Federmotorizzazione presenta “Mobilità 2035: tra ideologia e realtà”

Il mondo dell’auto in vista del cambio tecnologico

Federmotorizzazione presenta “Mobilità 2035: tra ideologia e realtà”

Si è tenuta questa mattina presso il Palazzo della Regione Lombardia a Milano l’incontro Mobilità 2035 tra ideologia e realtà, organizzato da Federmotorizzazione e patrocinato dalla stessa amministrazione regionale. Un confronto moderato dal giornalista e promotore di #FORUMAutoMotive Pierluigi Bonora e che ha visto protagonisti diversi rappresentanti del mondo dell’auto in ambito soprattutto istituzionale. Insieme al presidente di Federmotorizzazione, Simonpaolo Buongiardino, sono intervenuti il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana, l’Assessore Regionale allo Sviluppo Economico Guido Guidesi, in collegamento il Ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, il segretario della commissione per le attività produttive della Camera dei Deputati Luca Squeri, il presidente di Unem Claudio Spinaci, il direttore di Quattroruote Gianluca Pellegrini e il collega Pierluigi Del Viscovo.

Crescita da consolidare

Gli argomenti di discussione di questa tavola rotonda hanno riguardato le problematiche che ben conosciamo nel pieno di questa enorme transizione ecologica e tecnologica che stiamo attraversando, che al momento vede il nostro Paese in grandi difficoltà per diverse motivazioni. “I risultati delle immatricolazioni nei primi quattro mesi del 2023 ci riportano un dato in crescita del 26% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, nonostante la situazione generale sia ancora molto distante dall’epoca pre-covid – ha commentato il presidente di Federmotorizzazione Simonpaolo Buongiardino – Si potrà consolidare questo recupero? Tutto dipenderà da numerosi fattori, tra cui la disponibilità di vetture nuove, l’andamento degli incentivi varati quest’anno e la propensione all’acquisto degli italiani.

Italia ancora male con le auto elettriche

“L’Italia resta ancora il fanalino di coda in Europa nelle vendite di veicoli full electric – ha continuato Buongiardino – Le cause sono da imputare a: prezzi medi troppo alti (40% più dei veicoli con motore tradizionale) e bassa capacità di spesa degli italiani (uno studio Unipolis sui dati OCSE sul reddito medio reale, dimostra come il reddito non sia aumentato dal 1990 al 2020 ma al contrario sia sceso facendo dell’Italia, su questo tema, il fanalino di coda in Europa) ed anche per questo occorre tutelare per le categorie di cittadini a reddito più basso il bene primario della mobilità, che non può essere solo per ricchi. [Poi] a carenza di infrastrutture per la ricarica, basti pensare che se pur negli ultimi anni le colonnine siano aumentate in tutto il paese, in modo comunque non omogeneo, l’88% di queste sono ancora oggi a corrente alternata mentre solo il 12% sono a corrente continua. A ciò si aggiunge che gli utenti spesso denunciano malfunzionamenti e occupazioni abusive degli stalli. [Inoltre] per lo più vengono acquistate auto elettriche nelle zone a maggior reddito medio pro-capite come nel Nord Est, ma solo come seconda auto per la famiglia, questo dato è emerso dall’ultima campagna di incentivi all’acquisto di auto elettriche pure (BEV) in Lombardia, dove il 50% degli utenti ha acquistato il nuovo mezzo elettrico senza rottamare un veicolo vecchio. [Tra l’altro] le auto elettriche pure non sono, con la tecnologia attuale, adatte a tutti gli usi, in particolare per le alte percorrenze, per l’uso prolungato in salita (nel cui utilizzo l’autonomia cala anche del 40%), né per ogni situazione climatica e/o di traffico (in caso di traffico con attese prolungate in coda unite alla necessità di riscaldamento/raffrescamento). In generale l’inadeguatezza della risposta offerta rispetto alle diverse esigenze del fruitore, senza trascurare i veicoli trasporto merci per cui l’autonomia dipende dal carico.

Mobilità 2035

Nel 2026 meno ideologia

Buongiardino ha concluso ricordando che “nel 2026 è prevista una nuova valutazione di conferma e, con un Parlamento Europeo rinnovato, in cui gli ideologi avranno meno peso, siamo fiduciosi che prevarrà il buon senso, salvando il motore endotermico, che alimenta una fiorente attività di componentistica italiana, senza emissioni di CO2 ed affrancandoci dal rischio dell’egemonia cinese. […] Tutte le affermazioni dei sostenitori dell’elettrico per tutti e subito, non tengono conto della velocità di sviluppo di nuove tecnologie e nuove fonti, come l’idrogeno che già oggi viene utilizzato nella produzione di carburanti sintetici ed in parte immesso nei bio-carburanti. Siamo convinti che non sia possibile, con le tecnologie oggi disponibili, immaginare una risposta univoca di fonti energetiche per ogni tipo di impiego, ma il buon senso ci induce a immaginare diverse e complementari soluzioni in funzione delle diverse necessità di impiego e di servizio. La politica, d’altra parte, ha certamente il diritto ed il dovere di indicare gli obiettivi, in questo caso “l’abbattimento delle emissioni nocive per l’ambiente”, ma non si potrà né dovrà mai sostituire alla tecnologia ed all’industria nell’indicare il mezzo e il modo con il quale raggiungerli.”

Fontana: “Dobbiamo fare i conti con i fondamentalismi

“La sostenibilità – ha dichiarato Attilio Fontana – è una delle nostre priorità, il Piano Regionale di Sviluppo tiene infatti conto anche di questo elemento. Dobbiamo però fare i conti con i fondamentalismi: tutti sono pericolosi, e in Europa, purtroppo, ce ne sono molti. Non è accettabile distruggere comparti storici per seguire le ideologie, per questo motivo si devono tenere aperte molte porte, non possiamo permetterci che la follia porti a un’unica soluzione. Dobbiamo lottare con determinazione, cercare di difendere i nostri posti di lavoro e le nostre peculiarità, perché l’ideologia non deve prevalere sulla logica”.

Salvini: no ad un Paese green, ma con milioni di disoccupati

“Non possiamo permetterci -ha precisato il ministro Salvini – di avere un Paese green, con milioni di disoccupati. I tedeschi hanno lottato per vedere riconosciuti gli e-fuels, noi combattiamo per i biocarburanti, perché il tutto elettrico non significa transizione, ma mettersi nelle mani della Cina. Senza dimenticare che con i no secchi non si va da nessuna parte, e che gli industriali e il mercato non possono essere ostaggi delle ideologie; un riequilibrio delle scelte è il minimo che possiamo chiedere all’Europa”.

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