Mini Cooper S JCW, la più potente di sempre non è la più cattiva [PROVA SU STRADA]

Un prodotto più adulto che perde però gran parte del go kart feeling

La terza generazione di Mini 3 porte sale in dimensioni e potenza, con il top della gamma, la John Cooper Works che sfodera numeri impressionanti: 231 cavalli, 246 Km/h, 0-100 in 6,3 secondi. I numeri però non sempre raccontano tutto, lei infatti è molto più civile ed addomesticata di quanto ci si aspetti

Mini Cooper S John Cooper Works – Quando un’auto è un mito ogni modifica, ogni novità, ogni aggiornamento si devono scontrare con i pensieri degli estimatori più severi, i puristi. Quelli che vorrebbero ancora oggi la Porsche 911 con il flat six rigorosamente raffreddato ad acqua (andato in pensione nel 1998), oppure quelli per cui la Mini è quella inglese del 1959, non quella prodotta dalla tedesca BMW a partire dal 2001. Noi siamo certamente più moderni e moderati nei nostri giudizi, nel caso specifico espressi sulla base di una esperienza personale diretta, avendo avuto in proprietà per molti anni un esemplare di Cooper Export 1.300 del 1973, uno della “generazione Rover” del 1991 ed una moderna Cooper S di prima generazione. Ognuna delle tre con i suoi pregi e completamente diversa dalle altre. Proprio quest’ultima ha visto nascere la sigla JCW, un’azienda fondata dal figlio di John Cooper, che inizialmente produceva un kit di potenziamento e modifica, ma che in seguito è diventata la divisione sportiva di Casa Mini (oltre che al 100% di BMW), come AMG per Mercedes, M per BMW o Audi Sport (recentemente diventato Brand a se stante). L’ultima arrivata cerca di far dimenticare a suon di numeri da record quello che per alcuni potrà essere un difetto, per altri è invece un pregio. La Mini infatti, più passa il tempo, più diventa fruibile e matura, rinunciando però a una parte di quella grossa dose di follia e cattiveria che aveva in passato. La nuova Cooper S John Cooper Works è certamente la più potente e veloce di sempre, ma non la più emozionante che possiate aspettarvi. Di contro guadagna in qualità, ergonomia, abitabilità, è insomma più matura e più auto “vera”.

Design e Interni:

D’impatto senza essere vistosa in questo allestimento sportivissimo
Mini_JCW_Pss_2016_esterni

Se la terza generazione di Mini suscita pareri contrastanti e deve essere “digerita” prima di apprezzarla a pieno, in questa configurazione JCW ha un gusto tutto diverso e convince di più. Si è riuscito a renderla giustamente aggressiva come deve essere la versione più estrema, ma senza virare verso il “cafone”. Ostenta il giusto insomma. A cominciare dal muso, la parte forse più “al limite”, con quelle enormi prese d’aria e la porzione inferiore del paraurti un po’ intricata, paraurti che sono tra l’altro uno dei principali elementi distintivi dalla Cooper S “normale”. Si conferma la bocca sul cofano, quella che sulla prima generazione portava aria all’intercooler e che poi è rimasta come segno distintivo della Cooper S. Sulla fiancata la si distingue invece per cerchi dedicati, da 17” di serie, ma a nostro avviso è un must sceglierla con i 18 opzionali. Dietro troviamo due grintosissimi e generosi terminali di scarico centrali, annegati in un paraurti quasi completamente a nido d’ape, anche in questo caso reso aggressivo dalla sporgenza rispetto alla sagoma del paraurti standard, oltre che dal suo disegno. Pronunciato, ma non esagerato, lo spoiler sulla parte superiore del portellone del bagagliaio. Le dimensioni cresciute rispetto al passato sono ben visibili al primo sguardo, diventano ancor più evidenti quando la infiliamo nello stesso (piccolo) box dove avevamo i riferimenti di una Cooper S prima serie. I numeri parlano chiaro, sono 25 centimetri in più (+ 16 rispetto invece alla seconda serie), di cui solo 4 di passo. 387 centimetri di lunghezza, 250 di passo, per 173 di larghezza e 141 di altezza. Anche la bilancia paga dazio, con circa 150 chili in più dalla prima serie. La JCW arriva infatti a quota 1.235 Kg, 1.250 con il cambio Steptronic. Un balzo molto più importante quello fatto nel passaggio dalla seconda alla terza serie rispetto al precedente, dovuto soprattutto alla scelta di adottare la medesima piattaforma della serie 2 Active e Sport Tourer BMW.

Interni: Più grande fuori, più spaziosa dentro
Mini_JCW_Pss_2016_interni

La scelta di far crescere la Mini ha ovviamente effetti positivi sulle dimensioni interne e sull’abitabilità. Il bagagliaio passa da 160 litri a 211, tanto per darvi il primo dato utile a giudicare. Non è quello di una segmento C, ma si tratta pur sempre di un +32% circa. Lo spazio per i due passeggeri che siedono dietro è ora più accettabile, ci si può fare un viaggio lungo senza troppi sacrifici, ma i cambiamenti non finiscono qui. La Mini dentro, soprattutto in questa ricca versione al top di gamma, è molto più premium che in passato. Davvero ottimo il livello delle finiture, oltre ai sedili sportivi, alla pedaliera dedicata con inserti metallini ed alle scritte sui tappetini e sui battitacco. L’aspetto “giocoso” della Mini resta solo in alcune plastiche lucide ed in altri dettagli, come l’indicatore del livello del carburante, che a noi continua a non convincere troppo. Tetto e montanti scuri invece, che fanno parte del “pacchetto” JCW, la fanno sembrare un’auto seria, oltre che accrescere il livello di qualità percepito. Restano alcune peculiarità Mini, come il grosso strumento centrale che, in questo caso, accoglie il navigatore opzionale con schermo da 8.8”. Di serie troviamo invece una dotazione comunque molto interessante, che include, ad esempio, il cruise control attivo, gli abbaglianti automatici e il sistema Smart card con chiave automatica ed accensione con il coreografico tasto a levetta sul tunnel centrale.

Comportamento su Strada:

Meno kart feeling, più comfort e fruibilità nell’uso quotidiano
Mini_JCW_Pss_2016_guida

Lo abbiamo anticipato, con la terza generazione la Mini, e la JCW non fa eccezione, perde gran parte di quel kart feeling che tanto ha reso famoso questo modello, fin dal 1959, ma anche nella sua seconda rinascita in tempi moderni, con una reattività ed una tenuta di strada strabilianti, che le hanno permesso di giocarsela con auto ben più potenti sui tracciati tortuosi, in tempi più remoti di stupire il Mondo con i successi al Rally di Montecarlo. Più che le prestazioni a divertire i piloti smaliziati era quel retrotreno ballerino, con tutto il peso sull’asse anteriore e la pochissima inerzia data dalle dimensioni contenute e dagli sbalzi inesistenti. Sulle vecchie Mini ci si diverte ancora oggi, entrando in curva e lasciando di colpo l’acceleratore ci si trova in un istante di traverso, si preme il gas correggendo con lo sterzo e lei torna immediatamente sui binari. La nuova Mini ci riporta sulla retta via, non è più un gioco per piloti esperti, ma un’auto più fruibile ed attenta alle esigenze di una platea forse meno specialistica, sicuramente più vasta ed eterogenea. Diciamocelo, noi per primi, pur amando la follia delle auto del passato, non possiamo negare che nell’uso quotidiano la JCW sia una piacevolissima compagna, più ricca in quanto a dotazione ed in grado di coccolarci anche in lunghi viaggi, dove l’ottima insonorizzazione rende l’abitacolo ovattato e ben isolato (a 130 Km/h, con il cambio automatico in sesta, il motore gira ad appena 2.600 giri).

Quella sensazione di guidare un kart in parte le resta ed il concetto viene anche richiamato dalla grafica visualizzata sullo schermo quando si inserisce la modalità Sport. Di serie troviamo infatti la possibilità di scegliere fra tre configurazioni, standard, Eco e Sport appunto. Si agisce sullo sterzo, e sulla gestione del propulsore, nel nostro caso anche sulla gestione delle cambiate e delle sospensioni attive DDC (opzionali). Con una potenza così sarebbe stata auspicabile la presenza di un bel differenziale meccanico autobloccante, invece si è optato per un elettronico EDLC (Electronic Differential Lock Control), che in pratica agisce frenando la ruota che perde aderenza. Controlla molto bene gli effetti negativi della coppia scaricata sulle ruote anteriori, il Torque Steering, ma in tutta sincerità un Torsen avrebbe regalato un piacere “fisico” di guida completamente diverso. Proprio lo sterzo delude un po’ le attese, ma le colpe sono anche di una gommatura francamente fin troppo conservativa, con le 205/45 R 17 di serie che finiscono per convincerci della necessità di dotare la Mini JCW dei cerchi opzionali da 18”, con i quali siamo certi sarebbe stata più graffiante. Freni Brembo specifici per la JCW, che anteriormente prevedono pinze a 4 pistoncini e un assetto dedicato, bello rigido, completano il quadro.

Motore e Prestazioni:

Il più potente di sempre su una Mini, ma anche facile e fruibile
Mini_JCW_Pss_2016_motore

Come sulla Cooper S di terza generazione, la cilindrata sale da 1.6 a 2 litri, la potenza cresce fino al valore record di 231 cavalli, ma più che rabbioso il nuovo propulsore si fa amare perché è pieno e spinge sempre, ad ogni regime. Guadagna ben 39 cavalli rispetto ai 192 della Cooper S, 13 se il confronto lo facciamo con il vecchio JCW. Già a leggere meglio i dati però emerge un carattere che non ti aspetti. La coppia di ben 320 Nm (valore molto elevato per un 2 litri a benzina), arriva ad appena 1.250 giri e resta costante fino a 4.800. Anche la potenza viene erogata ad un regime piuttosto contenuto, 5.200 giri e resta costante fino a quota 6.000. Oltre il gioco non va, a conferma della volontà di rendere tutta questa abbondanza più fruibile nell’uso quotidiano, senza la necessità di far girare alto il motore, con il grosso vantaggio di tenere a bada anche i consumi e le emissioni. Le prestazioni sono eccezionali e la facilità con cui ci si ritrova a velocità da ritiro patente lo dimostra. La JCW è in grado di raggiungere la velocità strabiliante di 246 Km/h, un dato che per un’auto che si chiama Mini fa ancora più scalpore. Il cambio automatico Steptronic che troviamo sull’esemplare in prova (un Aisin con convertitore di coppia e 6 rapporti) si paga 1.900 euro, oltre ai 15 Kg sulla bilancia, ma riesce a far guadagnare due decimi sullo 0-100, scendendo a quota 6,1. Al contempo però i consumi sono decisamente migliori. A nostro avviso, per il carattere dell’auto, è una scelta vivamente consigliata, quando si vuole osare di più i paddle al volante consentono poi di divertirsi gestendo manualmente le cambiate. Comfort, prestazioni e consumi migliori, senza grossi sacrifici, anzi. Anche il sound ne guadagna, con qualche scoppiettio in rilascio in più, che fa tanto racing. La voce del 2 litri a 4 cilindri TwinPower Turbo, soprattutto in modalità Sport, non è affatto malvagia, anzi.

Consumi e Costi:

Si parte da 31.200 euro per la Mini top di gamma, ma i consumi sono una lieta sorpresa
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Partiamo dalle buone notizie, è di 6,3 litri per 100 Km è il dato dichiarato nel ciclo combinato, eclatante per un’auto così sportiva, nemmeno troppo lontano da quanto si possa fare nell’uso reale. Difficilmente infatti siamo riusciti a farla scendere sotto quota 10 con un litro, mentre con una guida più educata ci si sposta verso valori ben più contenuti, prossimi anche ai 13-14 Km/l. Il prezzo dell’ammiraglia delle Mini 3 porte è di 31.200 euro, a cui ne vanno aggiunti altri 1.900 se la volete con il cambio Steptronic. La lista di optional e lunga e può far salire il conto di parecchio, basti pensare che il navigatore Professional con schermo da 8.8” costa da solo 2.120 euro, altri 1.940 se ne possono spendere per gli interni in pelle più pregiati. 820 euro costa invece passare alla gommatura da noi caldamente consigliata per questa piccola belva da 231 cavalli, su cerchi da 18” JCW Cup Spoke bicolori.

Pro e Contro

Ci PiaceNon Ci Piace
Erogazione del propulsore sorprendente ai bassi e medi regimi, abitabilità interna nettamente migliorata, come anche ergonomia e qualità percepitaLe manca la cattiveria e l’incisività che l’aveva resa famosa in passato, gommatura di serie troppo contenuta.

Mini Cooper S JCW: la Pagella di Motorionline

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