Motor Show a Monza o Milano, Target Management si fa avanti per l’organizzazione
La società svizzera che organizza già il Brianza Motor Show si candida ufficialmente
Mentre ieri vi abbiamo raccontato dell’idea che prende sempre più piede di organizzare il Motor Show a Monza, in alternativa a quello di Bologna che è stato annullato dagli organizzatori, oggi è arrivata la prima candidatura ufficiale per l’organizzazione di un nuovo Motor Show nazionale alternativo all’evento bolognese. A farsi avanti è la società svizzera Target Management SA che è attiva a livello internazionale nel campo dell’organizzazione di eventi nel settore automotive, tra i quali anche il “Brianza Motor Show“, fiera che negli ultimi anni ha aumentato notevolmente il proprio seguito.
Target Management vorrebbe organizzare il nuovo Motor Show a Monza o Milano, reputando tra le aree più appetibili per fare da palcoscenico all’evento l’Autodromo di Monza e la Fiera di Milano.
A spiegare i motivi della candidatura di Target Management SA è Andrea Peri, responsabile per il mercato italiano della società elvetica: “L’Italia ha una storia motoristica troppo importante per essere privata di un grande Salone dell’Auto, ma bisogna avere il coraggio e la capacità di offrire alle case automobilistiche costi bassi e idee innovative. Da anni allestiamo manifestazioni ed eventi nel settore dei motori e abbiamo già messo a punto un main event all’Autodromo di Monza che potrebbe sostituire l’appuntamento bolognese. E’ vero, il mercato dell’auto è in sofferenza da tempo, ma le case produttrici sono anche in grande fermento per la scommessa ecologica, i motori ibridi ed elettrici ed il segmenti “premium” e “luxury” sempre ricchi di novità. Si tratta di mettere attorno ad un tavolo le realtà più sane e dinamiche del mercato italiano ed internazionale, per dar vita ad un Salone molto più interattivo che in passato, che diverta il pubblico e favorisca la ripresa del mercato. I saloni di Detroit, Ginevra e Parigi continuano a fare numeri importanti, non vediamo perché in Italia, con la grande passione per i motori insita nel dna tricolore, non si possa e debba fare altrettanto“.
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