Transizione elettrica, percorso a ostacoli. Barbieri (Deloitte): “Spinta green ha accentuato la crisi del settore auto”

Quadro industriale già complesso aggravato dalla guerra in Ucraina

Transizione elettrica, percorso a ostacoli. Barbieri (Deloitte): “Spinta green ha accentuato la crisi del settore auto”

La transizione ecologica che indirizza il mondo dell’auto verso l’elettrico è un percorso ricco di insidie e di ostacoli, sia di natura interna dell’industria automobilistica che di contesto per ciò che sta accadendo nel mondo.

Uno scenario particolarmente complesso quello dell’auto che si è delineato negli ultimi anni e che “stride” non poco con la semplicistica linearità con la quale governi e istituzioni europee hanno definito la road map verso la mobilità elettrica e l’abbandono dei motori endotermici.

Industria dell’auto in difficoltà

Sulla spiccata complessità attuale dell’industria automobilistica un quadro lo fornisce Giorgio Barbieri, Senior Partner di Deloitte e North & South Europe Automotive Leader, che ha dichiarato: “Il settore automotive sta attraversando un periodo di forte cambiamento, influenzato dalla nuova propensione green dei consumatori e dalla sempre maggiore attenzione verso la mobilità elettrica e ibrida. La spinta alla transizione verso veicoli più sostenibili ha però accentuato la crisi del settore. Da un lato le legittime aspettative dei consumatori e le nuove normative delle istituzioni pubbliche, dall’altra tutte le difficoltà dell’industria, che si è trovata nel mezzo di una pandemia globale con interruzioni intermittenti delle supply chain, delle attività produttive, oltre che una crisi dei semiconduttori internazionale che ha ulteriormente compromesso la capacità produttiva di tutti i player”.

Quadro aggravato dal conflitto armato in Ucraina

Come se non bastassero le problematiche dei mesi scorsi, negli ultimi tempi si è aggiunta l’instabilità geopolitica internazionale, in seguito allo scoppio della guerra in Ucraina, con una serie di effetti a catena su finanza e produzione industriale. A tal proposito Barbieri spiega: “Il quadro globale ha ulteriormente complicato una crisi molto grave del settore impattando ancor di più costi delle materie prime, disruptions della supply chain e dei vari comparti produttivi. Le prospettive future restano pertanto incerte. Altro tema da tenere sotto controllo è quello delle materie prime critiche necessarie per la transizione ecologica. Non si può escludere che il nuovo assetto geopolitico ridisegnato da questa crisi abbia conseguenze anche su questo fronte, considerata la forte dipendenza dell’industria europea da alluminio, palladio e neon provenienti da Russia e Ucraina e che costituiscono elementi essenziali per la produzione di microchip e semiconduttori per auto di ultima generazione ed elettriche. Questi aspetti potenzialmente possono diminuire la capacità dell’industria di poter soddisfare la domanda e le necessità del mercato dell’auto elettrica e di conseguenza rallenteranno la transizione”.

Da UE serve focus su norme per obiettivi di performance ambientale

Alla luce della situazione attuale, appare particolarmente difficile, nonostante l’impegno finanziario previsto con il “Chips Act”, arrivare ai 30 milioni di veicoli elettrici su strada in Europa entro il 2030, obiettivo fissato dalla Commissione Europea. “Per i regolatori – afferma Barbieri – non è più una questione di ‘quando’ bensì di ‘come’ raggiungere questi obiettivo che però furono delineati prima dell’attuale guerra e di tutte le conseguenze di lungo termine dovute alla pandemia”.

Lo stesso Barbieri sottolinea come sia importante che le istituzioni ora focalizzino la “cornice legislativa” sugli obiettivi di performance ambientale anziché su una specifica tecnologia (auto elettrica). “L’Europa – spiega Barbieri – dovrà garantire l’accesso alle materie prime essenziali, supportare gli investimenti e la produzione delle celle-batterie dei fornitori europei, potenziare i programmi di ricerca e innovazione, assicurare la disponibilità di competenze, know-how e professionalità lungo tutta la value-chain, promuovere una produzione sostenibile delle celle-batterie, facilitare le sinergie e la coerenza con il più generale framework legislativo”.

Innovazione tecnologica e fare squadra tra pubblico e privato le sfide per l’Italia

Con il 2030 che è un orizzonte temporale molto più vicino di quello che può sembrare, secondo Barbieri sono principalmente due le sfide determinanti dei prossimi anni per l’Italia, l’innovazione tecnologia e le sinergie tra pubblico e privato: “Per gli impianti produttivi nel nostro Paese, la partita decisiva è quella dell’innovazione tecnologica: solo con una crescita sotto questo profilo gli impianti italiani possono guadagnare competitività e mantenere un ruolo nello scenario globale. Occorrerà investire velocemente nelle attività R&D e nella riconversione dei modelli di business per consolidare una posizione distintiva all’interno della filiera dell’elettrico, nonché nell’acquisizione e nella formazione dei talenti e dei profili specialistici in questo ambito”.

“Un altro aspetto strategico – conclude Barbieri – riguarderà poi la capacità di collaborazione tra attori privati e istituzioni pubbliche nel delineare una ‘politica nazionale dell’auto’ orientata a sfruttare sinergie, fare leva su un patrimonio di conoscenze ingegneristiche avanzate per applicarle ai nuovi scenari di mercato, creare distretti e poli di eccellenza, applicare logiche di ‘open innovation’ volte a valorizzare anche il Made in Italy. La sfida consisterà dunque nel conciliare le diverse prospettive degli attori pubblici e privati, cercando un equilibrio in grado di soddisfare gli interessi di tutti gli stakeholder del settore automotive”.

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