Multe auto: ne prende 90 in 2 anni, ma le vetture sono guidate da rom

Gli è stata rubata l'identità, l'incubo è senza fine

Ha preso 90 multe in due anni, ma le infrazioni non sono state commesse da lui, bensì da rom al volante di auto a lui intestate. L'imprenditore pugliese: "Non so più come fare per fermare questa valanga di contestazioni".
Multe auto: ne prende 90 in 2 anni, ma le vetture sono guidate da rom

Un incubo lungo due anni e non ancora finito. Un imprenditore pugliese ha ricevuto ben 90 multe negli ultimi mesi, ma le infrazioni non sono state commesse da lui, bensì da cittadini dell’Est, molti dei quali domiciliati nei campi rom di Roma, che viaggiano senza assicurazione o con la patente scaduta, con auto intestate all’ignaro automobilista. Sono ben 16 le auto di cui risulta proprietario.

90 multe in 2 anni: tutto nacque nel dicembre 2016

Era una fredda giornata di dicembre di due anni fa, il 2016, quando i carabinieri bussarono alla porta dell’imprenditore foggiano, accusandolo di essere alla guida di un’auto non fermatasi allo stop delle forze dell’ordine. Poi un susseguirsi di altre multe e accuse varie: “Se non fossi riuscito a fare annullare alcuni verbali e non avessi presentato i ricorsi – il racconto a ‘Il Messaggero’ – solo per i punti, avrei già stracciato sette o otto patenti. Ma solamente di spese legali questa vicenda pazzesca mi è costata 10mila euro”.

Le ‘presunte’ auto dell’imprenditore

Come dicevamo, sono ben 16 le auto di cui risulta proprietario l’ignaro pugliese, a cui è stata ovviamente rubata l’identità: un’Audi, una Fiat Punto, l’Opel Zafira, una BMW Serie 3, due Ford Focus, una Fiat Bravo, una Jaguar, due Renault Megane, una Volkswagen Polo, una Peugeot 1007, una Renault Clio, una Fiat Croma e due Mercedes.

Il caso delle 90 multe è ancora aperto

La fine di questa assurda vicenda deve ancora arrivare: l’imprenditore ha fatto il giro di Procure, prefetture, caserme dei Carabineri e commissariati, ma non è stato ancora sufficiente. “Non so più come fare per fermare questa valanga di contestazioni che mi arrivano – ha concluso – soprattutto non riesco a capire che cosa si aspetti ad aprire un’unica grande inchiesta, per fare luce sull’organizzazione che si è servita dei miei dati personali. E’ assurdo”.

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