Lamborghini Huracan STO, il racconto del road trip da Bologna al Red Bull Ring [FOTO]

In viaggio per le gare del DTM

«La vita è un viaggio, non importa quale sia la destinazione» era il motto conclusivo del trailer di “Cars – Motori Ruggenti”, l’iconico film degli studios d’animazione Pixar uscito qui in Italia nel 2006. Un frase che si adatta perfettamente al viaggio che abbiamo affrontato da Bologna al Red Bull Ring con una Lamborghini Huracán STO, l’ultima grande erede del V10 aspirato della Casa di Sant’Agata Bolognese: perché il percorso era già tracciato sulle mappe, ma non la bellezza del nostro pellegrinaggio con tale compagna di viaggio.

Bologna: la dotta, la grassa, la rossa. Una città affascinante, resa viva dai suoi oltre trecentomila abitanti, patria – permettetemelo di dirlo – del buon cibo e di ricca parte della storia del nostro Paese. I suoi caratteristici portici sono riconosciuti come patrimonio dell’umanità dall’UNESCO e non è un caso che il nostro viaggio parta proprio da Via dell’Indipendenza: la Lamborghini Huracán STO è anch’essa patrimonio dell’automobilismo internazionale, che tutti quanti sognano perlomeno di vederla da vicino.

Invece, a me è concessa l’occasione di poterla guidare sulle strade di tutti i giorni, fino alla meta che più gli compete: la pista, quella del Red Bull Ring in Austria. Già, perché la sigla STO sta per “Super Trofeo Omologata”, basata sulla Huracán Super Trofeo del campionato monomarca di Lamborghini Squadra Corse e sulla versione più brutale della GT3 Evo, quella che ha vinto “solamente” tre 24 Ore di Daytona.

1.200. Sono i chilometri che, più o meno, devo coprire nel giro di quattro giorni. Un’enormità, ma la Huracán STO è lì che ci aspetta, pronta a scatenarsi e a farsi notare tra le normali auto cittadine. Quest’ultimo è un compito più che riuscito dopo pochi minuti: tutti gli occhi (e gli smartphone) sono puntati su di noi, soprattutto alla prima area di sosta in autostrada. Di certo, contribuiscono quel colore verde e quei dettagli arancioni a farla apparire stupenda, ma le sue linee sono più che deliziose e provocanti.

Ma ad innamorarmi di più è quello che nasconde sotto: il motore V10 5.2 aspirato da 640 cavalli di potenza. Una sinfonia per le nostre orecchie e per coloro che ci ascoltano da lontano, anche solo appena pigiamo il tasto “Start” al centro del nostro abitacolo. Un capolavoro dell’arte moderna che, purtroppo, non sarà più a disposizione nei nuovi modelli del Marchio del Toro vista la scelta di concentrarsi sui motori ibridi ed elettrici.

Senza esagerare con le parole, Le sue performance su strada sono… stupefacenti. Non tanto i dati facilmente ricavabili dalla scheda tecnica (velocità massima di 310 km/h, accelerazione da 0 a 100 km/h in circa 3 secondi), quanto dalle sensazioni alla guida. Domarla è facile, ma saperla pennellare alla perfezione su strada richiede tempo e passione. E forse è questo il suo segreto principale: sa essere docile e – perdonatemi il francesismo – bastarda allo stesso tempo: soprattutto in uscita di curva tende a scodare e una persona alle prime armi potrebbe subito spaventarsi. Il trucco sta nel capire la Huracán STO a fondo ed essere tutt’uno con lei, senza preoccuparsi dell’essere a bordo di una supercar.

Un altro particolare importante è la rigidità dell’assetto, che contribuisce ad essere ancor più perfetti nella nostra esperienza alla guida. Certo, assorbirsi un viaggio di sei ore non è facile – e lo dice la mia schiena –, ma questo dettaglio non rimane nella mente perché l’emozione di condurre la Huracán STO tra piccoli borghi del Friuli Venezia Giulia, i boschi dell’Austria e tra le meravigliose vallate delle Alpi è unico e irripetibile.

Ecco, è proprio sui percorsi misti che la Huracán STO si esalta maggiormente. Ogni leggera curvatura della strada è una scusa per poter pigiare il pedale dell’acceleratore e sentirsi, per brevissimo tempo, un pilota professionista, sempre rimarcando che non ci trovavamo su pista e a velocità adatte al traffico e ai limiti segnalati dai cartelli.

Ci sono comunque dei piccoli dettagli da segnalare, purtroppo, per queste lunghe macinate di chilometri: staccare il biglietto del pedaggio autostradale richiede lo slacciamento delle cinture di sicurezza e l’apertura della portiera – a meno che non siate Bol Bol, per gli appassionati di NBA – e non c’è spazio per una valigia, al massimo per una piccola borsa e uno zaino da tenere sul sedile del passeggero.

Sicuramente, per chi vuole emulare Peter Parker che riceve i suoi superpoteri dal ragno, anche un innamorato delle corse rinuncia al comfort per assorbire il DNA sportivo della Huracán STO. Un compromesso più che valido perché, come ho scritto in apertura, imbarcarsi in un viaggio così lungo è per il viaggio stesso, andare all’avventura in luoghi meravigliosi con una vettura da sogno.

Arrivare al Red Bull Ring, dopo un’intera giornata passata a scoprire luoghi così distanti eppure così in comune tra loro, e vedere in azione sui saliscendi la Lamborghini Huracán GT3 Evo ripaga la stanchezza. Il perfetto aperitivo serale con il migliore degli spuntini: le corse. E il V10 è il perfetto cocktail perché, in futuro, sarà praticamente solo un ricordo.

Le bellissime foto dell’articolo sono state scattate da Eros Maggi

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