Stop auto a benzina e diesel, il ministro Giorgetti: “Così si rischia l’eutanasia della nostra industria”

L'allarme dell'Anfia: "70.000 i posti di lavoro a rischio e 450 le aziende esposte"

Stop auto a benzina e diesel, il ministro Giorgetti: “Così si rischia l’eutanasia della nostra industria”

Il ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti esprime tutta la propria delusione in merito alla decisione del Parlamento di vietare completamente le auto a benzina e diesel dal 2035.

Una scelta che rischia di avere conseguenze importanti su tessuto industriale e mondo del lavoro come sottolinea Giorgetti a Repubblica: “Sono deluso, profondamente. L’inversione di tendenza che avevo auspicato non c’è stata. Me lo aspettavo, ma così si rischia l’eutanasia di una parte della nostra industria e la dipendenza dalla Cina. È stata una decisione ideologica. Ho sperato – afferma il ministro leghisti in merito ai tentativi di apporre correttivi al provvedimento – che prevalesse, nei deputati di centrosinistra, la preoccupazione per le ricadute negative sull’occupazione”.

L’allarme dell’Anfia: “70.000 posti di lavoro a rischio”

Anche le associazioni della filiera automotive, così come i sindacati metalmeccanici, hanno gli stessi timori di Giorgetti sulle possibili conseguenze del bando alle endotermiche continuando a ribadire che avrebbero preferito una transizione più soft e graduale. Per l’Anfia la misura mette a rischio 70.000 posti di lavoro ed espone circa 450 imprese italiane.

Imprenditori e lavoratori vanno ascoltati

Giorgetti sottolinea poi nuovamente i pericoli di una Ue troppo ideologica e poco realistica: “La giusta visione della decarbonizzazione va calata nella nostra realtà. La transizione deve tener conto anche delle ricadute sociali ed economiche su tutte le filiere altrimenti il futuro è l’eutanasia della nostra industria. L’impostazione europea vuole imporre ritmi e ideologie che impattano negativamente su alcuni paesi come l’Italia, la Germania e la Francia. Non si può – aggiunge l’esponente leghista – restare sordi di fronte alle preoccupazioni di imprenditori e lavoratori. Non facciamole diventare grida di disperazione”.

Improbabili anche parziali passi indietro

Non nutrendo grandi speranze su revisioni e correttivi, con possibili allargamenti delle maglie che possano cambiare in modo significativo la misura nelle successive fasi negoziali tra i governi, chiamati a prendere posizione, Commissione e Parlamento che prenderanno il via il 28 giugno con il Consiglio Ue su ambiente, il ministro dello Sviluppo Economico traccia la linea per questa nuova fase: “Dobbiamo pensare a strumenti che possano fare da contraccolpo a questo ennesimo shock che penalizzerà la nostra industria ed economia”.

Con l’elettrico il rischio della dipendenza dalla Cina

Per il futuro Giorgetti vede uno scenario internazionale dell’industria automobilista stravolto con l’Italia a perdere competitività col rischio di trovarsi in una situazione di dipendenza nei confronti della Cina: “Il futuro non è solo elettrico, io scommetto sull’idrogeno e su altre tecnologie. Puntare tutto sull’elettrico è una visione ideologica, miope e che ignora la realtà industriale dell’Italia. Se accadesse davvero questo vorrebbe dire consegnare ad alcuni Paesi asiatici anche il settore dell’automotive, perdendo autonomia produttiva. Rivivremo quello che stiamo purtroppo vivendo con il gas avendo scelto di affidarci agli approvvigionamenti dalla Russia. Fermiamoci e riflettiamo”.

Tremonti: “Danno enorme per noi”

Dello stesso avviso di Giorgetti è anche l’economista Giulio Tremonti che vede nella Cina la grande vincitrice della decisione di mettere al bando le auto a benzina e diesel: “Si tratta di una scelta violenta e un danno enorme per noi. Non puoi immaginare che un secolo di industria venga spostato di colpo”.

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