Incidente auto: quando chiamare l’avvocato?

Ecco i casi in cui la presenza del legale è necessaria. Ma chi lo paga?

In presenza di situazioni particolari dopo un incidente, l'avvocato va chiamato necessariamente in causa per tutelare la parte lesa. Vediamo come procedere
Incidente auto: quando chiamare l’avvocato?

Nella maggior parte degli incidenti stradali l’avvocato non viene mai chiamato in causa. Si scende dal veicolo, si compila il CID stabilendo le relative colpe e alla fine l’assicurazione risarcisce i danni.

Tuttavia esistono dei casi in cui la presenza di un avvocato è essenziale per tutelare la parte lesa. Ma quali sono questi casi? Ecco le situazioni in cui bisogna assolutamente chiamare l’avvocato dopo un sinistro stradale.

 

Quando chiamare l’avvocato e come procedere

Rivolgersi a un buon avvocato è fondamentale in presenza di incidenti stradali che oltre alle cose hanno coinvolto anche le persone e per i quali la procedura del risarcimento danni risulta difficile.

Per ottenere il risarcimento la prima cosa che l’avvocato deve fare è inviare una richiesta a mezzo lettera raccomandata a/r con allegata tutta la documentazione necessaria. Attenzione però. Se dopo il sinistro sono intervenute le autorità, le compagnie non liquidano il danno fino a quando non arriva la relazione dell’incidente. Quest’ultima viene consegnata (su espressa richiesta della parte) dopo 30-60 giorni se l’incidente non ha provocato feriti e dopo 90-120 giorni se invece ci sono stati feriti. Tuttavia in presenza di feriti gravi, morti o querela presentata da una delle parti, si apre un procedimento penale e per ottenere la relazione dell’incidente serve il via libera del pm.

Una volta che l’avvocato ha inviato la richiesta di risarcimento danni occorre determinare il quantum di cui si ha diritto, tenendo conto di tutte le variabili possibili (danni al veicolo, danni fisici, danni morali, rimborso per le spese mediche, diminuzione del reddito ecc.).

Quando tutto è pronto si arriva alla trattativa col liquidatore per ottenere il risarcimento danni. Trattativa che si concluderà in maniera positiva se la pratica è stata ben istruita e il liquidatore ha a sua volta come interlocutore un avvocato. Alla fine, se fila tutto liscio la parte lesa viene risarcita, mentre in caso contrario bisognerà andare davanti a un giudice.

 

Quando l’avvocato non è necessario

E’ chiaro come un avvocato sia più bravo di noi a interloquire con compagnie e liquidatori e a valutare se il quantum offerto corrisponda realmente all’entità dei danni che abbiamo subìto. Ma non sempre la sua presenza è necessaria.

Ad esempio, se rimaniamo coinvolti in un sinistro stradale senza feriti, con danni lievi al veicolo e nel quale la controparte ha ammesso le proprie colpe (e abbiamo compilato per bene il CID) la presenza di un avvocato non dovrebbe servire, in quanto la procedura per il risarcimento sarà immediata.

 

Chi paga l’avvocato?

Una domanda che in molti si fanno è: ma chi paga l’avvocato? A pagarlo deve essere la compagnia assicurativa, come stabilito anche dalla Corte di Cassazione (sentenza n. 3266/2016 del 19 febbraio 2016). Dunque, quando viene avviata una pratica di risarcimento danni a seguito di un incidente stradale con l’assicurato che presenta la domanda alla propria compagnia (il cosiddetto “risarcimento diretto”), le spese legali sono sempre sostenute da quest’ultima.

Non c’entra niente quindi che a chiamare l’avvocato sia stato l’assicurato, perché se l’assicurazione non rimborsasse le spese violerebbe l’art. 24 della Costituzione, il quale recità così: «Tutti possono agire in giudizio per la tutela dei propri diritti e interessi legittimi. La difesa è diritto inviolabile in ogni stato e grado del procedimento. Sono assicurati ai non abbienti, con appositi istituti, i mezzi per agire e difendersi davanti ad ogni giurisdizione. La legge determina le condizioni e i modi per la riparazione degli errori giudizi».

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