Land Rover Discovery Sport, dalla città alle nevi dell’Islanda [Prova su strada]

Prova su strada del piccolo Discovery, forse il modello della Casa inglese più adatto ad un uso cittadino

Ama la città, ha una capacità di carico notevole e può ospitare fino a 7 persone, ma si trova a suo agio davvero in ogni contesto. Versatile ed eclettica, conferma anche i pregi della trasmissione automatica ZF a 9 rapporti (optional) e mettere le ruote fuori dall’asfalto per lei è sempre una gioia, perché non vede l’ora di mostrare ciò di cui è in grado.

Land Rover Discovery Sport: Il modello che mancava, o meglio l’interpretazione chic della “vecchia” Freelander II. La nuova Discovery Sport si colloca infatti tra la piccola Evoque e la più impegnativa Discovery 4. Con la prima la cosa più importante che le accomuni è il pianale dal quale nascono, anche se copiosamente modificato (ne resta solo il 50%), dalla seconda prende il nome, che da modello diventa quindi una famiglia, declinata in due interpretazioni per ora nettamente differenti. La Sport infatti prende molto del muso, e non solo di quello, dalla riuscitissima Evoque, il cui successo è andato oltre le più rosee previsioni, mixandolo però con aspetti che la rendono versatile come poche altre. Il passo è il medesimo della sorella maggiore, 2,74 metri, ma la lunghezza, anche se cresce di ben 10 cm rispetto alla Freelander, resta contenuta in meno di 4,6 (ben lontana dai 4,84 della Discovery 4). Si può avere in configurazione 7 posti (1.330 euro aggiuntivi) e la panca posteriore può scorrere di ben 16 cm per lasciare più o meno spazio per i bagagli, che è quasi da record. Resta quindi fedele al DNA di Casa, ma con una marcata propensione al lusso e ad un’immagine moderna e sportiva. C’era una volta il Freelander, ora è nata una sorella maggiore della Evoque, che rinuncia a poco del suo bel look, ma è più versatile e perfetta per chi ha famiglia o esigenze di carico più importanti.

Design e Interni: [xrr rating=4.5/5]

Il muso della Evoque, tanto spazio in più nella zona posteriore
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La guardi e capisci subito che è stata disegnata dalla stessa matita che ha dato le forme alla Evoque, quella di Gerry McGovern. Capisci anche che, come la sorella minore, anche la Discovery Sport non tradisce le aspettative. Il nuovo corso della Casa inglese è fatto di linee più sportive e slanciate meno squadrate e con una presenza più discreta e meno massiccia, ma anche di maggiore versatilità e spazi interni ottimizzati per avere una abitabilità ed una capacità di carico davvero generose. Esternamente le dimensioni, rispetto al Freelander, crescono non di poco: 10 i centimetri in più di lunghezza, appena sotto la soglia dei 460, circa 207 di larghezza (+16), che diventano addirittura 217 con gli specchietti aperti. Ma il dato che rende meglio l’idea di quanto l’abitabilità interna fosse tra gli obiettivi fondamentali per la nuova arrivata è il passo chilometrico, cresciuto di ben 8 dei 10 centimetri guadagnati in totale sulla lunghezza. A sottolineare la vocazione più sportiva della Discovry Sport l’unica dimensione a subire una riduzione è l’altezza (-16 mm), che si attesta a 1.724 mm. Il confronto tra il vecchio e il nuovo finisce qui, perché le differenze sono tali da far capire che si voleva dare un taglio netto al passato, virando decisamente verso un aspetto più moderno ed elegante, ispirato senza dubbio alla Evoque. Le due auto sono infatti quasi identiche fino al montante del parabrezza, mentre nel posteriore la linea spiovente del tetto della piccola Range, quasi da coupé, lascia spazio ad un profilo più classico, con un evidente guadagno di centimetri di altezza fin dal montante delle portiere anteriori. Nella porzione finale le differenze sono ancora più marcate, perché la Discovery Sport rispetto alla Evoque ha un montante in più ed un bagagliaio che anche dall’esterno lascia intravedere una capacità notevole. Ciò che lascia sorpresi è che i 24 centimetri di lunghezza in più sembrano pochi se si confrontano le differenze in termini di abitabilità e volumi interni. Da questo punto di vista la Discovery Sport riesce a conciliare infatti degli ingombri esterni da SUV medio con caratteristiche da auto di taglia maggiore.

Interni: Abitabilità e spazi da record, qualità premium immediatamente percepibile
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Salendo a bordo le sensazioni solo le medesime provate sulla Evoque, in questo caso amplificate dall’olfatto. L’esemplare da noi provato aveva infatti il piacevole odore della pelle Windsor utilizzato per gli interni e sappiamo bene quanto questo sia uno dei sensi più importanti per stimolare le emozioni ed i ricordi. Ritroviamo come sulle Range di fascia alta materiali nobili e pregiati a profusione, con pelle, alluminio e plastiche morbide e gradevoli al tatto. Al centro della console il nuovo sistema di infotainment, completo di navigatore (utilizzabile anche con comando vocale), connettività Bluetooth ed un buono schermo touch. Comodi i tasti fisici ai suoi lati, semplici e con cui accedere rapidamente alle funzioni principali del menù. Che la comodità per tutti gli occupanti della Discovery Sport fosse un obiettivo importante lo si capisce da innumerevoli dettagli, a partire dalle tante prese USB e 12 volt che ritroviamo un po’ ovunque. Per chi siede davanti ne è stata posizionata una sulla destra dello schermo centrale, con una mensola gommata per appoggiare il device collegato. Nel tunnel centrale, dietro la manopola a scomparsa del cambio automatico troviamo poi un portaoggetti con chiusura scorrevole, mentre nel bracciolo sono alloggiate la presa Aux, una USB, una dedicata all’accesso al navigatore per gli aggiornamenti e una 12 volt. Chi alloggia sulla panca posteriore ha a sua disposizione una batteria di prese elettriche, 2 USB e una 12 volt: ci si può davvero attaccare di tutto. In questa zona diventa evidente il balzo in avanti in termini di abitabilità. Lo spazio per le gambe è notevole, soprattutto se si viaggia con la panca tutta indietro. Questa è infatti scorrevole, con un range di ben 16 centimetri, con le due porzioni (1/3 e 2/3) che possono essere gestite separatamente per dar spazio ai bagagli se necessario. La capacità passa così da 830 a 980 litri a seconda della configurazione (sulla Freelander II erano 550). Un dato eclatante, uno dei migliori pregi di questa auto, che con i sedili abbattuti arriva alla soglia di 1,7 metri cubi di capacità! Lo spazio è tale da consentire in opzione di avere una terza fila di sedili (anche se di utilizzo limitato a due bambini). Comodissimi i tasti per lo sgancio degli schienali dei sedili, posizionati sul fianco del bagagliaio. A conferma delle attenzioni riservate non solo a chi viaggia davanti, troviamo delle bocchette laterali per i posti posteriori, davvero efficaci per rinfrescare (o riscaldare) tutta la vettura in modo uniforme.

Comportamento su Strada: [xrr rating=4/5]

All terrain di nome e di fatto
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Che sia un SUV atipico, in un panorama che vede ormai la sola trazione anteriore come scelta prevalente e l’adozione di questa configurazione per mere motivazione di carattere estetico e poco più, è evidente al primo sguardo. Land Rover è sinonimo di off road, oltre che di lusso, anche se nel corso degli anni sembra prevalere questa seconda caratteristica. Sottopelle però tutta la gamma mantiene il DNA del marchio, dalla più blasonata Range Rover Vogue, al “piccolo” modello di entrata, la Evoque (non servirebbe nemmeno citare la estrema Defender), tutte le auto della Casa inglese sono a loro agio sull’asfalto quanto sulle nevi più impegnative o nella sabbia di un deserto. La Discovery Sport non fa eccezione ed infatti per la sua presentazione dello scorso anno è stata scelta addirittura l’Islanda, nel bel mezzo di una tormenta di neve. La tecnologia la supporta, ma già la “base” è notevole. Il pacchetto All Terrain comprende infatti: Hill Descent Control (HDC), Wade Sensing, Roll Stability Control (RSC), Dynamic Stability Control (DSC), Electronic Traction Control (ETC), Engine Drag torque Control (EDC) e Gradient Release Control (GRC). Tanti acronimi per soluzioni avanzate per il controllo della vettura in ogni situazione. L’HCD, ad esempio, consente di percorrere una discesa senza il minimo sforzo. Una volta inserito si sceglie la velocità con i tasti del cruise control e l’auto fa tutto da sola, senza dover nemmeno frenare. Il Terrain Response consente invece di configurare l’auto a seconda delle caratteristiche del fondo, da sabbia a neve, dai solchi al fango. Particolari ammortizzatori adattivi, MagneRide (1.130 euro), possono rendere poi la Discovery Sport in grado di autoadattarsi in base alle sollecitazioni ricevute. In questo caso compare una modalità aggiuntiva, la Dynamic, per gli amanti della guida più sportiva anche con una vettura di questo tipo. Così è a suo agio in autostrada quanto su una mulattiera, in città o su una tortuosa stradina di montagna. Tanto per non farsi mancare nulla è in grado anche di affrontare impegnativi guadi, fino a 60 cm di profondità, in totale sicurezza grazie a sensori per monitorare la conformazione del fondo sotto l’acqua. Mentre la 150 cavalli ha trazione integrale permanente, la 190 da noi provata ha una gestione attiva della trazione. Normalmente scarica a terra la potenza con le solo ruote anteriori e gestisce il passaggio a 4WD in funzioni della lettura delle condizioni e della perdita di aderenza, a tutto vantaggio dei consumi. Silenziosa e comoda, che vi interessi o meno farci fuoristrada, si viaggia davvero in prima classe, ottima la posizione alta ed i montanti sottili, in città come negli altri contesti la Discovery Sport è davvero un’auto che si fa amare. Gli pneumatici 235 montati su cerchi da 18 pollici (i 19 sono optional), giusto digeriscono senza problemi buche e sconnessioni del fondo stradale, ma forniscono anche un appoggio importante nelle curve affrontate in velocità. Le sospensioni posteriori multilink sono una novità, hanno un vantaggio collaterale legato alla capacità del bagagliaio, perché il sistema ha ingombri ridotti, ma soprattutto sono fantastiche per l’utilizzo su strada ed in fuoristrada. Offrono alla Discovery Sport la capacità di adattarsi perfettamente ad ogni condizione, anche le più estreme.

Motore e Prestazioni: [xrr rating=4/5]

9 marce per godersi il 2.2 da 190 cavalli
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Lo abbiamo già conosciuto in passato, ma questo cambio resta ancora una chicca non da poco. Lo ZF a 9 marce è in grado, ad esempio, di far viaggiare ad un regime di appena 1.800 giri a 130 Km/h, regalando un grande comfort di marcia in ogni situazione. I 2.400 euro richiesti per averlo sono tra i meglio spesi, in città è fantastico, ma anche nella guida sportiva o in relax su strade extraurbane, dove asseconda le richieste di chi guida, inserendo istantaneamente il rapporto corretto. Come avevamo già avuto modo di constatare con la Evoque, l’uso manuale fa capire quanto lavoro faccia l’elettronica in automatico. I cambi marcia sono infatti così morbidi e dolci che nemmeno ci avevamo fatto caso, ma dovendoli gestire con i paddle si effettua un numero di cambiate molto elevato, almeno fino a quando la velocità non è costante. Si finisce quindi per lasciarlo in automatico, salvo rare occasioni in cui sia necessaria una scalata manuale. Oltretutto premendo a fondo l’acceleratore è in grado di effettuare cambiate multiple in scalata, lo stesso a salire quando si torna ad andature più tranquille, cosa che invece non è possibile fare con i paddle, con i quali è necessario passare per tutte le marce. Il cambio a 9 rapporti, oltre che essere comodo, consente di ottimizzare prestazioni ed efficienza. La Casa dichiara infatti un dato sullo 0-100 di 8,9 secondi, ben uno e mezzo in meno di quello ottenuto con il manuale a 6 rapporti a parità di motorizzazione! Tanto per rendere l’idea, c’è meno differenza di prestazioni tra il 150 ed il 190 cavalli. La Discovery Sport debutta con la gamma motori già nota. Il 2.2 a gasolio delle versioni TD4 da 150 cavalli (400 Nm) e SD4 da 190 (420 Nm) è un Euro 5 ed è di origine Ford – PSA. Tra non molto però dovrebbe lasciare la scena a favore del nuovo 2 litri della famiglia Ingenium, interamente sviluppato internamente. Si tratta di una unità euro 6, anch’esso in due configurazioni da 150 e 180 cavalli, oltre che 380 e 430 Nm di coppia massima a 1.750 giri (medesimo regime del 2.2 litri attuale). Il nuovo propulsore dovrebbe perdere anche uno dei difetti dell’attuale: la rumorosità e la ruvidità ai medi-bassi regimi, che rende evidente la sua ormai veneranda età (ha debuttato nel 2006), anche se si è ovviamente giovato di vari step evolutivi . Dai dati sugli ordini raccolti prima dell’inizio delle consegne della nuova Discovery Sport emerge che la quasi totalità fossero ovviamente per le versioni equipaggiate con il propulsore a gasolio nei due step di potenza, ma fa comunque impressione constatare che solo una decina circa di vetture su oltre mille siano state ordinate con il più potente benzina da 240 cavalli di 2 litri, oramai decisamente lontano dalle esigenze e dai gusti nostrani.

Consumi e Costi: [xrr rating=4/5]

Da poco più di 35 mila a ben oltre 50, lo ZF 9 marce contribuisce a contenere i consumi
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Malgrado una stazza importante (nell’ordine dei 1.800 Kg) nemmeno in città l’auto da noi provata è mai scesa sotto i 10 Km con un litro di gasolio. Merito del cambio automatico che incrementa l’efficienza fin quasi al limite massimo che si possa ipotizzare. In autostrada abbiamo rilevato un dato vicino ai 13 Km/l a 130 Km/h mentre la media resta simile, con un 7.8 litri per 100 Km/h (12,82 Km/l) a fine test. Disponibile da 35.600 euro nella versione 2.2 TD4 150cv S, il prezzo della Discovery Sport può sorpassare di slancio, e nemmeno di poco, la soglia dei 50 mila, soprattutto grazie agli optional. Se infatti l’allestimento top di gamma, la 2.0 Si4 240cv HSE Luxury prevede un listino di 56.100 euro, anche partendo da una base meno “nobile”, come accade per la sorellina Evoque, il saldo finale della Discovery Sport può diventare comunque impegnativo. Tra le cose irrinunciabili noi mettiamo certamente il cambio automatico ZF a 9 rapporti (2.400 euro), inoltre vi consigliamo di studiare con un po’ di pazienza i vari allestimenti, per capire quale faccia più al vostro caso. Sfruttando il vantaggio cliente che mettono a disposizione i pacchetti legati appunto ai vari allestimenti, si risparmia non poco rispetto all’acquisto di una versione meno dotata caricata di optional per assecondare le vostre esigenze ed il vostro gusto. L’auto da noi provata era una 2.2 SD4 190cv in allestimento HSE parte da 47.800 euro, a cui va aggiunta la discreta mole di optional di cui era dotata.

Pro e Contro

Ci PiaceNon Ci Piace
Capacità bagagliaio ed abitabilità, linea moderna, qualità interni e versatilità.Motore a fine carriera, prezzo che diventa elevato attingendo dalla copiosa lista degli optional.

:Land Rover Discovery Sport: la Pagella di Motorionline

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