Stop auto benzina e diesel dal 2035, le proteste dei costruttori europei: “Un errore”
Acea: "Vietare una singola tecnologia non è razionale"
Com’era lecito attendersi, l’annuncio della Commissione europea relativo alla proposta di vietare la vendita di auto con motori a benzina e diesel dal 2035, che fa parte delle misure contenuto nel Green Deal, il nuovo pacchetto clima europeo denominato “Fit for 55“, ha suscitato immediate reazioni e proteste.
Acea: “Proposta irrazionale”
Acea, la principale associazione europea dei costruttori di automobili, definisce “irrazionale” lo stop ai motori endotermici nel 2035 e, nonostante affermi di sostenere “tutti gli sforzi per rendere l’Europa a emissioni zero entro il 2050, come previsto dalla proposta di legge sul clima”, sottolinea che “vietare una singola tecnologia non è una via razionale da perseguire in questo momento”.
Passaggio all’auto elettrica da sostenere economicamente
L’associazione parla di vero e proprio “errore” della Commissione Ue nel voler eliminare dalla circolazione le auto a benzina e diesel nel giro dei prossimi 14 anni. Le misure avanzate dall’Europa, che punta accelerare nei prossimi anni con la transizione energetica, avranno un impatto notevole sul settore dei trasporti privati e degli automobilisti se si considera che entro il 2035 la stragrande maggioranza di essi, dato i numeri esigui di chi già possiede un’auto a batteria, sarà “costretta” a cambiare la propria auto con un’elettrica. Il passaggio dall’auto a combustione termica a quella elettrica non è certamente automatico e alla porta di tutti, considerando anche l’attuale differenza di prezzo tra le due tipologie di vetture, un problema che l’Ue proverà ad attenuare anche con una serie di incentivi e sostegni per i cittadini e per le Case automobilistiche volte a non far ricadere sugli automobilisti il costo della transizione energetica del proprio mezzo privato.
Inoltre l’Unione Europea chiederà agli Stati membri di incrementare la capacità di ricarica in linea con le vendite di auto green e di aumentare la presenza di punti di ricarica e rifornimento distribuiti a intervalli regolare sulle principali arterie autostradali: ogni 60 km per la ricarica elettrica e ogni 150 km per il rifornimento di idrogeno.
Anfia: “Sconcerto e forte preoccupazione, non si tiene conto dell’impatto”
Sull’impatto ad ampio spettro che avrà tale misura torna anche Anfia, l’Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica, che esprime “sconcerto e forte preoccupazione per la proposta, prevista nel pacchetto Fit for 55, di inasprire i target di riduzione delle emissioni di CO2 previsti dalla regolamentazione vigente. “Pur consapevoli dell’importante ruolo che l’industria automotive può giocare nel raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione del Green Deal europeo – scrive in una nota l’associazione – riteniamo che lo sforzo richiesto dall’attuale proposta non tenga in debito conto degli impatti industriali, economici e sociali di scelte così ambiziose e categoriche”.
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