BRC con la Green Hybrid Cup alla 58a Monte Erice: il racconto della nostra esperienza in gara [PARTE 2]

Dopo la "quasi-frittata" in gara 1, la soddisfazione di un ottimo crono in gara 2

Una vettura alimentata a GPL impiegata in una gara in salita del Campionato Italiano Velocità Montagna. Un'idea che fino a pochi anni fa poteva sembrare assurda, ma che oggi, invece, funziona alla perfezione. Quello organizzato da BRC, infatti, è un trofeo divertente, economico, accessibile, che consente ai piloti di poter partecipare a gare titolate con zero preoccupazioni e solo divertimento. E poi, la reazione e la curiosità della gente nel confronti della KIA Venga BRC è la cartina tornasole del successo di questa iniziativa.

Ci eravamo lasciati con la prima parte del racconto (clicca qui), “gasatissimi” per l’ottimo tempo ottenuto nella seconda salita di prova: quarto posto, ad un distacco esiguo dalla vetta. Anche l’ingegnere BRC, dopo lo studio della telemetria, mi conferma che la prestazione è a livello dei migliori. Perdo ancora un pelino nelle curve che si potrebbero fare in pieno – dove rimane qualche esitazione – ma per il resto la frenata, la percorrenza, l’uso del cambio e l’angolo di sterzo sono quelli giusti. Per la gara, quindi, mi sentivo di poter spaccare il mondo. Ma in realtà, di lì a breve, scoprirò che ciò stavo quasi per “spaccare” è stata la Kia Venga di BRC. Cinque, quattro, tre, due, uno, semaforo verde, parto cercando di limitare i pattinamenti. Subito i primi due tornanti, e poi due curve a sinistra in rapida successione, da raccordare e fare con un’unica traiettoria. Percorro la prima parte di questa “doppia sinistra” tutta in pieno: avevo guardato cento volte il camera car, ed ero convinto che si potesse fare, che ci fosse margine in abbondanza. L’inesperienza, però, mi ha portato a ragionare sulla singola curva, e non ad avere una visione d’insieme. Anche senza essere piloti (non che il sottoscritto lo sia), si “studia”, da sempre, che bisogna essere con la mente non sulla curva che si sta percorrendo, ma su quella che si deve ancora percorrere. Ecco, in quel momento, questo basilare principio, l’avevo proprio dimenticato. E così, una volta fatta la prima parte della curva, totalmente in pieno, mi sono ritrovato ad affrontare la seconda parte della sinistra ad una velocità enormemente superiore rispetto alle salite di prova. Questo mi ha portato ad essere decisamente più largo, al punto da finire fuori traiettoria per impostare la destra che veniva subito dopo: così, con la vettura ancora in appoggio sulle ruote esterne, ho dovuto forzare il trasferimento di carico sulla sinistra, per poter inserire il muso nella curva. Al tempo stesso, però, essendo arrivato velocissimo, l’istinto mi ha fatto aggrappare ai freni. Insomma, con l’assetto ancora scomposto, non appena ho sfiorato il pedale del freno, la coda è partita per la tangente. Il tutto è stato così rapido che controsterzare è servito a ben poco. Un bel testacoda, con la vettura che ha scivolato fino a fermarsi – che botta di…fondo schiena – ad un palmo dal muretto. Quasi incredulo per non aver toccato e per non aver fatto nessun danno, faccio la retro, un po’ di manovra, e riparto per la salita. Quasi inutile sottolineare che gara 1 è compromessa: l’errore, ovviamente, lo pago con l’ultimo tempo in classifica tra le vetture della Green Hybrid Cup.

L’emozione di un pubblico unico. Dopo la delusione della prima salita, meglio mangiarci su
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La delusione per l’errore in gara uno, per fortuna, viene subito alleviata dall’incredibile pubblico della 58a Monte Erice. Una quantità di gente davvero impressionante. Lungo i 6 km di salita non c’è era un centimetro dove non ci fossero degli spettatori. Bellissimo. Per una volta, e può sembrare incredibile, il momento più emozionante del week end di gara non è stato durante la corsa: all’uscita dal parco chiuso, infatti, le vetture, tutte in carovana, riscendono verso lo start percorrendo la salita in senso contrario. Ebbene, durante la discesa, non c’era più la strada ma un vero e proprio corridoio formato dagli spettatori, che applaudivano ed acclamavano tutti, indistintamente. Gente così calorosa al punto da offrire un pezzo di salsiccia (o meglio, in siciliano, “un caddozzu ri sasizza”) ad ogni concorrente. Salsiccia appena arrostita a bordo strada, dove i tifosi resteranno dall’alba fino al tramonto. Una passione unica. Proprio il passaggio in mezzo alla folla mi ha consentito di notare, ancora una volta, come le Kia Venga preparate da BRC suscitino una curiosità ed un’ammirazione enorme tra la gente. E poi, grazie alla livrea rosa, ho anche avuto il vantaggio di essere stato il più fotografato dalle donne: volete mettere la soddisfazione?

Nella seconda salita, invece, un’ottima prestazione. Riesco ad essere vicino ai primi.


Dopo la quasi-frittata di gara 1, per la seconda salita, mi sono ripromesso di stare lontano dai rischi. Al tempo stesso però, ferito nell’orgoglio per l’ultimo posto, volevo quantomeno salvare la faccia. Mi presento così al semaforo con dei sentimenti contrastanti: un po’ di rabbia, un po’ di tensione, la voglia di rivincita. Ma poco importa, perché al verde svanisce tutto, e mi concentro soltanto sulla guida. Parto bene ma, dopo i primi due tornanti, giungo subito alla curva del “misfatto”: condizionato da quanto successo poche ore prima, la percorro come l’avrebbe fatta mio nonno, che alla veneranda età di 92 anni guida ancora la sua utilitaria. Passata l’impasse di quel tratto di strada, torno a guidare con naturalezza. Le curve piene riesco a farle quasi tutte senza alzare. Soltanto in quelle più chiuse pelo un attimo il freno con il piede sinistro. Arrivando ai tornati, sfrutto la fantastica frenata della Kia di BRC, e trovo sempre “il fegato” per staccare dopo i 50. In uscita, invece, cerco di riaprire angolo di sterzo il prima possibile, di modo da poter anticipare il ritorno sul gas, sfruttando anche il lavoro dell’autobloccante Quaife. Alla fine il crono regala soddisfazione: miglioro di circa due secondi il tempo della seconda salita di prova. Sono quinto (che non è sicuramente eccezionale) ma a circa sei secondi dal primo. Il che significa perdere un secondo al chilometro, un distacco che, per l’esordio assoluto in una gara in salita, è assolutamente esiguo. Anche perché, a rincuorarmi ulteriormente, il fatto che, dei sei secondi di distacco complessivi, ben 4 li ho presi nel primo intertempo (dove, guarda caso, c’è proprio la curva incriminata). Insomma, una bella soddisfazione, non tanto per il piazzamento, ma quanto per il riscontro cronometrico. Ma, ancor di più, la soddisfazione di aver contribuito, nei panni di giornalista, alla mission di BRC: far capire che (anche) una vettura a GPL può essere prestazionale, sportiva, ed al tempo stesso garantire eccellenti standard di sicurezza. E credetemi, le Kia Venga della Green Hybrid Cup sono davvero tutto ciò. Per l’anno prossimo, se avete il desiderio di partecipare, una volta nella vita, ad una gara di auto, fateci davvero un pensierino. E’ probabilmente il modo più facile ed economico di realizzare il sogno. Divertimento assicurato al costo di un week end al mare.

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