Mobilità green, il ministro Giovannini: “Creerà nuovi posti di lavoro, previsti incentivi per auto ecologiche”

Il ministro parla dello stop al 2035 delle auto endotermiche

Mobilità green, il ministro Giovannini: “Creerà nuovi posti di lavoro, previsti incentivi per auto ecologiche”

La mobilità sostenibile è uno dei temi centrali nella strategia di transizione ecologica definita dal governo italiano. Qualche giorno fa, l’esecutivo ha annunciato l’intenzione di fissare al 2035 lo stop alla vendita di nuovi veicoli a benzina e diesel, ma nel percorso di trasformazione della mobilità e di tutto ciò che ci gira attorno, in primis l’industria automobilistica, sono previsti ulteriori mosse a sostegno del passaggio alla mobilità sostenibile.

Una di queste è il finanziamento di 7 miliardi di euro per i prossimi anni, che si aggiungono ai quasi 8 miliardi del Pnrr destinati a rinnovare il parco auto autobus e treni locali, costruire ciclovie e stimolare le filiere industriali. Inoltre nelle intenzioni del governo gli interventi a supporto della transizione ecologica prevedono anche un piano di incentivi per l’acquisto di veicoli a basso impatto ambientale, anche usati, e, in tema di effetti sul lavoro, interventi di riconversione in grado di assorbire i possibili esuberi e anzi di stimolare nuova occupazione.

Transizione ecologica come stimolo alla crescita

Su quanto sia fondamentale questa fase per l’economia del nostro Paese non ha dubbi il ministro delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili Enrico Giovannini, che in occasione di un intervista rilasciata a La Stampa ha affermato: “Ci siamo mossi perché non possiamo permetterci di perdere la corsa all’innovazione nella mobilità. La transizione ecologica è la strada lungo la quale crescerà l’economia nei prossimi decenni. La transizione deve stimolare la crescita”.

Chiarezza sui tempi come richiesto dai costruttori

Sulle preoccupazioni sollevate dall’Aifa, l’associazione della filiera automotive, che parla di “accelerazione eccessiva verso l’elettrificazione” e sugli allarmi dei sindacati in relazioni alle conseguenze sull’occupazione, il ministro spiega: “Abbiamo avviato un processo che dura 15 anni su cui si dovrà esprimere il Parlamento. Abbiamo fatto chiarezza sui tempi, come ci chiedevano gli stessi costruttori. Molti Stati europei, come Francia e Spagna, hanno già fatto sapere che vieteranno la vendita di auto con motori endotermici intorno al 2035, come ha proposto la Commissione europea”.

Industria italiana pronta a questo cambiamento

Parlando di situazioni eterogene tra diversi Paesi, Giovannini sottolinea la capacità d’innovazione dell’industria manifatturiera italiana: “Ci sono paesi come Polonia e Ungheria che chiedono tempi più lunghi anche perché non hanno una struttura industriale in grado di realizzare questa innovazione, ma la manifattura italiana è molto più innovativa della loro, come dimostra il boom delle esportazioni di quest’anno. D’altra parte, il vero rischio è quello di perdere il mercato della nuova mobilità ecologica, come ha ricordato anche il presidente di Stellantis John Elkann”.

Riconversione per mantenere i livelli occupazionali

In merito alla possibile perdita del posto di lavoro di chi attualmente è occupato in fabbriche strettamente legate alla sopravvivenza dei motori endotermici, il ministro punta sulla riconversione: “Dobbiamo guardare all’intera filiera automotive: chi costruisce marmitte potrebbe lavorare domani nella produzione delle decine di migliaia di autobus ecologici di cui avremo bisogno per sostituire gli attuali. Con il Pnrr finanziamo il rinnovo degli autobus con oltre 2,5 miliardi, cui si aggiungono i 300 milioni per progetti volti a far crescere le filiere italiane. Ci sono aziende, come l’Industria Italiana autobus di Valle Ufita, in Campania, che hanno cominciato a produrre autobus elettrici. Tutta Europa sta andando in questa direzione e quindi c’è una grande opportunità per l’Italia: se non la cogliamo, dovremo rassegnarci ad importare di più e non è quello che vogliamo”.

La leva degli incentivi 

Sollecitato sulla capacità che tali misure bastino ad attutire gli effetti sociali, Giovannini punta anche sugli incentivi: “Fermo restando che sulle nostre strade continueranno a circolare auto a motore endotermico ben dopo il 2035, nei prossimi anni bisogna prevedere in modo stabile due tipi di incentivi: sia per l’acquisto di auto non inquinanti, sia di auto usate. Chi ha un Euro 3 e compra un’auto usata Euro 6 migliora l’ambiente e deve essere incentivato. A tal fine potremo anche usare il fondo europeo per la transizione ecologica “giusta”, orientata proprio a evitare un impatto sociale negativo. Nei giorni scorsi mi dicevano i colleghi francesi che da loro si arriva a incentivare le elettriche con cifre importanti, anche 18.000 euro”. Sulla possibilità di un tale incentivo anche in Italia il ministro precisa: “Le cifre dovranno essere definite, anche tenendo presente la disponibilità di punti di ricarica, sui cui stiamo investendo molto. Le due cose devono andare insieme”.

Il processo è inevitabile

Sui rischi legati alla decisione relativa allo stop nel 2035 dei veicoli a combustione termica, Giovannini afferma che: “Ogni cambiamento comporta rischi, ma il rischio più grande è quello di rimanere indietro. Ormai tutti i grandi produttori sono orientati sulla transizione della mobilità: lo stesso Elkann ha confermato che nei prossimi dieci anni il 70% delle auto del suo gruppo sarà ibrido plug-in o elettrico. Il processo è inevitabile, ma va accompagnato con politiche pubbliche attente”.

Prudenza e attenzione ai costi sociali

Lo stesso ministro, sempre in merito ai relativi costi sociali, ricorda poi l’atteggiamento prudente tenuto dall’Italia: “La posizione del governo italiano sul tema è stata sempre di prudenza: anche nella recente Cop 26 l’Italia non ha firmato il vincolo al 2035 per i furgoni, che ora abbiamo fissato al 2040. Sappiamo che si tratta di processi complessi, ma la decisione del Comitato è stata unanime. Mi permetta però di ricordare che l’attuale sistema di mobilità produce molti costi sociali“. Precisando come “ogni anno in Italia ci sono 60.000 morti precoci per malattie legate all’inquinamento, non solo delle auto, certo. Ma l’Italia ha una procedura di infrazione da parte dell’Europa per le eccessive emissioni di polveri sottili”.

L’impegnativo target della decabornizzazione entro il 2050

Ampliando lo sguardo oltre il settore automobilistico, il ministro Giovannini spiega che ci vorrà tempo e ingenti risorse per completare la transizione: “Il passaggio alla mobilità sostenibile non riguarda solo le automobili, ma anche il trasporto locale, quello delle merci, delle navi, degli aerei. Pone questioni logistiche a livello mondiale. E questo ha a che fare con il tema della carbon tax alle frontiere del continente, per evitare una concorrenza sleale. Raggiungere la decarbonizzazione entro il 2050 è un processo che richiede grandi investimenti. Per questo con il Pnrr il nostro Ministero ha allocato quasi 62 miliardi su ferrovie, porti, trasporti, logistica, perché è sulla frontiera dell’innovazione che si vince la sfida della competitività. E l’Italia deve e può essere leader anche su quel fronte”.

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