Angelo Sticchi Damiani indagato per omessa dichiarazione di redditi e falso in atto pubblico

Sticchi Damiani indagato per omessa dichiarazione di redditi: le accuse e la difesa falso in atto pubblico

Angelo Sticchi Damiani indagato per omessa dichiarazione di redditi e falso in atto pubblico

Il dirigente dell’Automobile Club d’Italia, Angelo Sticchi Damiani, sarebbe stato accusato di aver omesso di dichiarare una parte del suo stipendio, superando il limite di 240 mila euro previsto per i funzionari pubblici. Secondo le autorità, Sticchi Damiani avrebbe presentato documenti falsi sui redditi tra il 2017 e il 2020, commettendo il reato di falso in atto pubblico. L’indagine è stata aperta in seguito a un’istanza interna all’Aci e riguarda solo i guadagni derivanti da incarichi pubblici. Il presidente avrebbe ora 20 giorni per fornire spiegazioni ai magistrati.

Secondo quanto riportato dalla documentazione depositata presso l’Aci, dalle indagini sarebbe emerso che il dirigente avrebbe dichiarato un reddito annuale di 246 mila euro dal 2017 al 2020, nonostante i suoi compensi fossero molto superiori grazie alle molteplici cariche ricoperte all’interno dell’Automobile Club. Gli inquirenti avrebbero inoltre accertato che Sticchi Damiani avrebbe ricevuto oltre 100 mila euro in più di quanto dichiarato soltanto dall’Aci. Si stima che i compensi da società pubbliche siano stati superiori a 650 mila euro solo nel 2017.

Il presidente dell’Aci, inoltre, non avrebbe dichiarato come reddito i 96 mila euro ricevuti da Sara Assicurazioni (partecipata all’80% dall’Aci) e i 216 mila euro da Sara Vita, società controllate dallo Stato. Numeri simili riguardano anche gli anni successivi, tutti conclusi con la dichiarazione di 246 mila euro di guadagno, nonostante i presunti compensi (sempre da fonti statali) fossero nettamente superiori: un milione di euro nel 2018, 1,59 milioni di euro nel 2019 e 1,32 milioni di euro nel 2020.

L’avvocato Roberto Eustachio Sisto, difensore del presidente dell’Automobile Club d’Italia, Angelo Sticchi Damiani, ha dichiarato che il suo assistito chiarirà alla giustizia l’infondatezza degli addebiti. Inoltre, ha sottolineato che gli stessi fatti contestati nell’avviso di garanzia sono già stati archiviati dal GIP del Tribunale di Roma, su richiesta della stessa Procura territoriale, grazie alla corretta presentazione della dichiarazione dei redditi. Pertanto, la duplicazione dell’addebito risulta inspiegabile. Sisto ha espresso la convinzione che anche questa vicenda sarà presto positivamente risolta.

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