Fiat e Chrysler potrebbero produrre vetture Mazda
Ma l'accordo non è ancora definitivo
Diamo un altro sguardo al nuovo accordo (possibile e non ancora definitivo) tra Fiat S.p.A. e Mazda Motor Company, reso noto durante questa settimana e subito diventato oggetto di abbondante curiosità nostrana. Secondo alcune nuove informazioni, il rapporto di collaborazione tra le due società (che – lo ricordiamo – non è ancora attivo: tra le parti è stato soltanto siglato un memorandum d’intesa, che potrebbe – il condizionale è obbligatorio – tradursi in una partnership entro la conclusione dell’anno in corso) potrebbe allargarsi e potrebbe prevedere la produzione di alcuni modelli di Mazda negli stabilimenti Fiat o negli stabilimenti di Chrysler Group.
Ovviamente, quella di cui stiamo parlando è solo una prospettiva, che nasce dalle parole di Sergio Marchionne, Amministratore Delegato di Fiat S.p.A. e del Gruppo Chrysler, il quale ha ammesso di essere disponibile ad approfondire la collaborazione con Mazda Motor Company, al fine di ridurre i costi di sviluppo e i costi di produzione delle rispettive vetture e per espandere la ricerca. Nulla di certo, nulla di deciso: per il momento il dialogo tra le due parti è stato aperto per realizzare una nuova spyder Alfa Romeo sulla base di Mazda MX-5, che sarà quasi certamente prodotta dal 2015 ad Hiroshima, in Giappone, in un impianto di proprietà del partner giapponese.
Quindi, secondo questo scenario, Mazda Motor Company potrebbe scegliere alcuni degli impianti europei e statunitensi di Fiat S.p.A. e Chrysler Group per radicare una parte delle proprie attività. Non sembra male, tanto per la società asiatica quanto per i lavoratori, per i quali tutto ciò potrebbe tradursi in una maggiore sicurezza professionale.
Fiat S.p.A. non è nuova a questo genere di accordi: Fiat 500 nasce in Polonia, sulla stessa linea di montaggio di Ford Ka, mentre Fiat Punto è sviluppata sulla medesima piattaforma di Opel Corsa e Fiat Sedici è l’alter-ego nostrano di Suzuki SX4 (entrambe sono realizzate in Ungheria).
La notizia sembra confermare un presentimento diventato ormai certezza: nel mercato automobilistico, senza accordi bilaterali, non si può tentare di superare la crisi di mercato.
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