Peugeot 3008 Hybrid4, Donne al Volante per la fondazione Cannavò
Un viaggio di beneficenza di quasi 20.000 km lungo l'Europa e l'Asia
Parliamo di qualcosa avvenuto questa estate, ma che ha ufficialmente restituito i suoi migliori risultati proprio adesso. Stiamo parlando di Donne al Volante, un’iniziativa organizzata da Peugeot a sostegno della fondazione Candido Cannavò. Un lunghissimo viaggio a bordo della Peugeot 3008 Hybrid4, che Mariella Carimini e Silvia Gottardi hanno affrontato attraversando ben 16 paesi (Slovenia, Croazia, Serbia, Romania, Moldavia, Transnistria, Ucraina, Russia, Kazakistan, Uzbekistan, Tajikistan, Kirghizistan, Cina, Corea del Sud, Giappone), partendo da Milano alla volta di Tokyo. Un percorso di 19.242 km, che hanno permesso loro di raccogliere ben 25.000 € da devolvere ad Actionaid, a “L’Orto dei Sogni” e a “Il Gabbiano”, tre associazioni che si occupano rispettivamente di aiutare le popolazioni asiatiche (la seconda si occupa dei bambini vittime del disastro di Fukushima) e di prestare servizio per i disabili abitanti a Milano e nel territorio circostante.
Una grande avventura, che oltre alla sua componente benefica ha portato le due protagoniste a scoprire un intero continente come pochissime altre persone sono state in grado di fare. «Di emozioni forti ne abbiamo avute a bizzeffe – ricorda Silvia – Come quella volta che, arrivate con la nostra instancabile e robustissima 3008 HYbrid4 ai piedi del Pamir, dei soldati ci hanno sbarrato la strada e ci hanno intimato, armi alla mano, di ritornare sui nostri passi. Qualche giorno dopo abbiamo saputo che in quella zona era in atto una battaglia tra governo e gli abitanti del Pamir che ha lasciato sul terreno 200 morti.»
«[L’incontro più emozionante è stato] a Seul, in una casa di riposo, con alcune delle ultime Donne Conforto – ha raccontato Mariella – Durante la Seconda guerra mondiale furono vere e proprie schiave sessuali a disposizione dei soldati nipponici. Per decenni hanno vissuto nascondendosi per la vergogna, poi hanno deciso di uscire allo scoperto. Da anni, ogni settimana si radunano silenziosamente davanti all’ambasciata giapponese a Seul, aspettando le scuse del governo giapponese. Scuse che non arriveranno mai perché, per i giapponesi, quegli abusi non sono mai avvenuti.»
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