Sciopero del trasporto pubblico proclamato per martedì 1° giugno

Stop dai sindacati per il mancato rinnovo del contratto nazionale

È stato proclamato lo sciopero generale di tutto il trasporto pubblico nazionale per la giornata di martedì prossimo, 1 giugno. Una protesta, che porterà i lavoratori del settore ad incrociare le braccia per 24 ore, motivata principalmente dal mancato rinnovo del contratto nazionale, come spiegato unitariamente dai sindacati Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Faisa Cisal e Ugl Fna che hanno annunciato lo sciopero.

I motivi dello sciopero

Per martedì prossimo, alla vigilia del lungo ponte del 2 giugno, si preannuncia dunque una giornata difficile per i viaggiatori, con un possibile aumento del traffico su strade e autostrade. I motivi dello sciopero vengono ulteriormente chiariti dai sindacati aderenti, che spiegano: “Governo Regioni, Anci in rappresentanza dei Comuni e Upi delle Province hanno avviato la discussione sul trasporto pubblico locale in vista della riapertura delle scuole a settembre. Sicuramente è una scelta giusta e tempestiva in quanto la stiamo chiedendo da aprile 2020. Riteniamo però che escludere i rappresentanti dei lavoratori dal confronto sia un errore. Governo, Regioni ed enti locali devono sapere che, nonostante alle aziende siano arrivati i previsti contributi pubblici economici, gli autoferrotranvieri aspettano il rinnovo del contratto, scaduto il 31 dicembre 2017. Tale situazione è inaccettabile oltre che ingiustificabile”.

Sindacati: “Riforma del settore non più rinviabile”

Sindacati che aggiungono: “Autoferrotranvieri e internavigatori rivendicano legittimamente il diritto al rinnovo del contratto nazionale scaduto da oltre tre anni, chiedendo di sanare criticità come quelle dei titoli abilitativi, del basso salario e della salute e sicurezza sul lavoro. Questa situazione dimostra che – concludono le sigle sindacali – non è più rinviabile una riforma del settore, che favorisca le aggregazioni delle oltre 900 aziende esistenti per uno sviluppo del settore che elimini diseconomie, inefficienze, sprechi, oltre che una bassa qualità del servizio”.

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