Ferrari 12 Cilindri: la nuova opera di Flavio Manzoni nasce da un sogno e diventa realtà
Con il suo team porta la storia Ferrari nel futuro tra arte e fantascienza
“Una nuova Ferrari parte sempre da un sogno” con queste parole Flavio Manzoni, a capo del centro stile Ferrari, ci guarda dietro la trasparenza di occhiali che ne hanno viste tante, con l’occhio umido di quel collirio necessario per mettere a fuoco linee che altri non hanno nemmeno immaginato, ma che lui ha strappato all’aerodinamica convertendo la legge dei numeri a quella dello stile, del bello, per emozionare ed emozionarci, ancora una volta, attraverso l’ultima creatura del centro stile: la 12 Cilindri.
Ferrari 12 Cilindri: Manzoni rinnova un concetto classico e lo conduce su un’altra dimensione
La sfida per questo progetto consisteva nel traslare su di un’altra dimensione un concetto di auto che resiste al tempo con la sua classicità, quello della coupé con motore anteriore centrale V12, una pietra miliare per la Ferrari, alla quale Manzoni afferma di aver voluto cambiare i codici stilistici insieme alla sua squadra “portandoli nella modernità”.
Ferrari 12 Cilindri: una coda tronca tra aeronautica e fantascienza
Mentre si avvicina alla sua nuova creatura, la postura sottolinea che sta parlando di un dettaglio importante, l’occhio diventa severo e concentrato, e cerca di comunicarci l’essenza del design della 12 Cilindri. “C’è una linea che corre lungo tutto il volume, con i muscoli dei passaruota più geometrici”, spiega, ed in effetti la fiancata è più liscia, meno tormentata di quella della 812 Superfast, di una F12 TDF, tanto per citare alcune vetture antesignane della nuovissima 12 Cilindri. Inoltre, continua, “c’è un riferimento all’aeronautica, alla fantascienza”. Basta osservare per un attimo il posteriore per scorgere una soluzione avveniristica, da concept car, con quelle ali mobili che vanno ad ampliare il lunotto, sottolineando la larghezza dell’auto. Il disegno crea un effetto originale con il trattamento del tetto, tramite la cosiddetta forma a delta, e conduce direttamente nel futuro.
Passato e futuro si incrociano tra il frontale e la vista posteriore
Il richiamo al passato invece, è piuttosto evidente nel frontale, “il black screen anteriore è un omaggio alla 365 GTB del 1967” – racconta Manzoni – “ma non c’è la classica mascherina”, sottolinea con la consapevolezza di chi è riuscito a cambiare le regole del gioco, mentre il cofango ingloba anche la zona superiore dei passaruota anteriori e si apre in avanti, come un grande sipario che svela il V12 da 6,5 litri ed 830 CV. Il collegamento tra anteriore e posteriore è dato da un secondo black screen composto dal nolder, dalla base del lunotto, e dagli elementi di aerodinamica mobile “per un modo nuovo d’interpretare il concetto di coda tronca con i fari posteriori che sono due gemme luminose”. A conclusione della sua spiegazione, Manzoni invita tutti a concentrarsi sulle ruote, che sono state ricavate dal pieno, l’ennesimo colpo di genio di chi trova sempre la strada per innovare e rinnovarsi, perché, ci ricorda, citando il Ghirlandaio, “la creazione di una nuova opera è un atto d’amore”.
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