Auto elettriche: torna il calo a ottobre in Italia, la quota è pari al 3,9%
Pesante -13,3% ad ottobre, sempre ultimi in Europa
Continuano le grandi difficoltà delle auto elettriche in Italia, in un ottobre complicato. Dopo il piccolo rilancio di settembre, il mese appena concluso ha visto un nuovo pesante calo: -13,3%, rispetto allo stesso mese dell’anno scorso. È scesa anche la quota di mercato, ora ferma al 3,9%, in calo dello 0,2%. Restando il fanalino di coda in Europa.
“Il ritardo dell’Italia nell’adozione della mobilità elettrica evidenzia ancora una volta l’importanza di una strategia chiara per tutelare e rilanciare il settore nazionale dell’auto – sottolinea il presidente di Motus-E, Fabio Pressi – Per i consumatori e per l’industria è estremamente complicato orientarsi in uno scenario volubile”.
I dati di ottobre
Entrando più nel dettaglio, nei primi dieci mesi del 2024 le auto elettriche registrate nel nostro Paese sono 52.523, in aumento del 2% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, con una market share pari al 3,9%, analoga al periodo gennaio-ottobre 2023. Al 31 ottobre, il parco circolante elettrico italiano è composto da 266.098 auto. Il 53% delle immatricolazioni full electric sono state acquistate dai privati, l’8% alle flotte aziendali, il 9% ai concessionari e il 30% ai noleggi.
Come dicevamo, l’Italia resta in grande ritardo, rispetto al resto d’Europa, nella quota di mercato. Quest’ultima, riferita a settembre 2024, si attesta al 17,2% in Francia (20,4% a settembre), al 13,1% in Germania (16,6% a settembre), al 5,2% in Spagna (8,6% a settembre) e al 17,9% nel Regno Unito (20,5% a settembre).
”Difficile interpretare il taglio di risorse”
Il presidente di Motus-E è preoccupato: “È di difficile interpretazione ora alla luce dell’intenzione del Governo di sottrarre al fondo automotive l’80% delle risorse già stanziate. A tutela delle imprese e dei lavoratori della filiera, e nell’interesse dell’intero Sistema Paese, appare quindi cruciale un confronto aperto e costruttivo per tracciare il futuro di un’industria centrale per l’economia nazionale”.
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