De Rosa (Gruppo SMET): “La UE vuole solo elettriche per le flotte dal 2030? Un azzardo pericoloso”
La dura critica di De Rosa: "No a un'Europa museo ecologico"
Solo elettrico dal 2030 per società di noleggio e flotte aziendali

L’ipotesi sul tavolo della Commissione europea, anticipata qualche giorno fa dal quotidiano tedesco Bild, relativa all’imposizione di solo auto elettriche per società di noleggio e flotte aziendali a partire dal 2030, ha già provocato una levata di scudi in molti Paesi dell’Ue, Italia compresa.
Una dura critica al possibile provvedimento dei burocrati di Bruxelles che di fatto anticiperebbe di cinque anni lo stop ai veicoli endotermici per una parte importante del mercato automobilistico europeo arriva da Domenico De Rosa, CEO del Gruppo SMET, player operante nel settore del traporto merci e della logistica, che sottolinea come ormai la transizione ecologica sia divenuta una “trasformazione ideologica imposta per decreto“.
“Centralismo normativo scollegato dalla realtà”
“La possibile norma europea che vieterebbe l’uso di auto a combustione per noleggio e flotte aziendali già dal 2030 – afferma De Rosa nel suo intervento su ForumAutomotive – è l’ennesimo esempio di centralismo normativo scollegato dalla realtà produttiva, sociale ed energetica dei Paesi membri”.
“Le flotte aziendali rappresentano una spina dorsale per la mobilità industriale, il commercio, la logistica e i servizi in tutto il Continente. Pensare di convertirle per legge in pochi anni a una mobilità esclusivamente elettrica, – prosegue il numero uno del Gruppo SMET – senza un’infrastruttura adeguata, senza una produzione autonoma di batterie, e con un mercato dei veicoli elettrici ancora instabile e inaccessibile per molti, è un azzardo che rischia di colpire duramente PMI, artigiani, trasportatori e imprese di servizi“.
“Così l’Europa diventa un museo ecologico, virtuoso ma vuoto”
De Rosa rimarca poi la distanza tra la visione delle istituzioni politiche europee e la realtà: “Chi scrive queste norme probabilmente non ha mai percorso in macchina 800 km in una giornata lavorativa, né ha mai dovuto far quadrare i conti di una piccola flotta a margine ridotto. Non si può fare transizione senza realismo economico, rispetto per la competitività e buon senso tecnologico. Il rischio? Rendere l’Europa un museo ecologico, virtuoso ma vuoto, mentre Stati Uniti e Asia corrono”.
Per questo l’imprenditore invita aziende e operatori del settore a farsi sentire per scongiurare un provvedimento di questo tipo: “È tempo che l’imprenditoria faccia sentire la propria voce, con fermezza, ma lucidità. Non per negare il futuro, ma per evitare che venga costruito contro chi ogni giorno lo rende possibile”.
Seguici qui