Gruppo FCA: si riapre la querelle sulle emissioni inquinanti

La Commissione Europea avrebbe avviato una procedura di infrazione

Il Ministro dei Trasporti italiano, Graziano Delrio, non ha esitato a rispondere: "Si poteva fare un dialogo normale senza aprire una procedura di infrazione. Noi siamo comunque prontissimi a fornire tutte le spiegazioni possibili."
Gruppo FCA: si riapre la querelle sulle emissioni inquinanti

La querelle tra Italia e Germania sulle presunte emissioni inquinanti “taroccate” di alcune vetture prodotte dal Gruppo FCA va avanti. Tutto iniziò lo scorso Settembre, quando KBA, agenzia federale dell’automobile tedesca, effettuò dei test su diversi modelli del Gruppo FCA (Fiat 500X, Jeep Renegade e Fiat Doblò) scoprendo che i sistemi di filtro delle emissioni inquinanti venivano disattivati dopo 22 minuti, ossia due minuti dopo la durata dei test di controllo: in tal contesto i livelli di ossido di azoto sprigionati nell’aria sarebbero stati abbastanza superiori rispetto ai limiti prefissati. Così facendo KBA avrebbe potuto dimostrare che il Gruppo FCA potrebbe aver utilizzato dei dispositivi illegali per effettuare il controllo delle emissioni sui propri motori diesel.

Da qui il Ministero dei trasporti tedesco non avrebbe perso occasione per denunciare alla Commissione Europea l’utilizzo da parte di FCA Group di particolari dispositivi illegali per la misurazione delle emissioni inquinanti dei propri motori diesel. In tal contesto, Alexander Dobrindt, ministro dei trasporti tedesco, ha più volte sollecitato l’intervento stesso dell’Unione Europea nella questione affermando che “la commissione UE deve garantire il richiamo dei modelli coinvolti.”

Stando alle ultime notizie, si è appreso che la Commissione Europea avrebbe avviato una procedura di infrazione tramite l’emissione della tipica “lettera di messa in mora” nei confronti dell’Italia in quanto la regola presuppone che siano le autorità nazionali a verificare la regolarità delle auto prodotte dal proprio costruttore. Per questo motivo, la Commissione Europea avrebbe chiesto all’Italia di rispondere entro due mesi “alle preoccupazioni europee sull’adozione di misure insufficienti per quanto riguarda le strategie di controllo delle emissioni usate da Fca.”

L’eurocommissaria Elzbieta Bienkowska, per motivare la “lettera di messa in mora”, primo passaggio della procedura d’infrazione alle norme Ue, avrebbe dichiarato: “La responsabilità di far rispettare la legge e di punire coloro che la violano non può essere lasciata solo agli Stati membri. Sono in gioco la fiducia e la salute dei cittadini.” A tal riguardo, chiaramente, non si è fatta attendere la replica del Ministro dei Trasporti italiano, Graziano Delrio che avrebbe puntualmente dichiarato: “Si poteva fare un dialogo normale senza aprire una procedura di infrazione. Noi siamo comunque prontissimi a fornire tutte le spiegazioni possibili.” 

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