiamo parlando di voci, non di un rischio concreto, almeno per il momento. Sono in molti, però, a prendere seriamente la cosa, nonostante la situazione sia fatta sempre di più da mezze dichiarazioni e da smentite più o meno accorate. Già a febbraio Sergio Marchionne si era lasciato sfuggire qualche cosa in questo senso, ma le sue parole erano state prontamente smentite da John Elkann. Dopo un incontro con il Premier Silvio Berlusconi l’AD di Fiat aveva poi assicurato che nessun trasferimento sarebbe stato effettuato, almeno fino al 2014. Che a ben vedere non è poi così lontano.
Quale sarebbe il problema principale che porterebbe a questo trasferimento? Principalmente le tasse. Può suonare banale, ma così è. Infatti pare che paragonando i due regimi fiscali, italiano e americano, la casa automobilistica passerebbe da un quasi 70% in Italia al 30% negli States. Una percentuale più che sensibile, che non sorprende possa interessare la casa fino al punto di voler prendere questa decisione.
Inoltre la questione sarebbe ancora più grave dal punto dell’efficienza. Pare che nel 2009 i 22.000 operai sotto contratto di Fiat sul suolo italiano avrebbero costruito circa 650.000 esemplari di auto. Qual è il problema, che sempre secondo la casa torinese i 6.100 operai dell’impianto di Tychy, in Polonia, ne avrebbero costruite 600.000 nello stesso tempo. Il confronto sarebbe impietoso.
Marchionne avrebbe inoltre affermato che se solo si potesse aumentare l’efficienza degli impianti italiani, sarebbe più che disposto ad alzare gli stipendi degli operai, la cui media attuale si aggira sui 1.300 € mensili, contro i 2.000 che guadagna un operaio tedesco.
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Il piano era quello fin dall’inizio, per questo Obama ha fatto ponti d’oro a Marchionne ed agli Agnelli. Tutti si stupivano che Obama regalasse percentuali enormi della Chrysler alla Fiat ma io no avevo capito che alla fine lo scopo era regalare la Fiat a Chrysler così gli Agnelli si troveranno in mano il 40% di una società nuova che ha in mano le due vecchie col vantaggio che in America c’è un regime fiscale molto più favorevole .