Brebemi: a tre mesi dall’apertura pochissimi passaggi e tanti costi

L'autostrada che collega Milano a Brescia si sta rivelando un grande flop

Solo 18mila accessi rispetto ai 40mila ipotizzati, tariffe oltre il doppio in confronto a quelle della A4, e un debito di oltre 1,8 miliardi di euro nei confronti delle banche. Questi ad oggi i numeri della Brebemi, la nuova autostrada che corre per 62 km in un tratto che appare per lo più deserto e non destinato a riempirsi. Ora si cerca di correre ai ripari con la richiesta di un intervento pubblico, ma per il momento nulla è stato confermato
Brebemi: a tre mesi dall’apertura pochissimi passaggi e tanti costi

A 3 mesi dall’apertura della tanto contestata Brebemi, l’autostrada che corre parallela all’A4 collegando Milano a Brescia, i conti non tornano. Il tratto autostradale di sessantadue chilometri, ad oggi registra infatti meno della metà dei passaggi giornalieri previsti e tariffe più care del doppio rispetto a quelle dell’A4. Insomma, il risparmio in termini di tempi di percorrenza e distanza non ha convinto sufficientemente gli automobilisti, che continuano a preferire la vecchia Serenissima.

Se la situazione non dovesse migliorare a farne le spese sarebbero i finanziatori. I costi dell’intero progetto ammontano a 2,439 miliardi di euro – interessi compresi – mentre le previsioni erano di 800 milioni di euro di spesa, e degli 1,818 miliardi di euro di prestiti, 820 arrivano dal ministero dell’Economia e 700 dagli Stati della Ue.

Per ammortizzare l’investimento, la società di progetto, che è composta da banche, società autostradali, costruttori, camere di commercio, comuni e province, ha previsto una concessione ventennale e relative entrate con i pedaggi, stimati intorno ai 40mila transiti nei primi sei mesi e 60mila da gennaio 2015. Ma in realtà i numeri sono altri. Gli accessi giornalieri si arrestano ad appena 18mila e interessano solo una minima parte dell’autostrada, quella utilizzata dai pendolari. E il fatto che entrambi i bandi per aprire due stazioni di servizio siano stati un buco nell’acqua rappresentano un’ulteriore conferma che il progetto non sia mai decollato come previsto.

Investendo direttamente, le banche ci hanno però anche guadagnato. La parte di finanziamento pubblico infatti prima di arrivare alla società è passata dal consorzio che raggruppa Intesa, Unicredit, Mps, Centrobanca e Credito Bergamasco e che lo ha successivamente rigirato a Brebemi Spa a un tasso più elevato, del 7,8 per cento. Per risolvere la situazione, ora si chiede che intervenga il governo, con una defiscalizzazione da 490 milioni di euro per Iva, Ires e Irap, oltre un prolungamento della concessione di altri dieci anni. Ma al momento dal Ministero dell’Economia tutto tace.

Secondo Eugenio Casalino del M5S, “la verità è che il progetto era insostenibile e l’opera irrealizzabile nonché inutile. Solo la provvista a tasso agevolato e l’eventuale defiscalizzazione statale renderanno l’opera una grande occasione. Per i privati però”.

C’è poi il conflitto di interessi che interessa il presidente di Brebemi, Francesco Bettoni. “Chiede prestiti alle banche per realizzare la A35 – è quanto sostiene Dario Balotta di Legambiente – e poi li concede come consigliere di Ubi. Decide di espropriare oltre un centinaio di aziende agricole, espropri che hanno fatto lievitare i costi dell’opera, e allo stesso tempo è uno dei maggiori esponenti nazionali e locali del mondo agricolo. Progetta nuove autostrade e contemporaneamente amministra alcune di quelle esistenti”.

Il diretto interessato ha risposto alle accuse sostenendo di non aver mai infranto la legge con le proprie operazioni. Ma ancora non si sa cosa potrebbe succedere in caso di bancarotta o di restituzione della concessione. Chi pagherà i debiti? La risposta non è chiara, in quanto il contratto di concessione non è di dominio pubblico. Ma c’è da immaginarsi che saranno i contribuenti a rimetterci.

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