Nuova Lotus Emira: esposta in anteprima da Gino S.P.A. nella filiale di Rivoli [VIDEO]
L'ultima sportiva endotermica del brand di Hethel debutta in Italia anche nello showroom di Gino SPA
Un’auto pronta a riscrivere la storia del brand inglese, un’auto progettata per dire addio alla storia endotermica di Lotus e proiettarla verso il futuro, senza dimenticare le sue radici. Questo e molto altro è la nuovissima Lotus Emira, l’auto della rinascita della casa di Hethel che segna l’ultimo prodotto dotato di un motore endotermico, in attesa della nuova generazione di veicoli completamente elettrici. Abbiamo avuto modo di apprezzarla in anteprima presso la prestigiosa rete vendita di Gino S.P.A. nella nuovissima filiale di Rivoli.
La filiale di Rivoli di Gino SPA
Lo storico dealer piemontese Gino S.P.A. rappresenta un’eccellenza del settore automotive del nord italia, uno dei gruppi di maggior spicco soprattutto nel segmento premium del mondo automobilistico. Può vantare una storia di oltre 60 anni in questo campo, con l’apertura della prima filiale a Cuneo nel 1959 seguita da una forte espansione sul territorio piemontese ma anche in Liguria e Toscana. Con oltre 12 brand e ben 14 filiali, Gino S.P.A. si è imposta sul territorio come un punto di riferimento nel settore delle auto premium tedesche, con un forte attaccamento a Mercedes, BMW e MINI, senza però dimenticare Volvo, Maserati, Aston Martin e anche Lotus. L’atelier inglese ha infatti da poco ricevuto una nuova “casa” sul suolo torinese, precisamente a Rivoli, dove è stata inaugurata la nuova filiale per i brand Volvo e Lotus, all’interno della quale abbiamo appunto scoperto la fantastica Lotus Emira. L’evento faceva parte di un programma strategico di comunicazione direttamente sviluppato da Lotus, il cui nome è Lotus Roadshow, volto a far conoscere la nuova Emira in tutte le filiali più prestigiose del mondo.
La rivoluzione di Lotus
In questa circostanza non vogliamo andare a fondo per raccontarvi tutte le specifiche tecniche dell’auto perchè, in tale ottica, è stato già sviluppato un nostro articolo a riguardo (leggi qua). Vogliamo piuttosto ragionare sul processo di rinnovamento che ha interessato la casa britannica e l’impatto estetico che un’auto di questo tipo ha nello scenario automobilistico attuale, confermando quanto in Lotus sappiano ancora fare le auto per bene, quelle con la A maiuscola – a patto che ci siano fondi sufficienti per lavorare serenamente.
E questo è stato proprio l’obiettivo di Geely, il grande colosso dell’auto cinese che nel 2017 ha rilevato Lotus inglobandola in una grande galassia di brand sotto al suo controllo. Una manovra vista con negatività dai puristi e dagli appassionati di Lotus ma necessaria per la sua sopravvivenza. Come ben sappiamo, la casa britannica non navigava di certo in belle acque e l’immissione di Geely è stata propria una ventata d’aria fresca in quel di Hethel – forse più un salvagente a dire la verità. Si parla di un investimento iniziale di circa 2 miliardi di dollari, seguiti da altri apporti di capitale nel corso dei successivi anni. Questo boost iniziale ha concesso a Lotus, sotto alla guida del celebre Matt Windle di rivoluzionare tutto (ma proprio tutto).
La storica sede è stata ammodernata da cima a fondo, assicurando un posto di lavoro moderno e tecnologico a tutti i suoi dipendenti, con una nuova catena di produzione ultra tecnologica, sistemi automatizzati e macchinari al pari dei più grossi colossi dell’auto. Ma non solo. L’intera strategia produttiva è stata rivoluzionata. Per assicurare uno standard di qualità decisamente più elevato rispetto al passato, la dirigenza ha deciso di interiorizzare tutti i processi produttivi, dalla creazione di componenti strutturali ai materiali degli interni. Eccezion fatta per i propulsori.
I motori della Lotus Emira
Si, perchè la nuova Emira sfrutterà due motori per comporre la sua gamma. Si parte con l’ormai celebre 3.5 V6 con compressore volumetrico di derivazione Toyota, già visto nelle precedenti Lotus, capace di circa 405 CV e oltre 370 Nm di coppia, abbinato ad un cambio manuale a 6 marce con leveraggi a vista o, in alternativa, un automatico 6 marce Aisin a convertitore di coppia. Sorpresa delle sorprese è il nuovo 2.0 4 cilindiri turbo di derivazione AMG, si tratta del portentoso M139 già visto sulla Mercedes A45 S AMG, ridimensionato a 360 CV e abbinato al doppia frizione 8 marce. Un motore eccellente e in grado di performance eccezionali. Una Joint Venture con AMG resa possibile dalla collaborazione tra il gruppo Geely e Daimler, dal momento che il colosso cinese detiene circa il 10% di quote azionarie del gruppo tedesco. Il 2.0 turbo arriverà solo dalla metà del 2023, riservando la scena iniziale al più prestigioso 3.5 V6 di derivazione Toyota.
Il design che vince e convince
Il primo impatto con la vettura è stato un quasi infantile “wow, ma è stupenda”. Si lo ammetto, sono un grande fan del suo design ma, pareri personali a parte, credo si tratti di una delle sportive più interessanti proposte negli ultimi cinque anni. Forme convincenti e sinuose, perfette proporzioni, design sportivo ma non esasperato e ben digeribile dalla clientela europea/occidentale, il tutto condito con delle soluzioni meccaniche sopraffine e al prezzo giusto (si parte da circa 70 mila euro per il 2.0 AMG). Un’auto che non lascia indifferenti, che guarda con arroganza alle supercar pur rimanendo abbastanza salda al regno delle sportive di alta gamma. Ha tratti da berlinetta a motore centrale strizzando l’occhio alle GT, amalgamando tutto con un sapiente approccio sportivo tipico di Lotus.
Il suo linguaggio stilistico e le sue proporzioni nascondono alla perfezione i suoi oltre 4 metri e 40 cm di lunghezza, complice anche una larghezza davvero importante, ben 1,90 metri per soli 122 centimetri di altezza. Per intenderci è più larga, lunga e bassa di una 718 di Cayman ma anche di una Lotus Evora, che sostituisce spiritualmente. Debuttano per la prima volta dei fari Full-Led, una retrocamera e dei sensori di parcheggio, cos’ come i sistemi ADAS di secondo livello senza dimenticare delle soluzioni aerodinamiche davvero interessanti: c’è l’Y Duct nel frontale, un fondo carenato e una sapiente gestione dei flussi nel retro, con un estrattore particolarmente pronunciato. Niente aerodinamica attiva ma meglio così.
Abitacolo sportivo ma da GT
Sedendoci a bordo non sembra nemmeno di essere al volante di una Lotus. Lo spazio è generoso in ogni direzione, con una seduta comoda e perfettamente ergonomica, con un rapporto di distanza tra schienale, volante e pedaliera che è perfetto (almeno per me, che sono alto 1,83 m). Sono disponibili i sedili elettronici riscaldati, un volante regolabile anche in profondità e ci sono anche dei vani dove riporre bevande e oggetti. Dietro al sedili c’è uno spazio da oltre 200 litri dove riporre borse e bagagli più un secondo scompartimento da 150 litri dietro al propulsore, nel retro. Con oltre 350 litri di capacità risulta quindi più ospitale dei bagagliai di molte berline di segmento C attuali. C’è Android Auto, Apple CarPlay, il clima automatico, la strumentazione digitale da 12,3 pollici e lo schermo principale da 10,2 pollici. Insomma, non manca nulla per farla diventare una Lotus attuale e piacevole anche nei lunghi viaggi.
Aspettiamo quindi di provarla per potervela raccontare al meglio su più punti di vista, ma sono quasi certo che diventerà una Lotus di rottura, una delle più desiderate e delle più complete. Un’auto che ci farà rimpiangere la bontà di questo prodotto quando saremo costretti al passaggio forzato al mondo dell’elettrico ma, forse anche in quella circostanza, Lotus sarà in grado di sorprenderci nuovamente. Per ora, Chapeau Lotus.
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