Acea: “30 milioni di auto elettriche in Europa nel 2030 lontane dalla realtà”
Poche infrastrutture ed i problemi economici per il Covid
L’Unione Europea ha parlato dell’obiettivo di avere almeno 30 milioni di auto elettriche sul territorio europeo entro il 2030, nell’ambito del piano di riduzione delle emissioni dei trasporti del 90% entro il 2050. Un’idea “molto lontana dalla realtà odierna” secondo quanto affermato dall’Acea, l’Associazione Europea dei Costruttori, pur condividendo l’obiettivo della promozione dei veicoli elettrici.
Lo scorso anno, ultimo di cui si hanno i dati completi, la percentuale di veicoli a zero emissioni (elettriche o a celle di combustibile) era solo lo 0,25% del parco auto complessivo dell’Unione Europea. Un dato lontanissimo dall’obiettivo prefissato, per il quale “ci vorrebbe una crescita delle auto a zero emissioni di quasi 50 volte in dieci anni. E non ci sono le condizioni necessarie”.
Mancano le infrastrutture
Il problema principale è legata alle infrastrutture, sono ancora troppo ridotte per pensare ad una rivoluzione così importante del parco auto continentale. “La questione è abbastanza semplice – si legge nella nota dell’Acea – più alti diventano gli obiettivi climatici, più alti dovrebbero essere gli obiettivi per i punti di ricarica e le stazioni di rifornimento. Sfortunatamente, vediamo ancora una discrepanza tra questi due elementi da parte dell’UE”.
Attualmente sono disponibili circa 200.000 punti di ricarica nell’Unione Europea e, per provare a raggiungere quell’obiettivo, le infrastrutture dovrebbe crescere di 15 volte nei prossimi 11 anni. “I membri dell’Acea chiedono quindi ancora una volta ai legislatori dell’UE di spingere i governi nazionali a investire nelle infrastrutture di ricarica e rifornimento. L’esperienza ci ha dimostrato che un approccio volontario a questi obiettivi infrastrutturali non funziona”.
Non solo la ricarica
Oltre alle infrastrutture, sono necessari anche altri strumenti per incoraggiare i consumatori a passare alla mobilità a emissioni zero, come una tariffazione del carbonio più aggressiva, la conferma dei programmi di rinnovo della flotta e misure di supporto per il miglioramento e la riqualificazione dei lavoratori per facilitare la trasformazione del settore.
Ricordando che, la crisi economica derivata dalla pandemia, porterà molti europei ad “aver meno soldi da spendere. Ciò rischia non solo di incidere sull’accessibilità economica della mobilità, ma anche di aumentare l’età media delle auto, rallentando così il rinnovo della flotta”.
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