Capoforte SQ240i: la prova della barca elettrica a Venezia [VIDEO]

Le sensazioni di guida con Maurizio Bulleri

Capoforte SQ240i: la prova della barca elettrica a Venezia [VIDEO]

Oggi abbiamo una piccola opera d’arte da mostrarvi e per farlo abbiamo scelto lo scenario migliore: Venezia. Questa è Capoforte SQ240i. Stiamo per navigare a emissioni zero, perché come propulsore abbiamo Arbo, un motore elettrico a 48 volt di Yamaha. Sotto questa calandra, ci sono i cavi elettrici che portano l’energia al motore sott’acqua, nel paraelica ci sono i magneti permanenti, al centro il rotore che genera la rotazione dell’elica con una spinta massima di 3,7 kW. La prua, là dove incontra la pontatura, mi ricorda una portaerei o il celebre superyacht di Loursen, ma il dritto verticale mi riporta alle barche a vela, per non dimenticarci che certe forme hanno lo scopo di farci navigare bene.

Le caratteristiche

Capoforte SQ240i

Capoforte è un brand nato come una gamma di Invictus, ma oggi è totalmente indipendente. Nel nome di questo modello ci sono tutte le sue identità: S come sedan, Q simbolo di accensione elettrica, 240 i piedi espressi in decimi e I perché ha il motore integrato. È larga 246 cm, parecchi per uno scafo che deve navigare minimizzando la resistenza idrodinamica, ma giusti per farci stare comodi anche in 6. Anzi, i posti a sedere sono addirittura 10, tutte le persone che può trasportare secondo la normativa CE. È totalmente simmetrica rispetto all’asse di chiglia, anche nei minimi dettagli. Divani a prua accoglienti, avvolgenti divani per sedersi e sdraiarsi lungo i fianchi, divanetti a centro barca approva via e poppavia della console. Il rivestimento del pagliolo richiama la superficie d’acqua, con una successione di onde dolci come quelle quasi impercettibili lasciate dalla sua scia. Il cassero è essenziale non ha bisogno di proteggere dal vento, che è una brezza lieve anche a tutta velocità.

La console resta quasi completamente nascosta dei fianchi, che a prua sono vigorosi e poi da centro scafo a poppa diventano lisci, puri: è un salotto sull’acqua. Finiture, orli, bordi, tappezzerie, colori e accessori sono stati curati come avrebbe fatto uno stilista dell’alta moda, per un abito da sfilata. Le cinture sulle sellerie, la cintura a prua, il tientibene sotto il materassino a poppa: l’armonia è il tema stilistico di questo modello. La completano alcuni accessori come il tavolo di tech estendibile con portabicchieri, che può diventare anche piano prendisole, e poi il tendalino parasole sostenuto da 6 pali di carbonio, disposti tutto intorno per riparare l’intero ponte di coperta. Il prendisole è vicino alla superficie: a chi non piace sdraiarsi sull’acqua! Questo è l’appoggiatesta, sotto i divani e sotto i paioli, tantissimi spazi di stivaggio e guardate l’enorme gavone a poppa. È una barca anche pratica.

La prova

Capoforte SQ240i

Su questo esemplare abbiamo 800 ampere/ora, come capacità complessiva di quattro batterie. Abbiamo anche il comando joystick, che ci aiuta volendo nelle manovre, lo strumento mi indica che abbiamo a disposizione il 90% della capacità delle batterie. Suggestivi questi passaggi, in canali dove bisogna essere millimetrici. Sembra di navigare su una barca a vela, nel silenzio assoluto, ma senza alcun esercizio fisico, in completo relax. È un’atmosfera speciale. Poi non ci sono vibrazioni, né quelle del motore, né quelle della trasmissione e neanche quelle indotte agli elementi di coperta, che potrebbero oscillare. Mentre si naviga si fanno cose piacevoli, rilassanti. Un viaggio non ha lo scopo di raggiungere una meta, ma il viaggio stesso è la meta, il viaggio stesso è il momento da godere, navigando qui nei canali all’interno della città di Venezia. 450 giri minuto, la batteria si scarica molto lentamente, la durata del viaggio può essere molto lunga.

Ad esempio, in questo momento, stiamo consumando appena 10 ampere. La tensione della batteria è ancora quella ottimale, piena carica. E adesso entriamo in Canal Grande, per farvi anche un po’ godere questa città. Il timone è molto demoltiplicato, 4 giri a dritta e 4 giri a sinistra, ma se siete rapidi nel muovere le mani, vi accorgete che ha un eccellente manovrabilità. Navighiamo da 10 minuti, considerate le manovre a lento moto e la carica è sempre del 90 per cento. Si sentono i motori delle altre barche, ma non il proprio, ed è una situazione nella quale non mi sono mai trovato. Qui è una festa continua. Qua ci salutano e ci conoscono tutti. Ora secondo i dati forniti dal cantiere: l’autonomia a 5 chilometri orari dovrebbe essere addirittura di 23 ore, a 7,7 km/h di 9 ore, a 8,8 km/h 6 ore e a 10 km orari dovrebbe scendere a 4 ore. Insomma, c’è una grande differenza e vale la pena di dosare l’acceleratore, anche a seconda di quanto vogliamo che sia lungo il nostro viaggio e quale autonomia vogliamo avere.

Capoforte SQ240i

Con tutta la manetta giù, siamo a 950 giri minuto e la velocità è di 10 km/h. L’amperometro ci dice che il motore sta assorbendo 80 ampere: se dovessimo fare un puro calcolo matematico e potessimo considerare lineare la scarica delle batterie, la loro capacità di fornirci energia, sia quando sono completamente cariche sia quando man mano sta scendendo la loro carica, con questi dati dovremmo dire che possiamo navigare con 800 ampere/ora di capacità per 10 ore a 10 chilometri orari. Sono sceso a 800 giri, 8 km/h, l’amperometro dice 50 ampere di assorbimento. Anche in questo caso l’autonomia è molto superiore a quella stimata prudentemente dal cantiere. Diciamo che per scaricare completamente le batterie, in linea teorica e questo quindi non è possibile, potremmo navigare addirittura per 16 ore in crociera a questa velocità.

In alternativa, è previsto un motore entrobordo Molabo, con asse elica della potenza di 50 kilowatt, sempre a 48 volt. Che, secondo i dati dichiarati dal cantiere, spinge l’imbarcazione a una velocità massima di 17 nodi. Se immagino di navigare qualche ora in relax, nel silenzio assoluto, mi immagino al timone di Capoforte SQ240i, un’imbarcazione capace di rendere sublime qualsiasi luogo, qualsiasi atmosfera, anche se non siamo a Venezia.

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