Targhe estere, la Corte europea boccia la “stretta” italiana anti-furbetti
Per i giudici Ue la norma contrasta col diritto comunitario
La Corte di giustizia dell’Unione europea ha stabilito, con una recente sentenza, che la norma del codice della strada italiano che dispone il divieto di circolare con un veicolo immatricolato all’estero a chiunque sia residente in Italia da oltre 60 giorni è contraria al diritto comunitario.
Dall’Europa è arrivata dunque la bocciatura alla “stretta” introdotta nel 2018 dal cosiddetto decreto Salvini che, tra le altre cose, stabilì la modifica dell‘articolo 93 del Codice della strada.
Il caso preso in esame dai giudici Ue
Esprimendosi in merito ad una multa che la Polizia Stradale di Massa Carrara ha comminato ad una coppia di coniugi che viaggiava su un’auto immatricolata in Slovacchia, di proprietà della moglie, residente in Slovacchia, ma guidata dal marito, che invece era residente in Italia da più di 60 giorni. Applicando la normativa italiana, gli agenti hanno sanzionato l’uomo, ma i giudici della Corte europea hanno affermato che tale norma è in contrasto col diritto europeo.
Restrizione inammissibile
Il prestito d’uso transfrontaliero a titolo gratuito di un veicolo, secondo i giudici dell’Ue, è “qualificabile come movimento di capitali“, motivo per il quale il provvedimento introdotto dal decreto Salvini rappresenta una vera e propria restrizione alla libera circolazione di tali capitali, e quindi misura inammissibile tra i Paesi Ue. Precisando che le situazioni di ammissibilità si limitano ai “motivi imperativi di interesse generale” e alle “finalità di contrasto della frode fiscale”, casistica nella quale rientra l’auto immatricolata in uno Stato membro dell’Unione Europea destinata all’uso permanente in altro Stato.
Nella pratica non cambia nulla, se non viene modificata la legge
Mentre sul caso specifico ora sarà un giudice italiano a valutare durata e natura dell’uso della vettura oggetto della sanzione, a livello normativo in Italia per il momento non cambia nulla, perché dovrà essere eventualmente il legislatore italiano a intervenire con una modifica sull’articolo 93 del Codice della strada, la cui violazione prevede una multa di 711 euro, il ritiro della carta di circolazione e il trasporto del veicolo in luogo non soggetto a pubblico passaggio. La norma impone poi che si debba procedere entro i successivi 180 giorni con l’immatricolazione del veicolo in Italia o che venga portato all’estero con foglio di via. In ogni caso, chi in Italia riceverà un multa per contestazioni simili a quella oggetto del procedimento preso in esame dai giudici europei avrà una carta in più, la sentenza della Corte Ue, per fare ricorso e impugnare il verbale.
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