ANFIA: i nuovi obiettivi di riduzione di CO2 preoccupano la filiera produttiva industriale
È necessario adottare piani ben precisi in Italia per rinnovare il parco circolante degli autocarri
Nell’ultimo comunicato stampa ufficiale, l’Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica (ANFIA) fa notare che la proposta di revisione del regolamento europeo sulla riduzione delle emissioni di CO2 dei veicoli industriali, avanzata lo scorso 14 febbraio della Commissione Europea, inasprisce notevolmente il target già fissato al 2030 da -30% a -45% e prevede target decisamente ambiziosi per il 2035 (-65%) e per il 2040 (-90%), destando preoccupazione nella filiera produttiva del comparto.
Questo perché è molto difficile sviluppare in così pochi anni delle soluzioni tecnologiche capaci di dimezzare le emissioni di CO2 degli autocarri, che propongono caratteristiche tecniche molto diverse dalle auto normali e soprattutto proposti in diversi allestimenti.
L’obiettivo previsto per il 2040 ostacola la neutralità tecnologica
Pur considerando i motori a combustione interna a idrogeno, l’obiettivo per il 2040 mina il principio di neutralità tecnologica, che risulta invece fondamentale per salvaguardare e valorizzare competenze già esistenti nel settore automobilistico europeo, mitigando gli impatti sociali della transizione energetica.
Solo introducendo nel regolamento un meccanismo di contabilizzazione dei benefici apportati dall’utilizzo dei carburanti rinnovabili, sarà possibile favorire una rapida e sostenibile decarbonizzazione del settore industriale. È inoltre indispensabile creare le condizioni abilitanti per centrare l’obiettivo.
Bisogna strutturare in Italia un piano per rinnovare il parco circolante degli autocarri
Secondo l’ACEA (Associazione Europea dei Costruttori di Autoveicoli) sono necessari almeno 50.000 punti di ricarica pubblici per autocarri in Europa per poter raggiungere il nuovo target al 2030. 35.000 di questi devono essere ad alte prestazioni, oltre ad almeno 700 stazioni di rifornimento di idrogeno.
ANFIA ribadisce la necessità di strutturare in Italia un piano triennale per rinnovare il parco circolante di autocarri con mezzi a basse e zero emissioni per cui siano previsti stanziamenti coerenti con quanto già messo in opera dagli altri paesi europei.
Gli operatori del trasporto pubblico sono in forte pressione
L’obbligo di vendere soltanto autobus urbani a zero emissioni a partire dal 2030 sottopone a una forte pressione gli operatori del trasporto pubblico, chiamati a rivedere i loro piani di investimento e di infrastrutturazione dei depositi.
Potrebbe anche innescare un meccanismo di anticipazione degli acquisti per cercare di ottenere gli ultimi mezzi ad alimentazione tradizionale. Infine, è necessario aumentare i fondi già disponibili per il rinnovo del parco circolante a basse emissioni.
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