Inside the Race: il film e il racconto dell’avventura nella Peugeot RCZ R Cup [FOTO e VIDEO]
Il nostro test driver rivive con noi un weekend indimenticabile
Strani giochi del destino. Per le macchine ho sempre avuto una passione smisurata, sin da piccolissimo, quando non mangiavo se non con una miriade di modellini sul seggiolone. E mi ritengo stra fortunato per essere riuscito, qualche anno dopo aver preso la patente, a fare di quella che i miei amici chiamano “malattia”, un lavoro. E proprio questo lavoro ha contribuito ancora di più ad annodare gli intrecci del destino. Esatto, perché nel mio destino, le Peugeot da competizione ed il circuito di Pergusa erano già timbrati e sottoscritti da tempo, ben prima del week end trascorso a “fare il pilota” di Campionato Italiano Turismo Endurance. Pur essendo la mia prima esperienza di competizione in pista infatti, non è invece stato il mio esordio assoluto nel mondo delle competizioni a quattro ruote. Negli anni passati, fino al 2011, almeno una volta l’anno, ho sempre preso parte a qualche rally locale in Sicilia, la mia (amata) terra d’origine. Ma cosa c’entrano Peugeot ed il destino? Beh, c’entrano eccome, perché pur avendo partecipato a diverse competizioni, ho sempre corso solo ed esclusivamente con vetture marchiate Peugeot, anzi, Peugeot Sport per la precisione. La carissima ed evergreen 106 gruppo N nei rally, e la fantastica RCZ R in pista.
Altro tassello del destino. Sempre per lavoro ho avuto la fortuna di guidare in quasi tutti gli autodromi più importanti e prestigiosi d’Italia. Ma Pergusa, pur essendo praticamente circuito di casa, dato che dista non più di un’ottantina di chilometri dalla mia Termini Imerese, ancora mi mancava. Ma nonostante ciò è una delle piste a cui sono più affezionato. Troppo belli i ricordi di quando la domenica, in età in cui la patente era ancora lontana, si andava, passeggeri di papà, a girare con la 964. E troppo belli i ricordi di quando, con il nonno, si andavano a vedere “Piedone Giovanardi” nel campionato turismo e Montoya ed altri piloti poi approdati in Formula 1 correre nelle categorie minori. Ecco perché Pergusa, come anche Peugeot, erano già, in qualche modo, legate al mio passato.
Arriviamo il venerdì pomeriggio in pista, dove “conosco” la mia compagna di avventura: la splendida Peugeot RCZ R curata da Peugeot Italia e dai ragazzi della Mc Motortecnica, Moreno e Mattia. Diversamente da quanto pensavamo la pista è aperta a tutti, e quindi venerdì stesso cogliamo l’occasione per fare qualche giro con la vettura di serie (ad andatura blanda, ovviamente) per iniziare a memorizzare il percorso. Anzi, per rendere più proficua la strana occasione che ci si presenta, facciamo qualche giro dietro al direttore sportivo Max Arduini, che è anche un fortissimo pilota con una miriade di vittorie alle spalle in svariati campionati tra turismo e rally. I giri seguendo Max ed ascoltando i suoi consigli in vivavoce dal cellulare sono l’occasione per rimettere insieme i ricordi che avevo della pista, quando la vivevo da passeggero, ed i miliardi di camera car visti su YouTube nelle settimane prima della gara, per cercare di non arrivare impreparati. Il venerdì pomeriggio è anche l’occasione per sistemare un problema mica da poco: il sedile delle vetture da gara è fisso, e tra me e Dario Pennica, direttore di Sicilia Motori nonchè pilota-gentleman con un vasto curriculum con cui divido la macchina, ballano una quindicina di cm d’altezza. Alla fine, con un apposito cuscino dietro la schiena risolviamo tutto. In aiuto è arrivato, portato da mio padre, anche un cuscino molto speciale, realizzato da mia nonna. Tutta la famiglia a bordo della RCZ R insieme a me.
Dire che la notte tra venerdì e sabato non sono riuscito a chiudere occhio è quasi superfluo. Era troppa l’attesa per il momento in cui, finalmente, si accendono i motori e si scende in pista: si parte dalle prove libere. Il campionato italiano endurance non fa tappa a Pergusa da un paio di anni, e nessuna delle vetture in pista era presente l’ultima volta che si è corso. Questo comporta il fatto che non abbiamo avuto nessun termine di paragone rispetto ad altre vetture. L’unico riferimento, quindi, saranno i tempi del nostro compagno di squadra.
SABATO: PROVE LIBERE
È proprio “Darione” a partire per primo. Lui consce la pista come le sue tasche,mentre io, per quello che possono valere, avevo già guidato la “francesina” per due giri di pista ad Imola. Non appena Dario entra in pista mi affianco subito a Moreno e Mattia per vedere insieme a loro i tempi. Alla fine il suo miglior crono di queste libere sarà di 2:03.600. Dario non appena rientrato sembra piuttosto soddisfatto di come ha girato, ma soprattutto divertito come un bambino. Mentre lui sorride, invece, per me, la tensione diventa sempre più alta. Una volta in macchina, ben strette le cinture, si parte, alla scoperta di questo modo per me nuovo. Il primo giro è quasi traumatico, da nonnina impaurita. Fare un danno nelle libere sarebbe da nascondersi sul vicino monte Etna e rimanere lì in esilio per un paio di mesi. Ed allora, dopo il lentissimo 2:10.293 del primo giro lanciato, piano piano, studiando la pista e cercando di capire la vettura, riesco ad avere una buonissima progressione, facendo registrare, con costanza un 2:06 seguito da un 2:05, un 2:04 fino ad arrivare al miglior crono di 2:02:738. Non c’è che dire, al rientro ai box sono contentissimo, perché temevo di fare una magra figura nei confronti del mio compagno di vettura, ben più esperto, ma invece sono riuscito a fare addirittura un tempo leggermente migliore. Le sensazioni? La RCZ R, una volta presa la giusta confidenza, è un auto semplicemente spettacolare. Telaisticamente è davvero superba, agile, sempre precisa, non ti tradisce davvero mai e non mette in apprensione neanche un neofita come me. Lo sterzo è di una prontezza che sulle prime lascia quasi spaesati, mentre l’accoppiata motore cambio consentone delle prestazioni notevolissime, anche se la RCZ R, per via della cilindrata inferiore, sconta comunque un deficit di un centinaio di cavalli rispetto alle Seat Leon ed alle BMW M3 che girano insieme a noi. E poi la pista, che in principio era un ovale, in cui sono state poi ricavate delle chicane, è davvero velocissima. Si va praticamente sempre flat out, salvo poi fare delle violentissime staccate alle chicane. Ecco, a proposito di staccate è proprio la frenata la cosa a cui è più difficile fare l’abitudine. Le prestazioni dei dischi della RCZ R sono davvero fenomenali, e non è facile trovare il coraggio di staccare sempre qualche metro più in là. Personalmente avevo preso come riferimento i cartelli dei metri, frenando prima ai 200, poi ai 150, e poi sempre qualche metro più tardi, giro dopo giro. Ma qui è arrivata la tirata d’orecchie di Max: «i piloti veri non guardano mai i cartelli, in staccata bisogna guardare solo e soltanto il punto di corda».
SABATO: QUALIFICHE
Prima di scendere in pista per le qualifiche ho avuto occasione di provare un’altra esperienza inedita: la telemetria. È incredibile quanto sia utile per poter capire dove e cosa di sbaglia. Osservando i grafici, ad esempio, Mattia si accorge che se (con mia sorpresa) per la frenata sono più o meno apposto, dato che esercito la giusta pressione sul pedale, a volte parzializzo troppo l’acceleratore dove non ce ne sarebbe bisogno. Tra differenziale autobloccante e gomme da gara, specialmente su una pista come questa, il gas va utilizzato semplicemente come un interruttore, soltanto on-off. Altro errore è un po’ troppo di nervosismo sul volante, dato che continuo a fare delle micro correzioni tipiche della guida con le auto di serie, mentre con le vetture da gara si possono impostare delle linee molto più pulite. Il primo a scendere il pista per il turno di qualifica è Dario. Sarà lui a partire in gara 1. Ah, dettaglio fondamentale, se per le prove libere avevamo utilizzato gomme usate, per la qualifica avremo gomme nuove. Alla fine del suo turno Dario realizza un 2:04.581, mentre io, che qualifico la vettura per gara 2, riesco a mettere a segno un 2:02.300. Ma nè io nè Dario siamo contenti del nostro turno. Nessuno di noi due, infatti, è riuscito a sfruttare a dovere la gomma nuova. Certo che Pergusa, tutta rettilinei, non è forse la pista ideale per mandarla in temperatura bene ed in modo rapido, ma entrambi ci aspettavamo di poter migliorare di più rispetto al turno delle libere. Personalmente non sono soddisfatto per non essere riuscito a mettere insieme il giro “perfetto”, dato che mettendo insieme i migliori intertempi sarei stato ampiamente sotto il 2:02. E poi c’è quella maledetta variante Schumacher, dove passo davvero in “lumaca style”. Mi chiedo chi diavolo l’abbia progettata. In pieno rettilineo, dove la pista è più larga di un’autostrada americana, hanno piazzato questa variante strettissima, con due cordoli alti quanto montagne. È proprio in uscita dalla variante un bel muretto, pronto a punirti nel caso in cui il cordolo si trasformi in rampa di lancio (considerando quanto sono alti, la cosa non è affatto improbabile). Max stesso, che non era mai stato a Pergusa, il venerdì, sin dal primo passaggio, ha subito detto: «Cavolo, questa è proprio brutta! Bisogna fare attenzione». Ed infatti, con le parole di Max che risuonavano nella testolina, insieme alle immagini degli incidenti capitati durante le prove del campionato turismo europeo (che si teneva in concomitanza della nostra gara), vi anticipo già da ora che anche il giorno della gara non c’è stata una volta che sia una in cui sono stato soddisfatto per come sono passato da quella variante.
DOMENICA: LE GARE
GARA 1
La mattina della gara è tutt’un altra storia. Ormai hai preso confidenza con la macchina, con la pista (Schumacher esclusa of course), e quindi ti senti un leone, senti quasi di poter battere tutti e tutto. E poi quella tensione, quella paura, quel blocco allo stomaco delle prove libere e delle qualifiche, sembrano ormai un ricordo lontano. Cambia anche la cornice di pubblico. La domenica la mia Sicilia ci regala una splendida giornata di sole, e la quantità di gente che arriva in autodromo è incredibile. Davvero fantastico, tanto da fare rabbia, perché a Pergusa si corre soltanto una volta ogni morte di papa, mentre il posto, la gente, la pista, meriterebbero decisamente di più. E poi, cosa mica da poco, domenica, nel box, ci sono anche i miei familiari ed i più cari amici a tifare per me. Ma bando alle ciance. Come avevo già detto è Dario a partire in gara 1, mentre io salirò in macchina nel corso della sosta ai box per l’apposito cambio pilota, che si può effettuare a partire dal ventottesimo minuto di gara (le gare hanno una durata totale di 48′ + 1 giro). Pronti.via, Darione riesce da subito a tenere un buonissimo ritmo di gara, girando su un passo ben migliore addirittura rispetto al tempo fatto registrare in qualifica. Molto bravo. Riesce così a mantenere un ottimo quinto posto assoluto e primo posto di classe, ma preso forse dalla foga fa un lungo a ruote bloccate che spiattella un po’ l’anteriore destra. Max, tra l’altro, ci aveva avvisato che al cambio pilota avremmo trovato una vettura totalmente diversa rispetto a quella guidata in qualifica. Ed effettivamente il “piedone” di Dario e l’elevato ritmo tenuto si fanno sentire. Proprio come diceva Max, non appena salito in macchina, sembra di guidare la versione con 100.000km in più della RCZ R guidata nelle qualifiche. Questione di gomme, che risentono ovviamente dei numerosi giri alle spalle. Mentre motore, freni e cambio sembrano ancora come appena usciti di fabbrica. Dopo il giro di rientro dai box, che sfrutto per studiare al meglio il “nuovo” comportamento della vettura, riesco a fermare il cronometro sul 2:04 per due giri consecutivi, ma guidando in maniera forse troppo impiccata. Soprattuto sul diritto ho delle forti vibrazioni sul volante, ed in ingresso e percorrenza di curva emerge un sottosterzo prima sconosciuto. Con la paura di correre rischi eccessivi o di fare danni, dato anche il distacco ormai irrecuperabile dalla Clio di Gurrieri che ci precede, commetto l’errore di alzare il ritmo: faccio due giri col passo del 2:08, ma vengo subito richiamato da Mattia via radio, che mi ordina di tornare sul ritmo del 2:04. Il motivo? In pista, durante la gara, è più alto il rischio di deconcentrasi e fare cavolate quando si alza il ritmo che non quando si è concentrati per fare il tempo. E quindi, dopo il rimprovero via radio, ritorno sul ritmo del 2:04 alto, fino a tagliare il traguardo in quinta posizione assoluta. Un risultato che ci lascia contentissimi, specialmente guardando la gomma anteriore destra che non era uscita troppo bene dal bloccaggio di Dario: a fine gara era con tutta la maglia metallica a vista. Secondo Moreno un altro giro, massimo due, e la gomma ci avrebbe abbandonato.
GARA 2
Neanche il tempo di riprendersi dalle emozioni di gara 1, che è subito tempo di gara 2, dove succederà un pò di tutto. Questa volta sono io a partire per primo, con Pennica che prenderà il mio posto a gara in corso. Semplicemente indescrivibile l’emozione del giro di ricognizione, facendo zig zag per scaldare le gomme, e poi schierarsi in griglia, in attesa che il semaforo diventi verde. Da pelle d’oca. Indimenticabile. Riesco a partire tutto sommato bene, seguendo a distanza il terzetto di testa e la Clio di Gurrieri. Dopo i primo giro lanciato in 2:04 ed il secondo in 2:03, proprio mentre stavo prendendo il giusto ritmo inizia il susseguirsi di colpi di scena. Il primo vede la Seat di Montalbano rallentare per problemi tecnici, mentre nello stesso giro Gurrieri, proprio davanti a me, esagera in ingresso alla chicane Proserpina, impattando con il muro di gomme, distruggendo così la parte anteriore della sua Clio, che si va a fermare sull’erba in piena via di fuga. Purtroppo è safety car, e quindi passo gran parte dei miei 28′ di guida incolonnato dietro alla BMW i8 che viaggia con i lampeggianti accesi, in attesa che venga rimossa la Clio di Gurrieri. Dopo ben 4 giri, finalmente, la vettura di sicurezza rientra, e Busnelli e Tresoldi che mi precedono rientrano anch’essi ai box. A questo punto può sembrare incredibile, ma mi ritrovo da solo, in testa, ad una gara di campionato turismo endurance. Fantastico. È così, consapevole che il mio turno di guida, passato ahimè per la metà del tempo dietro la safety, stava per volgere al termine, e galvanizzato per essere al comando, sono finalmente riuscito a replicare, in gara, il 2:02 della qualifica, consegnando al mio compagno Dario la macchina in prima posizione al momento del cambio pilota. Scendo dalla macchina che dire contento è poco, e mi piazzo fisso davanti al monitor all’interno del box per guardare la diretta della gara. Ovviamente la vittoria restava un miraggio impossibile, perché la Leon di Moccia e la BMW di Meloni, che avevano preso il posto di Busnelli e Tresoldi, giravano 6″ a giro più veloci della nostra Peugeot, forti dei 100/150cv in più. È così, proprio alla maledetta variante Schumacher è arrivato uno dei brividi più grandi della gara: dalla Schumacher infatti, per quanto è stretta, si passa soltanto uno alla volta. Il nostro Dario, che peraltro era in testa, aveva già impostato la curva quando Moccia, che arrivava parecchio più veloce, pensava di poter passare anche lui. Il contatto è stato inevitabile, con entrambi bravissimi a tenere il controllo delle vetture, con Moccia che ci ha regalato un controllo da extraterrestre saltando sui cordoli, mentre Dario ha avuto la prontezza di tirare dritto nella via di fuga, evitando così la pila di gomme che avrebbe messo la parola fine alla nostra gara. Ma i colpi di scena non sono finiti lì. Perché nelle fasi finali della gara, mentre eravamo saldamente quarti assoluti (un risultato di per se già straordinario), Moccia, proprio come Gurrieri, in ingresso della Proserpina ha toccato la pila di gomme, finendo la sua gara nella via di fuga. È così, dopo gli ultimi due giri che sembravano non finire mai, la nostra piccola Peugeottina tagliava il traguardo in terza posizione assoluta, il miglior risultato mai raggiunto in una gara di campionato italiano turismo. Salire sul podio assoluto, con tanto di champagne ed inno nazionale (peccato fosse quello di San Marino) è stata un emozione di quelle che resteranno indelebili nella memoria per il resto della vita. Si è chiuso così il nostro week-end passato a “giocare” a fare i piloti professionisti. Niente male no?
Per questa esperienza straordinaria noi dello staff di Motorionline vogliamo ringraziare di cuore Peugeot Italia, Carlo Leoni, Eugenio Franzetti, Max Arduini ed i ragazzi della Mc Motortecnica
Seguici qui