Winter Marathon 2016: il nostro racconto [MEGA-GALLERY]
Un viaggio indietro nel tempo per una notte "magica"
E’ stato un po’ come viaggiare nel tempo, un salto indietro di sessanta, o addirittura ottant’anni, lungo un’intera notte. Una notte di pura magia. Questo è la Winter Marathon, per chi non l’ha mai vissuta, una semplice gara di regolarità, per chi, come noi, ha avuto la fortuna di seguirla in prima persona, 12 ore di assoluta magia. Una passione, quella per le auto storiche e per l’automobilismo, che all’improvviso sembra coinvolgere tutto e tutti, cancellando il resto. Niente smartphone, niente social network, o persone che restano del tutto indifferenti di fronte al fascino di un’auto. L’atmosfera che crea la Winter Marathon, lungo i paesi che attraversa, ruba un sorriso a chiunque, dagli appassionati, ai bambini entusiasti, alla nonnina più anziana, che forse, rivendendo passare dinnanzi ai propri occhi una vettura dei primi del novecento, ripensa alla giovinezza ormai andata. E poco importa che quest’anno non ci sia stata la neve. Perché la “competizione” assume ugualmente i contorni di un qualcosa di epico, eroico: appassionati e collezionisti che per una notte si trasformano in “signori d’altri tempi”, che sfidano i meno 10 gradi con abitacoli aperti, lanciandosi in 12 ore ininterrotte di guida, lungo un percorso che attraversa i più tortuosi passi alpini per un totale di 400 e passa chilometri. Sarebbe ed è “pesante” con una vettura moderna, pensate cosa deve essere fare il tutto con una Fiat 508 C del 1932, ovvero la vettura dell’equipaggio vincitore di questa ventottesima edizione, composto da Spagnoli F. – Parisi G.
Nella foto sotto la vettura dell’equipaggio vincitore
La gara, come avrete ben capito, è tutt’altro che una passeggiata. Non per nulla si chiama “Marathon”. E non pensiate che, trattandosi di regolarità, i ritmi siano blandi. Per non arrivare in ritardo ai controlli orari bisogna infatti tenere un buon passo: facile con una vettura moderna, epico con una vettura di ottanta anni fa. Se per noi, alla guida della rinnovata Porsche 911 Carrera (della quale vi racconteremo in settimana tutte le novità e le nostre impressioni di guida) affrontare il lungo percorso al seguito dei parteciapanti è stato “quasi” facile, vi possiamo assicurare che per lanciarsi sul misto stretto, in discesa, con una vettura di ottant’anni fa, frenando il meno possibile per non surriscaldare i freni, ci vuole proprio un bel fegato. Se poi ci mettete l’abitacolo scoperto, la temperatura a doppia cifra sotto lo zero, la lunghezza della gara, che dal primo pomeriggio si protrae fino a tarda notte, ecco perché parliamo di un qualcosa di epico. Per chi guida, come anche per il navigatore, che oltre a tenere a bada i cronometri e gli orari dei timbri, deve anche dare le indicazioni stradali. Non c’è mica il gps. Il percorso di gara è indicato dal roadbook, alto come una divina commedia. Percorso che, come detto, si snoda su paesaggi mozzafiato, illuminati dalla luna piena, che contribuiva a creare un’atmosfera magica, quasi incantata, con il lungo serpentone di “classiche” che alla mezza notte si snodava lungo il Passo del Pordoi, a quota 2300 metri.
La 911 2.7 RS del museo Porsche Italia. Un gioello dal valore inestimabile.
Più che un elenco partenti, quello della Winter Marathon era un elenco delle meraviglie. Dalle più antiche alle più (relativamente) moderne, ognuna delle 122 vetture iscritte era un capolavoro che meritava ore di ammirazione. Le “ante-guerra”, come la Fiat 508 C dei vincitori, o le splendide Lancia Aprila del 1937 e 1938. Confesso, però, che le mie preferite erano tra le vetture degli anni 70, il periodo, probabilmente, che ha visto nascere le auto più belle di sempre. Proprio di quel periodo facevano parte la 911 2.7 Rs di Porsche Italia, che arrivava direttamente dal museo della filiale italiana, con l’equipaggio formato da Pietro Innocenti, Direttore Generale di Porsche Italia, navigato da Felix Braeutigam, Vice President della Regione Europa di Porsche AG. Quasi coetanee della 2.7 RS altre meraviglie come la Lancia Stratos, le altre 911, tra le quali una meravigliosa e rarissima ST 2.4, la Alpine A110, e le immancabili Lancia Fulvia HF e le Alfa Romeo Giulia nelle diverse declinazioni. Alla fine, come anticipato, complice il coefficiente (che equilibra le penalità in base all’anzianità della vettura), la vittoria è andata a Spagnoli F. – Parisi G. su Fiat 508 C, mentre la competizione del sabato, quella che avviene sul laghetto ghiacciato, è stata vinta dalla Porsche 356 A Coupè di Fontanella G – Malta A.
La Lancia Stratos. Semplicemente una delle vetture più belle di sempre
Nella fotogallery potete trovare oltre 230 scatti delle vetture partecipanti
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