Porsche 356 Speedster Zagato, la nuova vita dopo oltre mezzo secolo

Servizio fotografico: LINGEGNERE

Porsche 356 Speedster Zagato – L’occasione è nata per caso, stavamo “inseguendo” la splendida MV Agusta F4Z by Zagato, la prima vera moto realizzata dal designer italiano, per soddisfare la richiesta di un suo facoltoso cliente (che potete scoprire nel nostro articolo con foto e video intervista in esclusiva),

quando in una mail ci si apriva la possibilità di una visita all’atelier milanese, dove vengono custodite alcune delle più belle creazioni, in parte di proprietà di Andrea Zagato e consorte, in parte per conto dei clienti, che le utilizzano solo in occasione dei concorsi di eleganza o delle loro visite in Italia.

Tra tante supercar c’è spazio anche per una Isetta, perché la moglie del patron è proprio una Rivolta, la nipote di quel Renzo che nel 1953 la lanciò con il marchio Iso Rivolta, per poi cederne la produzione su licenza a BMW dal 1955. In mezzo a tanti capolavori, di cui ognuno ha una storia interessante da raccontare e racchiude moltissimi aneddoti, al punto che si potrebbero scrivere libri e libri sulle auto che abbiamo di fronte, a noi ha colpito in particolar modo una piccola Porsche, il cui muso sinuoso spuntava dal corridoio dove si trovava.

La guardi di sfuggita e pensi che sia una rara 550 (che avevamo ammirato dal vivo alla presentazione della Boxster Spyder lo scorso anno (qui il nostro articolo), ma le mancano i fari aggiuntivi frontali, poi ti avvicini e capisci che si tratta di qualcosa ancora più raro, a dire il vero non dovrebbe nemmeno esistere. Si, perché di quest’auto, nata come one off sulla base di una 356 Speedster rimasta fortemente danneggiata in seguito ad un incidente, fu commissionata dal gentleman driver Claude Storez nel 1957, a cui fu consegnata nell’agosto dell’anno successivo dalla carrozzeria Zagato, però durò il breve frangente di un anno, nel quale il capace pilota transalpino la condusse anche al successo in gara, per poi andare definitivamente distrutta in un altro rovinoso incidente il 7 febbraio del 1959. La prima volta di Zagato con una Porsche, ma con un telaio particolarmente sfortunato pensò qualcuno, perché per oltre mezzo secolo rimase solo nei ricordi e nelle foto. Fino ai giorni nostri o quasi, quando nel 2012 il collezionista americano Herb Wetanson (la cui moglie Olga commissionò la Lancia Aprilia Sport) chiese a Zagato di ricostruire l’auto, dando una 356 A come base da cui partire per il progetto. Con le foto raccolte, con l’ausilio delle moderne tecnologie CAD e dopo un lavoro di ricerca nella letteratura storica dell’epoca, è stato possibile ricostruire le forme dell’auto originale, anche tramite l’uso della tecnica della fotometria, per predisporre una immagine tridimensionale della vettura. La fase successiva ha visto la realizzazione di un modello 1:1, con macchine fresatrici a controllo numerico, sulla base del quale si è poi passati ad un lavoro manuale, del tutto simile a quello utilizzato per l’originale degli anni ’50. Battilastra esperti hanno battuto a mano sottili fogli di alluminio, per arrivare alla perfezione di fronte alla quale ci troviamo.

La meccanica tirata a nuovo completa l’opera, per un esemplare unico dal quale è stata poi prodotta una piccola tiratura limitata, di 9 esemplari aperti, come l’originale, oltre a 9 chiusi. Il primo è stato terminato nel 2012, portando a termine la rinascita di uno dei modelli più significativo per il marchio milanese, parte del programma Zagato Classic, che punta proprio a riportare in vita auto del passato andate perdute, ma rimaste nella storia.