Transizione ecologica, Breton (commissario Ue): “Euro 7 standard mondiale dopo il 2035”
Per i motori endotermici continuerà a esserci mercato fuori dal Vecchio Continente
Del futuro dell’industria automobilistica europea e dell’applicazione concreta della transizione ecologica ha recentemente parlato Thierry Breton, commissario europeo al Mercato interno, che, in occasione di un’intervista rilasciata a La Stampa, ha rassicurato sul fatto che da Bruxelles verrà fornito ai costruttori il tempo per adeguarsi, per una transizione quanto più graduale possibile, senza brutalità.
Sottolineando che le Case automobilistiche non devono rincorrere a tutti i costi la mobilità elettrica e che ci sarà mercato per i motori endotermici anche dopo il 2035, Breton ha affermato: “Io non incoraggio i costruttori ad accelerare, perché altrimenti rischiamo di pagare un prezzo più caro per la transizione. Voglio inoltre assicurarmi che questo non impedirà alle imprese di vendere le auto con motore a combustione fuori dall’Europa dopo il 2035. Penso al mercato americano, africano o asiatico. Anzi, io li incoraggio a farlo. Ovviamente con norme per renderle meno inquinanti”.
Obiettivo Euro 7 standard in tutto il mondo
Parlando del possibile bando delle endotermiche, Breton ha voluto precisare che questo non significherebbe per forza un addio alla loro produzione, dato che anche dopo il 2035 i veicoli a combustione avranno quote di mercato importanti in diversi Paesi fuori dall’Europa, come Africa, India e Stati Uniti, dove la presenza di veicoli elettrici al 2030 sarà ancora minoritaria rispetto all’intero mercato dell’auto. Alla luce di ciò, spiega Breton, “sarebbe un errore strategico non continuare a fare affidamento sulle competenze industriali dell’Europa per rifornire tali mercati nella loro transizione verso la mobilità a emissioni zero”. Inoltre, ha aggiunto il commissario, “possiamo farlo in base ai più elevati standard di qualità dell’aria. La mia ambizione per gli standard Euro 7 è che questi diventino la norma per tutti i veicoli con motori a combustione interna in tutto il mondo”.
Proposta su bando endotermiche entro luglio 2022
In relazione alla procedura di divieto della vendita delle endotermiche inserito dall’Unione Europa nella pacchetto “Fit for 55” Breton ha dichiarato: “Stiamo lavorando per finalizzare una proposta valida e tecnicamente fattibile, prevista entro luglio di quest’anno. Ridurremo i limiti di emissione in linea con gli ultimi sviluppi tecnologici. Inquadreremo meglio le condizioni reali delle emissioni di guida e faremo pieno uso delle tecnologie digitali. E, ultimo ma non meno importante, presteremo particolare attenzione alla durabilità delle nostre esigenze. Perché vogliamo assicurarci che anche dopo 10 o 15 anni, i nostri standard di inquinamento rimangano ambiziosi come il primo giorno. Tutto questo – ha aggiunto il commissario – per garantire che la nostra transizione verde e digitale non sia una transizione di pochi, ma di molti; non solo di grandi gruppi, ma di intere filiere”.
Filiera da accompagnare nella transizione
L’attenzione di Breton si è inoltre concentrata sulle implicazione sociale ed economiche legate alla transizione, sottolineando l’importanza di un percorso d’accompagnamento dell’intera filiera e di riqualificazione per i lavoratori delle aziende di componentistica: “Dobbiamo accompagnare nella sua transizione l’intero ecosistema perché con il passaggio del valore aggiunto dai motori alle batterie e ai chip, gli impatti distributivi sull’intero ecosistema saranno enormi. Il passaggio alle auto elettriche potrebbe significare centinaia di migliaia di posti di lavoro distrutti lungo la filiera: per l’Ue, circa 600.000”.
Chi rischia maggiormente di farne le spese sono i fornitori, come evidenziato dal commissario: “Mentre i grandi produttori di veicoli possono diversificare le loro fonti di reddito ed essere presenti su diversi mercati internazionali, i produttori di componenti possono essere attivi solo su specifici segmenti di mercato, direttamente interessati dal divieto dei motori a combustione interna. Ecco perché è necessario un grande sforzo collettivo per la riqualificazione delle competenze”.
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