Auto cinesi in Italia: fino a 11.000 nuovi posti di lavoro secondo le stime
Con la produzione di auto cinesi in Italia fino a 11.000 nuovi posti di lavoro
Il governo italiano in questo periodo è impegnato in alcune trattative con alcune case automobilistiche cinesi per rafforzare la produzione di auto nel nostro paese. Ricordiamo infatti che l’obiettivo è un milione di auto prodotte all’anno. In particolare, con Dongfeng Motors si discute la possibilità di costruire uno stabilimento nel nostro paese, destinato a diventare un hub per l’intera Europa.
Con la produzione di auto cinesi in Italia fino a 11.000 nuovi posti di lavoro
Secondo quanto riportato da Il Sole 24 Ore, la società di consulenza AlixPartners stima che un sito di questo tipo, con una capacità produttiva intorno alle 150 mila – 200 mila vetture all’anno, potrebbe garantire un numero di posti di lavoro compreso tra i 9.000 e gli 11.000, senza tra l’altro tenere conto dell’indotto. Tuttavia, restano da risolvere alcune problematiche, come la necessità di competenze specifiche.
Se la possibilità di creare così tanti nuovi posti di lavoro è senza dubbio una è prospettiva assai interessante, restano ancora alcune questioni da chiarire. Tra queste, uno dei principali aspetti riguarda le competenze necessarie per realizzare il maxi impianto di cui si sta discutendo proprio in questi giorni.
Dario Duse, Emea co-leader della practice Automotive & Industrials e Italy Country Leader di AlixPartners, ha spiegato che, sebbene l’Italia disponga di un gran numero di laureati e lavoratori qualificati nei settori dell’informatica e dell’ingegneria elettronica, esistono comunque delle criticità.
Al momento, molte di queste competenze sono più indirizzate a settori quali l’elettronica e la consulenza IT, piuttosto che verso l’industria automobilistica. Inoltre anche disponendo di queste risorse, potrebbero comunque non bastare per sostenere la produzione di un progetto di tale portata, specialmente in ambiti cruciali come l’intelligenza artificiale, la robotica avanzata e l’analisi dei big data, dove permangono delle carenze.
Seguici qui