Automotive: il 2020 anno terribile, ma non da dimenticare

Case e filiera verso il 2021 tra fiducia e preoccupazione

Automotive: il 2020 anno terribile, ma non da dimenticare

Nell’ultimo appuntamento dell’anno di #ForumAutoMotive, che si è svolto online qualche giorno fa, il tema centrale sul quale si è dibattuto è stato l’anno complesso che il settore dell’auto, così come tutto il mondo, ha dovuto affrontare. La discussione si è sviluppata attorno al tema “2020: anno da dimenticare? 2021 anno zero?“, facendo emergere una condivisione di vedute non solo tra Case e filiera, ma ha coinvolto anche le sigle sindacali metalmeccaniche.

Prima di addentrarsi nel dibattito, al #ForumAutoMotive c’è stato spazio per l’intervento, sul tema della sicurezza stradale e dei ritardi sulla definizione del nuovo Codice della strada, di Giordano Biserni, presidente di Asaps, l’Associazione Sostenitori e Amici della Polizia Stradale, che ha affermato: “Purtroppo l’iter del nuovo Codice della strada è simile a un gioco dell’oca e torna sempre al punto di partenza. La prima approvazione alla Camera è dell’ottobre 2014 e, a oggi, l’unico provvedimento di rilievo è quello che di recente è stato riservato a velocipedi e monopattini. La conseguenza è che dai dati che rileviamo, la sicurezza in Italia è passata dalla serie B alla serie C. Il Covid-19 ha fatto dimenticare le vittime della strada, a cominciare dai 167 motociclisti morti in tre weekend estivi”.

Guardando all’anno nuovo come una potenziale opportunità per il settore, ma con la pesante incognita delle linee che saranno adottate dal governo, le Case produttrici predicano fiducia in vista del 2021.

Le prospettive per il nuovo anno di BMW, PSA e Michelin

Massimiliano Di Silvestre, presidente e amministratore delegato di Bmw Italia, ha dichiarato: “Non si può nascondere che il 2020 sia drammatico per il business, ma portiamo a casa cose importanti, che si concretizzeranno nel prossimo futuro. Innanzitutto, non vogliamo innamorarci solo delle nostre idee, vogliamo costruire offerte che vadano nella direzione dell’utente finale. Chiuderemo l’anno con un aumento del fatturato, e per il 2021 abbiamo in programma il lancio di tre modelli che sicuramente ci daranno grandi soddisfazioni”.

Gaetano Thorel, amministratore delegato di Groupe Psa Italia, sottolineando la necessità di politiche di incentivazione, anche con un occhio di riguardo all’usato, ha spiegato: “Gli investimenti su tecnologie multienergy ci hanno consentito di arrivare all’appuntamento del Cafe (Corporate Average Fuel Economy) target con vetture importanti. Tuttavia, bisogna incentivare non solo le auto con la spina – elettriche o ibride – ma tutte le soluzioni efficaci, anche quelle già note. Servono piani di 3-5 anni per svecchiare il parco circolante, quindi il Governo deve avere un obiettivo strategico. Anche perché l’Iva che si genera è più alta rispetto al costo degli incentivi. Il 2021 può essere molto positivo, ma bisogna eliminare al più presto le auto “maggiorenni”, non necessariamente con modelli nuovi, l’usato può avere un ruolo chiave”.

Adattabilità e capacità di cambiamento sono le doti necessarie secondo Simone Miatton, presidente e amministratore delegato di Michelin Italia: “Siamo un’azienda francese, ma ci sono 3.800 persone che lavorano in Italia. I mesi più difficili, vissuti tra chiusure e ripartenze, hanno determinato cali di produzione del 50%. Adesso stiamo lavorando a pieno ritmo e la previsione è positiva anche per il 2021. Siamo pronti a rispondere a ogni variazione sul mercato, anche se il Covid-19 ha avuto un impatto forte e ha ridotto le percorrenze e di conseguenza il consumo di pneumatici”.

Parola ai rappresentanti della filiera

I rappresentanti delle filiera automotive intervenuti al dibattito hanno però prospettive meno ottimistiche, a partire dal pensiero di Geronimo La Russa, presidente di Aci Milano, che ha affermato: “C’è preoccupazione per la crescita dell’indebitamento delle aziende: si spera che il Governo capisca la gravità del momento e non prenda più provvedimenti stop&go come ha fatto fino a oggi. Ma dovremo fare i conti anche con un trasporto pubblico non adeguato; la realtà si scontrerà con alcune scelte delle amministrazioni locali e con la mancanza di parcheggi nelle città”.

Scenario critico che spinge a nuove fusioni tra aziende

Oggi, secondo l’analisi di AlixPartners, illustrata da Dario Duse, managing director della società, “il Covid-19 ha interrotto il ciclo di sviluppo che era iniziato dopo la crisi del 2009. L’Italia ha sofferto più della media europea, come di consueto, e le aspettative di ritorno a livelli pre-pandemia ci proiettano al 2022-2023. La reazione dell’industria al lockdown più pesante è stata efficace. Oggi il panorama è severo, ideale per spingere a nuove fusioni e accordi tra aziende”.

Paolo Scudieri, presidente di Anfia, ha dichiarato: “Direi che il 2020 è sicuramente da ricordare; ci ha fornito chiare indicazioni su quello che sarà il futuro. Conosciamo tutte le negatività che ha portato, ma ci ha insegnato a cambiare pelle, a reinterpretarci secondo le imposizioni europee. Dobbiamo attrezzarci, ma non solo le imprese, servono anche le infrastrutture, altrimenti non si vedrà mai il ritorno di capitale investito. Serve un pressing su tutti i Governi, a partire da quello europeo, per far riconoscere quello delle auto come settore strategico”.

Dello stesso avviso di far tesoro e imparare le lezione è Michele Crisci, presidente di Unrae, che non perde l’occasione di chiamare in causa chi deve intervenire per supportare la domanda: “Anche per Unrae il 2020 non va dimenticato, va analizzato. Ha portato alla luce una serie di problematiche. Tutte le forze politiche hanno mostrato gap di competenze; chi è al comando deve essere in grado di reagire in modo corretto e questo non è accaduto. Posso dire che il 2021 sarà di sofferenza se la domanda non sarà stimolata adeguatamente. Quello che ci aspetta può essere un grande rischio o una grande opportunità. Non premiare l’automotive in Italia è un vero autogol e i responsabili dovranno prendersi le loro responsabilità”.

Gli fa eco Adolfo De Stefani Cosentino, presidente di Federauto: “Per noi ci sono 20.000 posti a rischio. Sappiamo che il calo del 23% del mercato nel 2008 ha portato inesorabilmente a perdite per aziende e a riduzione di addetti concessionari e indotto. Il 2021 potrebbe seguire un copione simile e portare a un calo degli addetti e, di conseguenza, della capillarità. Chiediamo al Governo di ascoltare la nostra voce”.

Fabrizio Guidi, Presidente di AsConAuto, ha sottolineato: “Il calo di vendite di ricambi c’è stato, ma siamo riusciti a tenerlo su un livello accettabile, anche perché abbiamo lavorato con i soccorsi. Siamo moderatamente ottimisti, in quanto sappiamo che la vettura privata sarà privilegiata rispetto al trasporto pubblico. La dimensione individuale sarà indubbiamente la più sicura”.

Momento particolarmente difficile per il noleggio, strettamente collegato alla crisi del turismo, come ricordato da Massimiliano Archiapatti, presidente di Aniasa; “Il noleggio è stato ed è in sofferenza, anche e soprattutto a causa del mancato turismo. L’Italia ha perso 50 milioni di presenze straniere, che non sono state rimpiazzate dal turismo domestico. Il 2021, per noi, sarà ancora un anno con il segno meno, un anno transizione di sofferenza a causa delle annunciate restrizioni alla mobilità e al turismo”.

Sul settore motociclistico Paolo Magri, presidente di Ancam, non nasconde preoccupazioni e incertezza per il nuovo anno: “Per le moto, il 2020 non è da dimenticare, bensì da analizzare e comprendere. Siamo sorpresi dal sostanzioso recupero in soli due mesi. Ma non bisogna dimenticare che il settore delle due ruote a motore è diviso in due sezioni: la mobilità pura e la passione. Il primo è stato spinto dalla richiesta di distanziamento fisico e supportato dai bassi costi di utilizzo, dalla facilità di parcheggio e dalla crisi del trasporto pubblico. Ci ha invece sorpreso la spinta arrivata dalla passione per le moto: evidentemente il periodo positivo è il risultato della voglia di rivalsa e di libertà dopo il lockdown. Per il 2021 le previsioni preoccupano. Temiamo un contraccolpo dopo la chiusura dei ristori”.

I messaggi di Sace e Uilm

Ospiti speciali dell’ultimo appuntamento 2020 di #ForumAutoMotive sono stati Alessandro Terzulli, chief economist di Sace Spa, e Gianluca Ficco, segretario nazionale Uilm. Per Terzulli “il 2020 sarà ricordato da tutti, ma fortunatamente il 2021 potrebbe portare una ripartenza dell’export. Perché alcuni mercati vedranno già una fine di 2020 in campo positivo”. Il sindacalista Gianluca Ficco spera fortemente che il 2021 possa essere un anno zero: “Ce lo auguriamo, ma non dipende da noi, quello che abbiamo fatto è stato concordare protocolli di sicurezza per contenere il contagio nelle industrie. Pensiamo si possano aprire nuove sfide a lungo termine e l’Italia deve essere pronta a reagire”.

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